La Moldavia ha scelto l’Europa, ma è divisa: cosa succederà ora?

Nel referendum per l’integrazione all’Unione europea vince il “sì” per una manciata di voti. La presidente uscente Maia Sandu va al ballottaggio.

Un Paese spaccato a metà. È questa la fotografia che emerge dal referendum sull’adesione all’Unione europea che si è tenuto il 20 ottobre 2024 in Moldavia, in concomitanza con le elezioni presidenziali. Dopo l’iniziale avanzata del “no”, il risultato è stato ribaltato nella notte con il conteggio dei voti arrivati dall’estero. Alla fine ha vinto il “sì” per una manciata di preferenze: 50,39 per cento le persone favorevoli a entrare nell’Ue contro il 49,61 per cento.

Si va al ballottaggio per quanto riguarda le elezioni presidenziali, dove la presidente uscente Maia Sandu non è riuscita a farsi riconfermare al primo turno, pur restando in testa con il 42,45 per cento dei voti, contro il 25,98 per cento del suo principale sfidante Alexandr Stoianoglo.

Tra accuse di “interferenze senza precedenti” rivolte al Cremlino, e controaccuse di “una campagna elettorale non libera” ribattute da Mosca, la partita tra la Russia e l’Occidente questa volta si gioca sul campo della Moldavia. 

Cosa cambia dopo il referendum 

Nella sostanza, l’esito del referendum non accelera il processo di adesione dell’ex repubblica sovietica all’Unione europea. Si tratta infatti di una consultazione non richiesta obbligatoriamente da Bruxelles, indetta da Chișinău con l’obiettivo di cambiare la Costituzione per aderire all’Unione europea. Insomma, una chiamata alle urne voluta per definire la direzione geopolitica del Paese, dove ancora oggi è presente un’ampia fetta di popolazione pro-russa, concentrata soprattutto nelle regioni separatiste della Transnistria e della Gagauzia. In queste due regioni, infatti, il “no” all’Europa è stato schiacciante: in Gagauzia ha votato contro il 94,84 per cento degli elettori, in Transnistria il 68,98 per cento.

La strada che porta alla “famiglia europea” — come l’ha definita la presidente uscente Maia Sandu — quindi è ancora lunga. Chișinău aveva presentato domanda a Bruxelles nel marzo 2022 e l’inizio formale dei negoziati è scattato nel giugno 2024, parallelamente a quelli con l’Ucraina. La data per diventare membro a pieno titolo è stata fissata da Sandu al 2030. Ma molto dipenderà dall’esito del ballottaggio tra la presidente uscente, filoeuropea, e il socialista Alexandr Stoianoglo, ex procuratore generale della Moldavia, che pur difendendosi favorevole all’integrazione con l’Ue e al dialogo con gli Usa e la Russia, in conferenza stampa ha parlato di un “referendum propagandistico fatto nell’interesse di alcune persone”.

Quali Paesi dell’Est si stanno avvicinando all’Ue

La Moldavia non è l’unico Paese dell’ex blocco sovietico o comunque dell’Est europa ad aver mosso i primi passi verso l’integrazione con l’Ue. L’Ucraina, la Georgia, la Turchia e i Balcani occidentali (tra cui la Serbia, storico alleato della Russia) hanno ottenuto lo status di Paesi candidati. Ovviamente il percorso di adesione è lungo e, nel caso della Moldavia, è strettamente legato al completamento delle riforme, alla lotta alla corruzione e alla “deoligarchizzazione”, oltre alla risoluzione di alcune problematiche interne come le ostilità con la Transnistria. 

L’Ue tuttavia ha già stanziato diversi fondi per sostenere la crescita economica di questo paese e accelerare il suo processo di integrazione. Ultimo in ordine di tempo, il pacchetto di aiuti di 1,8 miliardi di euro adottato pochi giorni prima del voto, il 10 ottobre 2024: definito “il più grande pacchetto di sostegno finanziario all’indipendenza della Moldavia”, punta a “stimolare l’economia moldava e ad avvicinare il Paese all’adesione all’Ue accelerando le riforme”. Aiuti che hanno profondamente irritato Mosca. 

