La raccolta differenzata tocca quota 66,6 per cento a livello nazionali, con disparità territoriali ancora forti ma in diminuzione. Aumenta l’export.
Cos’è il referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto del 22 ottobre
Cosa cambia con il referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto che si tiene il 22 ottobre 2017? Tutto quello che c’è da sapere sulla consultazione voluta dalle giunte regionali guidate da Maroni e Zaia.
Domenica 22 ottobre, dalle ore 7:00 alle 23:00, si tengono due referendum consultivi regionali, in Lombardia e in Veneto, per chiedere maggiore autonomia rispetto allo stato centrale.
Cos’è e cosa prevede il referendum per l’autonomia del 22 ottobre 2017 in Lombardia e Veneto
L’obiettivo di queste due consultazioni organizzate dal presidente lombardo Roberto Maroni e da quello veneto Luca Zaia (entrambi del partito della Lega Nord) è chiedere ai loro cittadini il “permesso” a portare avanti il progetto di aumentare il numero di materie su cui la regione ha competenza, come previsto dall’articolo 116 del titolo V della Costituzione che regola i rapporti tra stato e autonomie locali (“Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia […] possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali […]”). È la prima volta che questo passaggio dell’articolo 116 viene invocato.
La secessione non c’entra nulla
I due referendum per l’autonomia, dunque, non chiedono la secessione di Lombardia e Veneto dall’Italia, bensì la possibilità di agire con più autonomia, come già fanno le regioni a statuto speciale: Trentino-Alto Adige/Südtirol, Val d’Aosta, Sardegna, Sicilia e Friuli Venezia Giulia.
La polemica sugli spot della Lega Nord
Nelle ultime settimane ci sono state alcune polemiche sugli spot che invitano i residenti in Lombardia ad andare a votare (e votare sì) e pubblicato la pagina Facebook Lega Nord – Lega Lombarda. In particolare gli spot amatoriali che hanno sollevato discussioni sono due. Il primo è dedicato al fatto di cronaca del 28 dicembre 2016 quando un ponte sulla superstrada 36 che collega Milano a Lecco è crollato all’altezza di Annone, in provincia di Lecco, causando una vittima e diversi feriti. Nello spot si fa riferimento al fatto che il ponte non si farà perché mancano i fondi e per questo bisogna votare sì al referendum. Un modo di fare propaganda che avrebbe leso la memoria della vittima. Il secondo spot, invece, vede come protagonista un siciliano farcito da stereotipi visto che viene mostrato con una camicia aperta, una croce d’oro al collo e altri dettagli caricaturali.
In entrambi i casi, gli altri partiti hanno chiesto che questi spot vengano ritirati. La deputata lecchese del Pd Veronica Tentori ha dichiarato che “questo spot è un insulto al nostro territorio che ha sofferto il dolore di una tragedia in cui un uomo ha perso la vita, oltre che una menzogna circa il lavoro delle istituzioni locali e nazionali”. “La Lega senza scrupoli e senza rispetto pur di ottenere qualche voto ad un referendum insensato ed inutile. Ritirino questi spot e chiedano scusa ai lombardi e ai cittadini lecchesi”.
Cosa pensano Roberto Maroni e Luca Zaia
Il referendum per l’autonomia “ha un’importanza del tutto particolare per il Veneto perché il 22 ottobre è una data simbolo: andremo al voto esattamente 151 anni dopo il plebiscito con cui la nostra regione fu annessa al Regno d’Italia”, ha detto Zaia.
Mentre Maroni si è detto “disposto a collaborare con il governo”, ma solo previa “certezza di arrivare a maggiore autonomia e maggiori risorse”. Maroni ha affermato che “il referendum per l’autonomia della Lombardia non è il mio referendum né il referendum della Lega Nord: è il referendum dei lombardi. Facciamo vincere il ‘sì’ e dal giorno dopo sono pronto a concordare la piattaforma rivendicativa da sottoporre al governo insieme ai sindaci per il Sì, compresi i sindaci del Pd che a quei comitati hanno aderito”.
Quando e come si vota, in Lombardia si sperimenta il voto elettronico
In Lombardia il referendum del 22 ottobre non necessita di quorum e non è vincolante nel senso che la giunta regionale in carica o quella che subentrerà con le successive elezioni (la Lombardia vota nel 2018) non sono obbligate a portare avanti la richiesta di maggiore autonomia.
In Veneto, invece, affinché il referendum abbia esito positivo dovrà partecipare la maggioranza degli aventi diritto e la maggioranza dei voti espressi dovrà essere favorevole al quesito.
Il senso, quindi, è perlopiù politico. Dopo il referendum, è possibile che venga aperto un negoziato con il governo. Nel caso in cui la trattativa stato-regione dovesse concludersi positivamente, allora ne seguirà una proposta di legge sulla base dell’intesa raggiunta tra lo stato centrale e la regione interessata da presentare in parlamento per essere approvata dai due rami a maggioranza assoluta.
All’ultimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 era andato a votare il 68,49 per cento degli italiani. In Lombardia l’affluenza aveva raggiunto il 74,23 per cento, mentre in Veneto ha raggiunto il picco nazionale con il 76,66 per cento di affluenza. Per questo Zaia spera che vadano a votare più veneti rispetto al 4 dicembre per avere più potere politico quando partiranno i negoziati sull’autonomia con il governo.
In Lombardia verrà anche sperimentato il voto elettronico per la prima volta, anche se le modalità non sono ancora state rese note. In Veneto, invece, si voterà normalmente, con le classiche schede cartacee
Il testo del referendum consultivo per l’autonomia in Veneto
“Vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”
Il testo del referendum consultivo per l’autonomia in Lombardia
“Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?”
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