Il mammifero più raro della fauna italiana sta per essere reintrodotto sulle alpi Giulie. Tra marzo e aprile inizieranno le operazioni di rilascio dei cinque individui di lince euroasiatica. I rilasci avranno luogo nella foresta di Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, punto strategico e zona di avvio in Italia dell’importante opera di conservazione realizzata dai progetti Ue Life lynx e Ulyca (Urgent lynx conservation action).
La lince è il mammifero più raro d’Italia
La lince euroasiatica (Lynx lynx) è una specie autoctona alpina, un super-predatore in cima alla catena alimentare ma fortemente a rischio di estinzione. Potremmo dire a rischio di re-estinzione, poiché già tra la fine del diciannovesimo e gli inizi del ventesimo secolo si era estinta. Le cause che l’hanno portata all’estinzione, come sempre, sono legate all’impatto antropico: la distruzione dell’habitat, la caccia alle specie di cui si nutriva (caprioli, camosci e cervi) e la caccia diretta, poiché considerata una specie nociva. Tuttavia, negli anni settanta sono iniziati i primi progetti di reintroduzione che hanno portato al suo ritorno. Attualmente sulle Alpi si stima una popolazione di circa duecento individui, principalmente sulle alpi svizzere e francesi, mentre sul territorio italiano si stimano circa 2-3 individui stanziali, uno in Trentino e i restanti in Friuli nel Tarvisiano, e qualche individuo non stanziale.
I progetti di reintroduzione della lince
Grazie ai diversi progetti di reintroduzione la lince è riuscita a riconquistare alcuni dei suoi territori, in particolare quelli in Svizzera, Slovenia e Austria. La crisi della popolazione però era dietro l’angolo a causa della povertà genetica. Come già accaduto, e accade spesso, in diverse popolazioni animali quando il numero di individui è molto basso aumenta il rischio di inbreeding, ovvero di consanguineità che, tra gli altri problemi, influisce notevolmente sulla fertilità. Di conseguenza sono iniziati, a partire dagli anni 2000, diversi progetti di ripopolamento e traslocazione di individui. Anche in Italia nel 2014 con il progetto Ulyca sono stati introdotti due individui svizzeri nella foresta di Tarvisio, con effetti benefici immediati sulla popolazione, tuttavia non abbastanza sufficienti.
Tornerà la #lince nelle #Alpi giulie Al via un progetto internazionale per rafforzare l'esigua popolazione in un'area storicamente abitata del felino: la foresta di #Tarvisio#Friulihttps://t.co/CwZq6dc5i7
Data la criticità della situazione è stato creato il progetto Ue Life Lynx con cinque paesi membri: Italia, Slovenia, Croazia, Romania Slovacchia – i primi tre riceventi gli altri due donatori. L’obiettivo è quello di svolgere l’attività di conservazione su larga scala senza vincoli amministrativi, politici e in maniera coordinata. L’Italia non essendo riuscita ad essere inserita nei progetti di traslocazione di Life Lynx ha realizzato il progetto parallelo Ulyca2, perfettamente integrato e coordinato con il progetto europeo, grazie al quale è stato possibile organizzare gli attuali rilasci dei cinque individui di lince. Una volta reinseriti gli individui saranno costantemente monitorati con l’ausilio di collari gps, fototrappole e analisi genetiche dei reperti trovati nell’area.
La foresta di Tarvisio
L’idea principale per la conservazione della lince è quella di riuscire a connettere tutte le sub-popolazioni sparse per l’Europa, riuscendo così a fornire una variabilità genetica e uno scambio genetico più elevato. In questo contesto quindi l’arco alpino è il tassello mancante, posto al centro dell’Europa, ben conservato e habitat perfetto per ospitare la lince. Un ruolo chiave lo gioca anche la foresta di Tarvisio, luogo indicato per i rilasci. Dal un punto di vista biogeografico si pone come spartiacque delle tre catene montuose alpine Alpi Giulie, Carniche e Caravanche, al confine tra Alpi e Balcani, risultando come il più importante corridoio faunistico delle Alpi.
Il ruolo ecologico della lince è molto importante poiché si pone al vertice della piramide alimentare, riuscire a far tornare questo splendido felino porterebbe giovamento non solo alla sua popolazione ma alla biodiversità e all’ecosistema, ad esempio controllando il numero di ungulati e di conseguenza riducendo il loro impatto sulle foreste e le coltivazioni.
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