Il Regno Unito ha deciso di porsi contro la scienza e contro la storia. Di fronte alla necessità di alleviare le difficoltà delle famiglie britanniche, alle prese da tempo con un calo del potere d’acquisto, il premier conservatore Rishi Sunak ha deciso di adottare un piano che lo stesso capo del governo di Londra ha definito “pragmatico e proporzionato”. E che, concretamente, si tradurrà nella concessione di “centinaia” di nuove licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento di nuovi giacimenti di petrolio e gas nel mare del Nord.
Il mondo non può più permettersi di estrarre fonti fossili
Una scelta che ha suscitato la reazione delle organizzazioni non governative ecologiste. L’obiettivo fissato dalla comunità internazionale, che punta a limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali, è già quasi compromesso. Per avere la certezza di centrarlo, avremmo dovuto abbattere le emissioni di gas ad effetto serra da tempo e in modo drastico.
La scienza è stata in questo senso estremamente chiara: per non superare la soglia – al di là della quale gli impatti della crisi climatica rischiano di essere catastrofici – occorrerà lasciare sottoterra tutte le fonti fossili che non siano già state estratte. E si dovrà rinunciare a bruciare anche buona parte del carbone, petrolio e gas che abbiamo già a disposizione.
Il Regno Unito sceglie di stare con i “pericolosi estremisti”
Per il Regno Unito, tuttavia, è prioritario l’interesse economico contingente. “Abbiamo assistito tutti al modo in cui Putin ha strumentalizzato la questione dell’energia, creando problemi nelle catene d’approvvigionamento e provocando un rallentamento delle economie in tutto il mondo. Ora più che mai è vitale rafforzare la nostra
energetica e sfruttare questa indipendenza per garantire energia a prezzi più abbordabili e più pulita alle famiglie e alle imprese britanniche”.
Sunak ha anche affermato che, anche quando (e se, va detto) nel 2050 il Regno Unito raggiungerà l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 (la cosiddetta carbon neutrality) un quarto dell’energia continuerà a provenire dalla combustione di petrolio e gas. “I veri estremisti pericolosi sono i paesi che incrementano la produzione da fonti fossili”, aveva dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel 2022. Quando le prossime generazioni si chiederanno perché non si è agito, quando si era ancora in tempo, avranno la magra consolazione di avere dei nomi e dei cognomi.
Sunak ha anche affermato che, anche quando (e se, va detto) nel 2050 il Regno Unito raggiungerà l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 (la cosiddetta carbon neutrality) un quarto dell’energia continuerà a provenire dalla combustione di petrolio e gas. “I veri estremisti pericolosi sono i paesi che incrementano la produzione da fonti fossili”, aveva dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel 2022. Quando le prossime generazioni si chiederanno perché non si è agito, quando si era ancora in tempo, avranno la magra consolazione di avere dei nomi e dei cognomi.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.