
Secondo uno studio la dieta mediterranea è più efficace nel prevenire il ripetersi di eventi cardiovascolari rispetto a un’alimentazione a basso contenuto di grassi.
Secondo uno studio, un’alimentazione che include frequentemente cibi grassi e bevande zuccherate aumenta il rischio di morte cardiaca improvvisa, mentre la dieta mediterranea lo abbassa.
Cibi ricchi di grassi e condimenti, fritti e carni trasformate mettono a rischio la funzione del cuore. La tendenza è inversa, invece, nel caso di un’alimentazione basata sulla dieta mediterranea che include frutta e verdura, pesce, cereali integrali e legumi. Lo dice un’analisi pubblicata di recente sul Journal of the American Heart Association che ha esaminato, in particolare, l’associazione tra i modelli dietetici con il rischio di morte cardiaca improvvisa.
L’osservazione si è basata sui dati raccolti dallo studio Regards (Reasons for geographic and racial differences in stroke) volto a indagare eventuali relazioni tra la dieta e le malattie cardio e cerebrovascolari. Attraverso dei questionari sono state analizzate le abitudini alimentari (in particolare il consumo di 110 alimenti in un anno) di oltre 21 mila americani, uomini e donne, con 45 anni o più, mettendole in relazione con quanto emerso dai controlli sanitari effettuati con regolare frequenza.
Le conclusioni hanno mostrato un collegamento tra l’aumento del rischio di morte cardiaca improvvisa nelle persone che seguivano una dieta basata su cibi ricchi di grassi aggiunti, fritti, carni lavorate, bevande zuccherate. Si tratta del 46 per cento di rischio in più rispetto alle persone più lontane da questo tipo di alimentazione. I partecipanti allo studio che seguivano, invece, un’alimentazione aderente alla dieta mediterranea tradizionale avevano un rischio inferiore del 26 per cento di morte cardiaca improvvisa rispetto a quelli con la minore aderenza a questo stile alimentare. L’arresto cardiaco è causa di 350mila decessi l’anno negli Stati Uniti e di 50mila in Italia e rappresenta il 50 per cento di tutti i decessi per malattie cardiovascolari.
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