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Report di sostenibilità, le 10 cose che non possono mancare
Il report di sostenibilità, detto anche bilancio sociale, è quel documento con cui un’azienda rendiconta sulle sue iniziative e performance di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica). In altre parole, comunica le sue iniziative a tutela dell’ambiente, l’approccio che adotta nei confronti dei lavoratori, la sua relazione con il territorio e la comunità… Al momento non
Il report di sostenibilità, detto anche bilancio sociale, è quel documento con cui un’azienda rendiconta sulle sue iniziative e performance di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica). In altre parole, comunica le sue iniziative a tutela dell’ambiente, l’approccio che adotta nei confronti dei lavoratori, la sua relazione con il territorio e la comunità… Al momento non è obbligatorio, anche se lo diventerà dal 2017 per le aziende europee di interesse pubblico con almeno cinquecento dipendenti. Proprio perché (per ora) non è un obbligo di legge, non esistono requisiti vincolanti da rispettare: ogni azienda può scegliere l’approccio che preferisce. Ma come si scrive un report di sostenibilità? Ecco la nostra guida in dieci punti.
1. Scegliere le tematiche giuste su cui rendicontare
Prima di tutto bisogna scegliere i temi di cui si occuperà il bilancio sociale, che devono essere rilevanti per l’azienda e per tutti i suoi stakeholder di riferimento. Gli stakeholder non sono altro che tutti gli individui o organizzazioni con cui l’azienda, in un modo o nell’altro, entra in contatto: azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, autorità, giornalisti, comunità e associazioni sul territorio…
Questo processo, tutt’altro che banale, prende il nome di analisi di materialità ed è una e vera e propria consultazione interna ed esterna dei propri stakeholder, che va condotta tramite interviste, sondaggi, focus group.
2. Tenere conto degli aspetti ambientali, sociali ed economici
Sono ancora in troppi a confondere la sostenibilità con l’ecologia. Certamente questo pilastro è fondamentale, ma non bisogna mai dimenticare che la sostenibilità è un concetto a tre facce: ambientale, sociale e di governance. Da un lato, quindi, l’azienda potrebbe rendere conto delle fonti di energia che ha scelto, delle politiche di gestione e smaltimento dei rifiuti, dell’impronta idrica. L’aspetto sociale comprende le condizioni di lavoro dei dipendenti, la sicurezza sul luogo di lavoro, gli eventuali conflitti con la comunità locale. Nella categoria economica, o di governance, possono rientrare gli scandali legati a corruzione, controversie legali o paradisi fiscali, ma anche per esempio le politiche di acquisto, le caratteristiche del modello organizzativo.
3. Essere trasparenti, sempre
La parola chiave di qualsiasi bilancio di sostenibilità dev’essere sempre la stessa: trasparenza. Ciò significa che, quando si parla di ciò che è stato fatto, bisogna essere chiari, sinceri e documentati. Allo stesso modo, bisogna anche entrare nel merito dei risultati che l’azienda non è riuscita a raggiungere, spiegando il motivo. In gergo, questo principio si chiama “comply or explain”.
4. Sforzarsi di non essere autoreferenziali
Qualsiasi azienda ha sede in un territorio, dove lavora fianco a fianco con altre aziende, associazioni, comunità locali. Mentre porta avanti le sue attività ordinarie, il mondo attorno a lei continua a muoversi: vengono approvate nuove normative sul lavoro, i grandi della Terra discutono sul clima, le comunità locali costruiscono infrastrutture o eleggono un nuovo sindaco. Nel report di sostenibilità l’azienda deve cercare di non essere troppo autoreferenziale, sforzandosi di parlare del proprio ruolo nella realtà in cui opera, capendo qual è il suo posto in questo mondo che cambia.
