10mila specie potrebbero sparire dalla foresta amazzonica: il 35 per cento della sua superficie è già stato disboscato o degradato, stando a uno studio monumentale.
Più di 8mila specie vegetali e 2.300 animali rischiano l’estinzione per colpa della distruzione messa in atto dagli esseri umani nella foresta amazzonica. Un ecosistema prezioso che sta inesorabilmente collassando: la deforestazione l’ha ridotto del 18 per cento, mentre un altro 17 per cento risulta comunque in condizioni di degrado. È quanto si legge nella bozza di uno degli studi più dettagliati della storia sul bacino amazzonico, anticipata dall’agenzia di stampa Reuters.
Il report, che si suddivide in 33 capitoli, è stato redatto dallo Science panel for the Amazon (Spa) e racchiude le ricerche di 200 scienziati provenienti da tutto il mondo. Attualmente rappresenta la fotografia più dettagliata dello stato di salute dell’Amazzonia, evidenziandone sia il ruolo fondamentale nella regolazione del clima sia i gravi rischi cui la stiamo sottoponendo.
La capacità della foresta di assorbire CO2 risulta compromessa
La deforestazione, che ha raggiunto un picco lo scorso anno, sta mettendo a rischio anche la capacità della foresta di assorbire anidride carbonica. Il suolo e gli alberi trattengono circa 200 miliardi di tonnellate di CO2, un valore che supera di cinque volte le emissioni annuali dell’intero Pianeta.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature il 14 luglio rivela però che alcune parti dell’Amazzonia stanno emettendo più carbonio di quello che riescono ad assorbire. La colpa non è solo degli incendi dolosi, ma anche dell’aumento del tasso di mortalità delle piante dovuto alla siccità e alle temperature in salita, specifica l’autrice principale Luciana Gatti.
— Thomson Reuters Foundation News (@TRF_Stories) July 15, 2021
Esiste soltanto una soluzione
L’unico modo per salvare uno degli ecosistemi più importanti che possediamo e le specie che ospita è, secondo la Spa, ridurre a zero la deforestazione. Non all’1, al 2 per cento. Allo zero. Parallelamente risulta indispensabile investire nel ripristino delle aree degradate. “C’è una finestra molto piccola per invertire la rotta. Il destino dell’Amazzonia è cruciale per la soluzione delle crisi globali”, commenta Mercedes Bustamante, professoressa dell’Università di Brasilia.
Il problema è che “al momento in America Latina non c’è la volontà politica per agire”, spiega Juan Manuel Santos, già presidente della Colombia. Paese che nel 2020 ha visto crescere la deforestazione dell’8 per cento, arrivando a divorarsi 171.685 ettari di vita. Eppure, la cosa forse più sorprendente è che tagliare alberi non è conveniente neppure per l’economia. L’agricoltura in Brasile, per esempio, sta morendo a causa della siccità. Siccità che dipende proprio dalla mancanza di verde. Quando ci renderemo conto che stiamo sbagliando tutto?
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
Alcune buone notizie e qualche passo indietro nelle misure previste dal nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri, in attesa del testo definitivo.