Regolamento Ecodesign, l’Europa verso la fine del tessile invenduto

Occorre solo superare alcuni dettagli tecnici e il regolamento Ecodesign sarà approvato da Consiglio e Parlamento europeo.

Il Consiglio dell’Unione europea e il Parlamento hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla questione del regolamento Ecodesign, che mira a rendere più sostenibile la filiera dell’industria tessile. Il 4 dicembre scorso, le due istituzioni comunitarie hanno trovato infatti un compromesso su un testo che dovrà sostituire una vecchia direttiva del 2009, dopo che nello scorso mese di maggio era stato raggiunto un primo accordo da parte dei governi.

“Per il tessile è la fine di un modello nocivo per ambiente, salute e economia”

Il nuovo regolamento punta a colpire la sovrapproduzione, introducendo una misura-chiave: il divieto di distrazione degli invenduti per alcune categorie di prodotti, compresi appunto i capi d’abbigliamento. Una scelta che consentirà di dare impulso, invece, al riuso e al dono. Vestiti e scarpe non venduti non potranno perciò essere buttati nei cassonetti: i produttori avranno a disposizione due anni di tempo a partire dalla promulgazione del regolamento per conformarsi alla nuova normativa. Per le medie imprese, è stato invece concesso molto più tempo (forse anche troppo): ben sei anni.

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L’industria tessile produce un decimo delle emissioni totali di CO2 © Inspirationfeed su Unplash

Ciò nonostante, secondo la parlamentare europea socialdemocratica Alessandra Moretti, relatrice del testo, si tratta di un passo avanti epocale: “È tempo di porre fine al modello basato su estrazione, fabbricazione, generazione di rifiuti. Si tratta di un sistema nocivo per il Pianeta, per la salute e per l’economia”. Ora, per far sì che la nuova disciplina entri in vigore, occorrerà aspettare un ultimo passaggio non appena arriveranno le approvazioni formali da parte di Consiglio e Parlamento. Non dovrebbero però esserci più sorprese, dal momento che a mandare sono solamente alcuni dettagli tecnici.

La Commissione potrà estendere il regolamento ad altri settori

La Commissione europea potrà inoltre scegliere se estendere il regolamento anche ad altre categorie di prodotti. Nello stesso provvedimento sarà introdotto a tale scopo un “passaporto digitale”, che permetterà ai consumatori di conoscere gli impatti ambientali di ciascun prodotto. Quelli più inquinanti – ferro, acciaio, alluminio, pneumatici, pitture, lubrificanti o prodotti chimici, solo per fare alcuni esempi – potrebbero essere i primi ad essere interessati. Anche se è probabile che per ciascun settore dovranno essere imposte regole ad hoc, il che potrebbe comportare trattative e, dunque, tempo.

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