Le reazioni russe

L’esito del referendum in Moldavia è stata una delle notizie più discusse sui canali federali russi. I commentatori vicini al Cremlino hanno parlato di irregolarità nel voto, di dilagante russofobia e di squilibrio nel numero dei seggi allestiti per i cittadini moldavi che risiedono in Russia. La portavoce del Ministero degli Esteri Marija Zakharova ha infatti definito inaccettabile che in Russia siano state distribuite appena diecimila schede elettorali a fronte dei circa 500.000 cittadini moldavi che risiedono sul territorio della Federazione russa, e che siano stati aperti solo due seggi (a Mosca e San Pietroburgo). Per fare un confronto, in Italia, dove la comunità moldava è più piccola (si parla di circa 300.000 persone) sono stati allestiti 60 seggi su tutto il territorio nazionale.

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha parlato di “campagna elettorale non libera” per via delle limitazioni imposte all’opposizione: le autorità moldave infatti hanno messo al bando il partito, le aziende mediatiche e i vari canali Telegram del principale leader dell’opposizione, Ilan Shor, condannato in contumacia a 15 anni per frode e riciclaggio di denaro e accusato da più parti di essere l’uomo che il Cremlino avrebbe usato per influenzare l’esito del voto.

Dalle critiche alle minacce: uno dei principali propagandisti russi, Dmitrij Kisilev, ha dichiarato che “se si continua su questa strada, le perdite territoriali per la Moldavia sono inevitabili: la Transnistria se ne andrà per sempre, e il destino della Gagauzia è tutt’altro che chiaro”. Il rischio che lo scenario ucraino si ripeta, con un possibile intervento di Mosca nelle regioni separatiste filorusse, sembra dunque una minaccia reale.

I commenti

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che appena dieci giorni prima del referendum si era recata in visita a Chișinău annunciando il pacchetto di aiuti di 1,8 miliardi di euro, si è congratulata con il popolo moldavo di fronte alla vittoria del sì: “Ce l’avete fatta di nuovo! Di fronte alle tattiche ibride della Russia, la Moldavia dimostra di essere indipendente, forte e di volere un futuro europeo!”, ha scritto su X (ex Twitter). 

“Abbiamo combattuto lealmente in una battaglia ingiusta e abbiamo vinto. Ma la lotta non è finita. Continueremo a spingere per la pace, la prosperità e la libertà di costruire il nostro futuro”, ha twittato Maia Sandu, che ha parlato di “bande criminali” e di “prove inconfutabili” del tentativo di “comprare 300.000 elettori” per mettere in piedi una frode elettorale “di dimensioni mai viste”.

Al di là delle accuse incrociate di brogli e interferenze, resta il fatto che la vittoria del sì è stata strappata per un soffio.

Ma che impatto avrà questa vittoria risicata nel processo di adesione all’Ue? “Se questo referendum avesse un peso sull’ultimo passaggio prima della firma per l’integrazione nell’Ue, allora si porrebbero delle domande. Ma siamo all’inizio di un percorso ancora lungo — ha commentato Aleksej Tulbure, ex rappresentante della Moldavia all’Onu e al Consiglio d’Europa —. Questo referendum ha un valore più politico che istituzionale, e sono sicuro che i colloqui proseguiranno. La società moldava è divisa e questo voto lo ha dimostrato chiaramente. E pone davanti a sé un compito fondamentale: quello di unificare la società moldava. Sarà questa la priorità di Maia Sandu”.

Il ballottaggio per le presidenziali si terrà il 3 novembre. E diversamente da prima, ora i due candidati hanno accettato di confrontarsi in un dibattito pubblico.

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