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Il laboratorio per bambini di Recup all’insegna del riciclo creativo e del riuso
L’associazione Recup propone un laboratorio creativo che offre ai bambini l’opportunità di dipingere con colori ottenuti dagli scarti di frutta e verdura.
Federica Canaparo, responsabile dei laboratori Recup – associazione milanese che combatte lo spreco alimentare e l’esclusione sociale –, ci racconta come è nata l’idea di un laboratorio creativo che mira a sensibilizzare piccoli e grandi sull’utilizzo degli scarti di frutta e verdura. Quelli che da alcuni sono visti come rifiuti, per altri possono rappresentare una grande risorsa, e il laboratorio porta a riflettere proprio su questo: sapevate che, partendo dagli scarti, si possono ottenere dei colori naturali simili agli acquerelli?
Com’è nata l’idea del laboratorio?
L’idea del laboratorio nasce da un esame dato all’Accademia di belle arti. La richiesta era di progettare un laboratorio creativo per risolvere un problema della nostra società. Si parla del 2015, in pieno Expo. Ho pensato che un problema presente e ancora attuale fosse lo spreco di risorse e il nostro modo di approcciarsi ad esse. Da lì mi sono chiesta se si potesse fare qualcosa con quello che di norma si considera scarto: nel caso di Recup, il cibo scartato viene recuperato e donato a chiunque voglia lottare contro lo spreco alimentare. Ma poi mi sono chiesta, e con lo scarto dello scarto?
Come si ottengono i colori dagli scarti?
Il procedimento dei vari colori spazia dalla bollitura, all’estrazione a freddo, all’essiccazione. Un esempio è la buccia della cipolla, che bollita colora l’acqua di cottura di giallo ocra, o il fondo del caffè che lasciato macerare nell’acqua rilascia il suo marrone. I materiali principali per ottenere i colori sono gli scarti di verdure non più edibili.
Quali sono le finalità del laboratorio?
L’obiettivo del laboratorio è di sensibilizzare bambini e adulti alla tematica dello spreco alimentare. L’idea è di sollecitare i partecipanti a riflettere sull’uso non convenzionale dei materiali. Il laboratorio fa dipingere con colori naturali, replicabili nelle mura domestiche. I colori sono contenuti in barattoli usati in precedenza per sughi e marmellate mentre i pennelli, esagerando con il concetto del non convenzionale, sono rametti di legno caduti dagli alberi. Ogni materiale ha lo scopo di far riflettere e scardinare delle idee di “comodità”. I colori ad esempio siamo abituati a comprarli in tubetti, fatti in modo industriale. Tra i nostri obiettivi c’è il concetto di fare da sé: pensare in modo creativo ed ecologico.
Quali sono le reazioni dei bambini nel vedere gli scarti di frutta e verdura trasformarsi in colori?
I bambini reagiscono con meraviglia e stupore, soprattutto quando capiscono di dover dipingere con dei bastoncini di legno; molti non credono possibile che il cavolo rilasci il blu e che il bicarbonato lo faccia magicamente diventare rosa. Trasformazione è la nostra parola chiave per trasmettere un messaggio sensibile e dei valori etici e sostenibili. I partecipanti vengono coinvolti nell’attività creativa per vivere un’esperienza educativa e gratificante. Il senso del laboratorio è proprio questo: dare nuova vita e valore a ciò che abbiamo intorno grazie a un punto di vista differente.
Recup, un progetto che non si ferma mai
“Sebbene a causa della situazione contingente i laboratori siano stati momentaneamente interrotti, Recup non si è mai fermata, soprattutto durante il lockdown”, racconta Lorenzo Di Stasi, responsabile della comunicazione e portavoce dell’associazione. “Da fine marzo a fine luglio, in coordinamento con il Comune di Milano e il progetto Milano aiuta, abbiamo spostato la nostra base operativa all’Ortomercato di Milano, l’ingrosso ortofrutticolo più grande d’Italia; insieme ad altre realtà territoriali come Emergency, abbiamo ridistribuito frutta e verdura a circa 4.500 famiglie. In tutte le attività del 2020, di cui 17 con l’Ortomercato e le restanti con i mercati cittadini, abbiamo raccolto 25 tonnellate di frutta e verdura”.
“Ad oggi Recup conta 125 soci, raddoppiati solo nell’ultimo anno”, aggiunge Di Stasi. “È stato uno degli effetti della pandemia: la crisi ha fatto emergere diverse problematiche già esistenti e in tanti hanno voluto mettersi in gioco per dare una mano ai più bisognosi”.
Partecipare alle singole giornate di raccolta è facile: lo si può fare anche occasionalmente in base alle proprie disponibilità, contattando l’associazione o recandosi direttamente nei punti di raccolta nei mercati rionali. Perché aspettare?
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