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Cos’è il nuovo regolamento europeo sugli F-Gas e perché agita l’Italia
L’Europa vuole eliminarli nel 2029. Ma gli F-Gas sono usati nei climatizzatori e nelle odierne pompe di calore. In Italia, poi, c’è un problema di legge.
Gabriele Di Prenda, esperto di regolamenti e di gas fluorurati (F-Gas), non ha dubbi: il regolamento che l’Europa vuole introdurre per eliminare gli idrofluorocarburi (Hfc) entro il 2029 è destinato a creare effetti negativi sul mercato. Vero è che il cosiddetto “Regolamento F-Gas” mira a ridurre quei gas che hanno un impatto nocivo in atmosfera ma per Di Prenda si tratta di una misura affrettata, che potrebbe creare non pochi danni all’economia italiana.
Qual è il problema con gli F-Gas
Il regolamento sui gas refrigeranti è una revisione di un regolamento già esistente dal 2014, che periodicamente deve essere rivisto e corretto in base ai nuovi obiettivi di decarbonizzazione. I gas fluorurati sono utilizzati in vari settori: refrigerazione, climatizzazione, schiume, aerosol e sistemi fissi di protezione antincendio. La revisione di regolamento interessa i gas impiegati in refrigerazione e climatizzazione.
Da qui la preoccupazione delle aziende del settore. E di Di Prenda: “Intanto bisogna precisare che è vero che gli attuali gas Hfc contribuiscono all’effetto serra ma solo se dispersi in atmosfera. Va anche detto che sul mercato esistono gas più datati, e quindi con effetti maggiori, e gas più innovativi che hanno un impatto ridotto”.
Fatte le dovute distinzioni, se Parlamento europeo, Commissione e Consiglio (il regolamento infatti si trova nel cosiddetto trilogo europeo, cioè nella fase in cui le tre istituzioni fanno ciascuna una proposta di testo per poi confrontarsi) dovessero procedere sul regolamento F-Gas così come previsto, “a rischio c’è l’intero settore della climatizzazione domestica e commerciale, soprattutto per quanto riguarda l’Italia”.
Per sostituire gli F-Gas ci vuole più tempo
L’obiettivo è far scomparire l’uso dei refrigeranti Hfc usati nei condizionatori e nelle pompe di calore entro il 2029 e sostituirli con refrigeranti naturali, quali ammoniaca e propano. Non è solo un problema di tempistiche – “ci vorrebbero almeno 4-5 anni in più, quindi spostare l’obiettivo almeno al 2032”, spiega Di Prenda – ma il regolamento andrebbe a “cozzare” con quelli che sono le attuali leggi italiane: i divieti, infatti, si applicherebbero in contesti installativi al momento normati dal Codice di prevenzione incendi, che vieta sostanze facilmente infiammabili nei centri commerciali di superficie superiore ai 400 metri, negli ospedali, nei cinema. Le sostanze facilmente infiammabili vietate sono proprio il propano e l’ammoniaca, cioè quelli che l’Ue vorrebbe introdurre al posto dei gas Hfc.
“Poi c’è un problema anche nel settore residenziale”, continua Di Prenda, “dove anche se non c’è un Codice incendi bisogna comunque garantire che non si rischi l’accumulo di sostanze che possono portare a una combustione. Questi apparecchi devono rispettare distanze minime da fogne, porte e finestre: se diamo un’occhiata a come vengono oggi installati i nostri condizionatori, sarebbe difficile far andare d’accordo il nostro regolamento con quello europeo che si vorrebbe introdurre”.
In Italia, a differenza del nord Europa, sarebbe un problema
Ma perché altrove si possono installare liberamente condizionatori a propano e in Italia no? “Il nuovo regolamento europeo ricalca molto le usanze del nord Europa, dove ci sono meno restrizioni perché ci sono molti climatizzatori in meno rispetto al nostro territorio. È un fattore di clima e di numeri di apparecchi installati. E poi, mentre al nord ci sono molti sistemi centralizzati, i nostri contesti urbani sono costellati di impianti autonomi. Servirebbe un cambio culturale e non la vedo una strada praticabile in poco tempo”, conclude l’esperto.
Infine, c’è un paradosso da risolvere: il piano RePowerEu, la strategia energetica europea comune, prevede l’installazione sempre più massiccia di pompe di calore. Ma le pompe di calore, sebbene elettriche, utilizzano al loro interno anche gli F-Gas. Le pompe che stiamo installando in Italia, quindi, non sarebbero più a norma dopo il 2029, qualora il regolamento dovesse essere approvato.
Questo significa che quando si romperanno, ci sarà meno disponibilità di ricambi, che saranno generalmente più cari e quindi molte verranno sostituite, con un aggravio in più in termini economici per le famiglie. “Oggi, l’88 per cento delle pompe di calore installate in Italia usano idrofluorocarburi. Siamo tutti d’accordo nel decarbonizzare la nostra società, ma servono regolamenti più granulari, cioè che tengano in considerazione contesti ed esigenze diverse”.
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