Il Regno Unito ha chiuso la sua ultima centrale a carbone. Ora produrrà idrogeno

Il 30 settembre, la Ratcliffe-on-Soar, la 18esima centrale più inquinante d’Europa, ha smesso di bruciare carbone. D’ora in poi produrrà idrogeno verde.

  • Il Regno Unito, la patria della rivoluzione industriale, simbolo dello sfruttamento dei combustibili fossili, ha chiuso la sua ultima centrale a carbone.
  • La Ratcliffe-on-Soar, situata nel Nottinghamshire, produrrà idrogeno verde.

La chiusura dell’ultima centrale a carbone in Regno Unito rappresenta un simbolo potente della crisi dei combustibili fossili, un cambiamento epocale per la nazione che diede inizio alla Rivoluzione industriale. Il 30 settembre, la centrale elettrica di Ratcliffe-on-Soar, situata nel Nottinghamshire, ha spento per sempre i suoi impianti. Un evento che segna la fine di un’era di energia “sporca”, lasciata alle spalle per permettere al governo britannico di avanzare verso gli obiettivi climatici futuri.

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Il carbone è una fonte fossile ancora largamente impiegata in gran parte del mondo per produrre energia © Scott Olson / Getty Images

La centrale a carbone produrrà idrogeno

In funzione dal 1967, la centrale ha ricevuto l’ultima consegna di carbone lo scorso giugno. Secondo la società Uniper, proprietaria dell’impianto, con una capacità di 2.000 megawatt, la centrale poteva fornire energia sufficiente per circa 2 milioni di abitazioni. Tuttavia, Ratcliffe era anche uno dei maggiori inquinatori: nel 2008, l’Unione Europea l’ha classificata come la 18esima centrale elettrica più inquinante d’Europa.

Ora, smantellarla richiederà due anni e impegnerà 125 dipendenti, ma il sito non resterà inattivo a lungo. Uniper ha infatti annunciato un ambizioso progetto di riconversione: la centrale produrrà idrogeno verde, raggiungendo una capacità di 500 megawatt entro la fine del decennio e creando 8.000 posti di lavoro.

Questa chiusura è carica di significato storico. La prima centrale elettrica a carbone per uso pubblico fu costruita a Londra nel 1882, e all’inizio del XX secolo il carbone soddisfaceva oltre il 95 per cento del fabbisogno energetico del Regno Unito. Tuttavia, le conseguenze ambientali di questa dipendenza sono state devastanti. Dal 1850 al 2022, le emissioni globali di CO2 sono aumentate di 182 volte. Considerando l’inquinamento all’interno dei propri confini e dei territori che controllava come potenza coloniale, il Regno Unito è storicamente responsabile di più emissioni di qualsiasi altro stato, insieme a Stati Uniti, Cina e Russia.

Le politiche ambiziose funzionano

Nonostante il carbone continui a rappresentare più di un terzo del mix elettrico mondiale, il Regno Unito ha compiuto progressi straordinari. Dal 2012, la quota di energia elettrica prodotta dal carbone è crollata dal 40 a solo l’1 per cento entro il 2023, con una conseguente riduzione del 74 per cento delle emissioni di gas serra nel settore energetico, grazie all’ascesa dell’energia eolica e solare. Tuttavia, a livello globale, la transizione dal carbone non sta avvenendo con la rapidità necessaria per rispettare il limite di 1,5°C di riscaldamento climatico.

Il Regno Unito ha avviato il suo phase-out dal carbone nel 2008, con l’adozione della legge sui cambiamenti climatici. Oggi, con la chiusura della centrale di Ratcliffe-on-Soar, diventa la prima economia avanzata e membro del G7 a eliminare completamente la produzione di energia a carbone. Un traguardo che dimostra come politiche ambiziose, sostenute da azioni concrete, possano davvero portare a una trasformazione radicale del sistema energetico.

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