UK government to ask citizens if it should ban fur trade https://t.co/OvQhLdCV5B
— The Guardian (@guardian) May 31, 2021
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
L’esigenza di regole più rigide sul commercio di pellicce arriva in seguito all’uscita del Regno Unito dal mercato unico dell’Unione europea.
I cittadini del Regno Unito saranno chiamati a esprimersi sul divieto di commercio di pellicce in tutto il paese. Il dipartimento per l’Ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali inglese (Defra) ha proposto una consultazione in merito ai vari provvedimenti volti a introdurre standard più severi per il benessere degli animali dopo la Brexit. A essere preso in considerazione sarà l’impatto sociale ed economico della vendite di pellicce, sia nel Regno Unito che all’estero. Sulla base della risposta che riceverà dalla popolazione, non è escluso ch il governo possa introdurre il divieto assoluto della vendita di pellicce.
Il Regno Unito è stato il primo paese in Europa a vietare l’allevamento di animali da pelliccia nel 2003. Prima di introdurre regole più severe, l’importazione di pelle e pellicce provenienti dalla caccia commerciale alle foche e da cani e gatti domestici è stata a lungo consentita. Ma il problema rimane per tutte le altre, la cui vendita è ancora legale in tutto il paese. Con la Brexit però le cose potrebbero cambiare: adesso che il Regno Unito non è più vincolato dalle regole del mercato unico dell’Unione europea, che hanno impedito a qualsiasi paese di assumere una posizione unilaterale sul commercio di pellicce, il governo sta riflettendo sull’introduzione di misure più rigide in materia di benessere animale. Soprattutto per quanto riguarda la vendita nei negozi, non tanto quelle tra privati.
È un importante passo avanti che segue le iniziative individuali di diversi stilisti e brand di moda – tra cui Giorgio Armani, Gucci, Michael Kors, Versace, Ralph Lauren, Alexander MacQueen, Balenciaga – che avevano già eliminato dalle loro collezioni le pellicce animali. A schierarsi contro questa decisione è la British fur trade association, che sostiene che, se di provenienza etica, la pelliccia naturale è l’antidoto migliore alla moda veloce, dannosa per l’ambiente e per le persone.
“Abbiamo già alcuni dei più alti standard di benessere degli animali al mondo e come nazione indipendente siamo ora in grado di riesaminare alcune delle nostre leggi, inclusa quella sull’importazione di pellicce da utilizzare nei capi di moda”, ha affermato il ministro dell’Ambiente George Eustice. “I punti di vista, i dati e gli studi di casi che riceveremo saranno fondamentali per aiutarci a informare la futura politica del governo in questo settore, anche attraverso una migliore comprensione del commercio sia in patria che all’estero”. Già nel 2018 il ministro dell’Ambiente, Zac Goldsmith, caro amico del primo ministro Boris Johnson (nonché di sua moglie Carrie Symonds, che da tempo è anche attivista per i diritti degli animali), aveva definito il commercio di pellicce come una delle attività umane più tristi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Si parla di vintage se un capo ha più di 20 anni, è definibile second hand invece è qualsiasi oggetto abbia già avuto un precedente proprietario.
Alcuni noti stilisti, tra cui Stella McCartney e Vivienne Westwood, hanno scritto al primo ministro britannico per chiedergli di vietare la vendita di pellicce animali.
Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Nel mezzo di una grave crisi, il distretto tessile e dell’abbigliamento lancia l’allarme sui diritti dei lavoratori nella filiera della moda italiana.
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Il magazine Öko-test ha condotto ricerche su capi di abbigliamento e accessori Shein trovando residui di sostanze pericolose. La nostra intervista ai ricercatori.
L’industria tessile si sta attrezzando per innovare se stessa e trovare soluzioni meno impattanti: la fermentazione rappresenta l’ultima frontiera moda.
Casi di appropriazione creativa e di rapporti sbilanciati nella fornitura di materie prime rendono sempre più urgente parlare di “sostenibilità culturale”.