5. Tirare fuori i numeri
Come ben sanno gli addetti ai lavori, il bilancio di esercizio di qualsiasi azienda contiene migliaia e migliaia di numeri, che possono essere verificati, testati e confrontati. Il report di sostenibilità, pur non essendo soggetto ai medesimi vincoli di legge, deve seguire lo stesso principio. Per ognuno degli obiettivi individuati nella fase iniziale, deve trovare e riportare quelli che in gergo tecnico si chiamano KPIs (key performance indicators), vale a dire indicatori numerici e obiettivi misurabili delle performance ottenute nel tempo. Quelli più in voga per la dimensione ambientale riguardano per esempio le emissioni di CO2eq, la produzioni di rifiuti e l’impronta idrica. Passando al lato della governance aziendale, si può rendicontare il numero di brevetti depositati durante l’anno, l’efficienza produttiva, la soddisfazione dei clienti. Il tasso di turnover dei dipendenti e il numero di ore di formazione erogate, invece, sono esempi di KPIs che riguardano aspetti di sostenibilità sociale.
6. Seguire linee guida esterne riconosciute, preferibilmente quelle del GRI
Il report di sostenibilità ideale segue alcune linee guida di reporting, che lo rendono credibile e confrontabile con quello di altre aziende. Le più celebri a livello internazionale sono quelle del GRI – Global Reporting Initiative: la prima, pionieristica versione è stata lanciata alla fine degli anni Novanta e l’ultimo rinnovo risale al mese di ottobre del 2016. Tra le 250 aziende più grandi al mondo, il 93 per cento pubblica un bilancio di sostenibilità e l’82 per cento di queste ultime si affida agli standard del GRI, che negli anni sono diventati sempre più completi e dettagliati.
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7. Far certificare il report di sostenibilità da un ente terzo
Per legge, le società quotate devono affidarsi a una società di revisione contabile, che passa al setaccio il loro bilancio d’esercizio per assicurarsi che tutti i dati inseriti siano corretti. Anche quando non sono quotate, spesso sono obbligate “de facto” a porsi al vaglio dei revisori, per garantirsi credibilità nei confronti di banche, amministrazioni pubbliche, interlocutori di vario genere. Perché non fare lo stesso anche con il report di sostenibilità? Esistono società specializzate che possono dare al report questo prezioso “bollino di garanzia”.
8. Non limitarsi a un documento statico, ma aggiornarlo di tanto in tanto
Il bilancio sociale, di norma, è un documento sintetico che viene pubblicato una volta all’anno e che rendiconta su cose passate. La sostenibilità, però, è un percorso in divenire a cui lavorano quotidianamente innumerevoli attori. Proprio per questo, sarebbe un peccato pubblicare il bilancio sociale per poi lasciarlo nel cassetto per i 365 giorni successivi. Un bilancio aggiornato periodicamente ha senza dubbio una marcia in più, perché è in grado di testimoniare i tanti traguardi, piccoli e grandi, raggiunti nel tempo.
9. Dare alle cifre una veste comprensibile e accattivante
Edifici a basso impatto ambientale, riciclaggio dei rifiuti, parità di genere, corsi di formazione, eventi in collaborazione con la comunità locale. Sono tutti argomenti dinamici, ricchi, suggestivi: perché ridurli a un monotono elenco di parole e cifre? Un bilancio sociale è anche un’opera di comunicazione e quindi deve risultare chiaro, comprensibile, accattivante, user-friendly. Per fortuna le tecnologie, unite alle competenze grafiche e comunicative, offrono tanti strumenti: piattaforme interattive, mini-siti, infografiche, presentazioni, video.
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10. Condividere!
Un report di sostenibilità serve innanzitutto all’azienda, per capire quali risultati ha raggiunto e a quali deve puntare l’anno successivo. Ma, se non esce dal perimetro degli uffici, il suo impatto finisce qui. Visto che il bilancio è scritto pensando a tutti gli stakeholder, vale la pena di coinvolgerli in prima persona, informarli e comunicare cosa è stato fatto per loro, per quale motivo e con quali risultati concreti. Il bilancio sociale, in questo modo, può diventare un vero e proprio strumento di engagement e partecipazione.
Foto in apertura © Matthias Tunger / Getty Images
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