Alla Cop26 un’alleanza per mettere fine gradualmente all’estrazione dei combustibili fossili. Ma il Regno Unito non aderisce (e l’Italia entra all’ultimo).
Il Regno Unito, paese ospitante della Cop26 in corso a Glasgow, non prenderà parte all’alleanza di paesi che hanno fissato una data per eliminare gradualmente la produzione di petrolio e gas.
La Beyond oil and gas alliance (Boga) è guidata dai governi di Danimarca e Costa Rica, ma dovrebbero aderire anche Francia, Irlanda, Svezia, Groenlandia, Quebec, Groenlandia e Galles, cioè quei paesi che all’11 novembre, data di lancio dell’iniziativa, hanno abbandonato nuove trivellazioni per l’esplorazione di petrolio e gas.
Tra i paesi che andranno a formare la nuova alleanza non ci sarà il Regno Unito, che ha già declinato l’invito, mettendo in discussione la sua leadership climatica. L‘Italia, dapprima assente, ha scelto di entrare nell’alleanza all’ultimo minuto in qualità di “friends of the alliance”, quindi non come membro principale. Lo ha annunciato il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani intervistato durante il National Geographic Fest.
Se confermata, quella di Regno Unito e Italia rappresenterebbe un’assenza molto significativa dal momento che si tratta dei due paesi organizzatori della conferenza. Eppure, ridurre la produzione di petrolio e gas è una delle priorità chiave per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. A maggio 2021, l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) ha affermato che, se si vuole evitare una crisi climatica, è necessario porre fine a nuovi progetti di perforazione, esplorazione e trivellazione di combustibili fossili.
Ma il Regno Unito, che di recente ha dovuto fare i conti con prezzi record del gas naturale, afferma che non sosterrà l’alleanza perché la fine della produzione di combustibili fossili ora potrebbe causare difficoltà insormontabili nell’approvvigionamento energetico.
Il Regno Unito scappa dall’unico accordo vincolante della Cop26
Il Regno Unito ha fissato al 2050 la completa decarbonizzazione della sua economia. È stata una delle prime nazioni al mondo a legiferare in questa direzione. Ma per aderire alla Boga con lo status di “membro principale” è necessario rinunciare a nuove concessioni per l’esplorazione e l’estrazione di petrolio e gas, oltre che fissare una data per porre fine ai giacimenti già in uso.
Il Regno Unito ha già detto più volte che non chiuderà i suoi giacimenti offshore nel mare del Nord anche se consumare i 5 milioni di barili estratti dai 282 pozzi in attività significherebbe produrre le stesse emissioni di gas serra dell’intera Africa.
“A differenza di altri impegni firmati a margine del vertice in Scozia, questo fa sul serio” ha affermato Romain Ioualalen, responsabile della campagna politica globale con il gruppo di advocacy Oil change international. “L’ostacolo per entrare nella coalizione è piuttosto significativo: non è un esercizio di greenwashing“.
A che gioco si sta giocando?
La scelta britannica entra in conflitto con le parole del primo ministro Boris Johnson rilasciate pubblicamente. Johnson, infatti, ha incoraggiato le nazioni partecipanti ai colloqui sul clima a intraprendere “azioni ambiziose” negli ultimi giorni dei negoziati. Johnson ha aggiunto che “è necessario fare tutto il possibile” per raggiungere un accordo tra le nazioni che limiti il riscaldamento globale a 1,5 gradi.
Russia e Arabia Saudita sono state ampiamente criticate perché hanno chiesto che nel documento finale prodotto dalla Cop26 di Glasgow il raggiungimento della neutralità climatica non sia inserito tra gli impegni vincolanti, mentre l’Australia ha fatto sapere che non vorrà veder menzionato il phase-out dal carbone.
Per quanto deprecabili, gli annunci di Russia, Arabia Saudita e Australia sono diretti e chiari. Non si capisce invece a che gioco stia giocando il Regno Unito. Da una parte si dice propenso ad adottare tutti gli impegni utili per contenere il riscaldamento globale e dall’altra non si assume responsabilità vincolanti. Forse un tipico caso di “bla-bla-bla”, come intuito dall’attivista Greta Thunberg alla Youth4Climate di Milano.
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