Cos’è il referendum sulla cittadinanza e come si firma

Entro fine mese vanno presentate 500mila firme, dal 6 settembre ne sono state raccolte oltre 450mila: cosa chiede il quesito referendario e come si firma.

Ultimo aggiornamento del 23 settembre alle ore 10:20

  • Rush finale per la raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza: superate le 450mila in tempo record, ma bisogna arrivare a 500mila entro il 30 settembre.
  • Il quesito referendario mira ad accorciare da 10 a 5 anni di residenza legale e ininterrotta il tempo necessario per ottenere la cittadinanza.
  • La proposta di referendum è stata presentata dalla società civile proprio pochi giorni prima che in Parlamento si arenasse l’idea dello ius scholae.

In meno di 20 giorni sono state raccolte oltre 450mila firme. Ora però è necessario il rush finale: arrivare a 500mila, come previsto dalla legge, entro il 30 settembre, affinché il referendum sulla cittadinanza, promosso solamente lo scorso 6 settembre, diventi realtà.

Cosa si chiede con il referendum sulla cittadinanza

Il referendum sulla cittadinanza è un’iniziativa promossa da vari partiti e associazioni, tra cui Arci, ActionAid, Oxfam, Libera e molti altri, praticamente in contemporanea con la discussione in Parlamento sullo ius scholae, risoltasi prevedibilmente in un nulla di fatto. Allora ci ha pensato la società civile, spesso più avanti della politica, a prendere in mano la situazione e a lanciare una petizione popolare con l’obiettivo di modificare la normativa attuale riguardante l’acquisizione della cittadinanza italiana. Attualmente, la legge 91 del 1992 prevede che un cittadino straniero possa ottenere la cittadinanza dopo dieci anni di residenza legale e ininterrotta in Italia. Il referendum propone di ridurre questo periodo a cinque anni, come tra l’altro avveniva prima del 1992, rendendo più facile il riconoscimento della cittadinanza per i residenti stranieri. La concessione della cittadinanza non sarebbe comunque un automatismo, come non lo è adesso: oltre alla residenza ininterrotta in Italia resterebbero invariati gli altri requisiti già stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza, quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.

Cosa cambia tra avere la cittadinanza e non averla

Questa semplice modifica, sottolineano i promotori, “rappresenterebbe una conquista decisiva per la vita di molti cittadini di origine straniera (secondo le stime si tratterebbe di circa 2,5 milioni di persone persone) che, in questo Paese, non solo nascono e crescono, ma da anni vi abitano, lavorano e contribuiscono alla sua crescita. “Partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, poter votare, poter partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini italiani. Diritti oggi negati”.

Che differenza c’è tra questa proposta e ius soli e ius scholae

La proposta del referendum sulla cittadinanza si distingue dalle altre due principali modalità di acquisizione del passaporto italiano, note come ius soli e ius scholae, di cui si è tanto dibattuto nelle scorse settimane senza essere arrivati a nessuna soluzione. Lo ius soli prevede che la cittadinanza venga concessa automaticamente a chi nasce sul territorio di un paese, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. In Italia, questo principio non è attualmente applicato.  Lo ius scholae, invece, prevede che i minori stranieri che abbiano completato un ciclo scolastico in Italia, in genere di 10 anni, possano ottenere la cittadinanza. Anche questa modalità non è ancora stata adottata in Italia. Il referendum, quindi, non introduce un nuovo principio di acquisizione della cittadinanza, ma semplicemente modifica i requisiti temporali per la naturalizzazione, mantenendo comunque la necessità di una residenza legale e ininterrotta.

Come si firma

Ci sono due modi per firmare per il referendum sulla cittadinanza: il primo è quello di recarsi a uno dei classici banchetti dei promotori nelle piazze italiane. Per maggiori informazioni su dove trovare i banchetti si può fare riferimento al sito ufficiale della campagna referendaria. L’altra modalità è – grande novità – la piattaforma online a cui si accede tramite l’apposita pagina del ministero della Giustizia: in questo caso per accedere e firmare è necessario loggarsi con Spid, Carta d’identità elettronica o Carta nazionale dei servizi.  Ma non è tutto: tramite il sito referendumcittadinanza.it è possibile anche diventare attivisti e ricevere tutto il materiale da diffondere ai propri contatti, per farsi parte attiva nella raccolta delle firme. Come Ghali, magari più in piccolo.

Come funziona nel resto d’Europa

In Europa, i requisiti per ottenere la cittadinanza variano notevolmente da paese a paese, ma il termine di legale soggiorno di 10 anni attualmente previsto dalla normativa italiana è tra i più restrittivi tra i Paesi dell’Ue. La Germania all’inizio del 2024 ha approvato una legge che coincide con le richieste di questo referendum e che ha stabilito il termine di 5 anni di residenza per l’ottenimento della cittadinanza; oltre a questo ha introdotto una forma di ius soli nel 2000, permettendo ai bambini nati in Germania da genitori stranieri di ottenere la cittadinanza se uno dei genitori ha vissuto legalmente nel paese per almeno otto anni.  La Francia adotta una forma di ius soli parziale, dove i bambini nati in Francia da genitori stranieri possono ottenere la cittadinanza se risiedono nel paese per un certo periodo. Anche la Spagna richiede dieci anni di residenza legale per la naturalizzazione, ma riduce questo periodo a due anni per i cittadini di paesi latinoamericani e Andorra, storicamente e culturalmente molto legate alla Spagna, ma anche Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo e persone di origine sefardita. Queste differenze riflettono le diverse storie e politiche migratorie dei paesi europei, ma mostrano anche una tendenza generale verso la riduzione dei requisiti temporali per l’acquisizione della cittadinanza.

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