Martedì mattina, 12 aprile, i climber di Greenpeace sono entrati in azione nella Galleria Umberto I di Napoli, dove hanno aperto uno striscione di circa 150 metri quadrati raffigurante l’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon (quella del golfo del Messico, 2010). L’immagine era accompagnata dalla scritta “Mai più” e dall’invito a votare Sì al referendum
Referendum. Greenpeace di nuovo in azione a Roma, Torino e Venezia
Attivisti di Greenpeace di nuovo in azione venerdì 15 aprile, i blitz (come sempre, pacifici) sono avvenuti contemporaneamente in tre città (per la precisione su tre ponti) per invitare gli italiani a votare sì al referendum sulle trivelle di domenica 17 aprile A Roma sono stati aperti due enormi striscioni a Ponte Sisto, sul Tevere,
Attivisti di Greenpeace di nuovo in azione venerdì 15 aprile, i blitz (come sempre, pacifici) sono avvenuti contemporaneamente in tre città (per la precisione su tre ponti) per invitare gli italiani a votare sì al referendum sulle trivelle di domenica 17 aprile
A Roma sono stati aperti due enormi striscioni a Ponte Sisto, sul Tevere, dove si poteva leggere “Stop trivelle” e “Il 17 aprile vota Sì”. A Torino gli attivisti hanno calato un altro grande striscione da Ponte Vittorio Emanuele I, sul Po, con la scritta “L’Italia non si trivella”. Un’azione analoga si è svolta infine a Venezia, sul Ponte degli Scalzi: questa volta lo striscione degli ambientalisti recitava “Meno petrolio, più rinnovabili”.
Greenpeace ha scelto di concludere così la campagna referendaria, per sottolineare che il quesito interessa anche quei luoghi che geograficamente non sono così vicini ai tratti di mare direttamente interessati dalle trivellazioni offshore. L’associazione ambientalista ritiene infatti che questo voto non riguardi solo le regioni costiere, ma anche l’indirizzo energetico del Paese, nonché l’immenso patrimonio costituito dal mare italiano, per la natura, il turismo e la pesca (sia per la nostra sana alimentazione che per l’economia che ne deriva).
Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, dichiara: “Domenica 17 aprile si confronteranno due parti. Una invita all’astensione per difendere 88 vecchie piattaforme che inquinano i nostri mari, producono pochissimo, occupano meno di 80 persone e versano nelle casse pubbliche solo spiccioli. Un’altra parte pensa che l’Italia debba lasciarsi alle spalle queste vecchie carrette, e che l’occupazione e lo sviluppo si possano perseguire solo con rinnovabili, efficienza energetica e reti intelligenti”.
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Gli attivisti di Greenpeace questa mattina hanno installato una trivella a Firenze, in piazzale Michelangelo, simulando le attività di perforazione di un pozzo petrolifero: un vero e proprio cantiere, con una struttura di perforazione alta sette metri, gestito da un’immaginaria compagnia, la Trivella Italia S.p.a., che ha recintato l’area delle operazioni con i suoi cartelloni:
Un gruppo di attivisti di Greenpeace si è arrampicato sulla piattaforma Agostino B, al largo di Marina di Ravenna, a circa 15 chilometri dalla costa, dove ha srotolato due striscioni che invitano a votare sì al referendum del 17 aprile. L’esposto in procura L’organizzazione ambientalista ha inoltre presentato un esposto in 30 procure della Repubblica, in cui denuncia
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Da stamattina la Rainbow Warrior, celeberrima nave di Greenpeace, si trova presso la piattaforma di estrazione di idrocarburi Prezioso di ENI Mediterranea Idrocarburi, al largo delle coste sicule (vicino a Licata, AG), con una decina di attivisti per protestare contro le trivellazioni rese possibili dal decreto “sblocca Italia”. La “deregulation” concessa dal documento, infatti,