Il 27 novembre aprono le candidature per la seconda edizione di Women in Action, il programma di LifeGate Way dedicato all’imprenditoria femminile.
Reporter senza frontiere: 80 giornalisti morti e 348 imprigionati nel 2018
Il 2018 è stato un anno nero per i giornalisti. Nel bilancio di Reporter senza frontiere tutti i dati sono peggiorati rispetto ai dodici mesi precedenti.
Ottanta persone uccise, 348 imprigionate e 60 tenute in ostaggio. Le cifre del bilancio annuale di Reporter senza frontiere parlano di un anno nero per i giornalisti di tutto il mondo. Tanto da far concludere all’associazione che i numeri “traducono un’ondata di violenza inedita contro la categoria”.
“Un’ondata di violenza inedita contro i giornalisti”
I dati indicano infatti un netto aumento dei casi, nel 2018, rispetto all’anno precedente. In particolare, il numero di omicidi è risultato in crescita dell’8 per cento: gli 80 morti comprendono giornalisti professionisti, non professionisti e collaboratori. Considerando soltanto i primi, l’aumento è ancora più pesante: +15 per cento (63 uccisioni contro le 55 del 2017).
A total of 80 journalists were killed in 2018#Afghanistan ?? was the world’s deadliest country for journalists in 2018, with 15 killed. It was followed by : #Syria ?? with 11 killed,#Mexico ?? the deadliest country outside a conflict zone, with 9 journalists murdered in 2018 pic.twitter.com/s5zQuDdFU9
— RSF (@RSF_inter) 19 dicembre 2018
Reporter senza frontiere cita in particolare l’assassinio di Jamal Kashoggi, editorialista saudita ammazzato barbaramente il 2 ottobre all’interno del consolato di di Istanbul, in Turchia. Ma è stato ricordato anche il caso di Jan Kuciak, giornalista d’inchiesta assassinato in Slovacchia a soli 27 anni. Il 6 ottobre, poi, la reporter bulgara Viktoria Marinova è stata colpita alla testa, violentata e strangolata.
I social network moltiplicano l’odio diffuso da alcuni leader
“Le violenze contro i giornalisti – ha commentato Christophe Deloire, segretario generale dell’associazione – hanno raggiunto un livello mai visto. Tutti gli indicatori sono negativi. L’odio contro gli operatori dei media divulgato, a volte perfino rivendicato, da alcuni leader politici, religiosi o imprenditori senza scrupoli provoca delle conseguenze drammatiche. Moltiplicati all’ennesima potenza dai social network, che in questo senso hanno una pesante responsabilità, questi sentimenti trasformano in legittime le violenze. E indeboliscono, giorno dopo giorno, il giornalismo e la democrazia”.
A livello geografico, è l’Afghanistan quest’anno ad essere risultato il paese più pericoloso per i giornalisti, con 15 morti. Al secondo posto la Siria (11), quindi il Messico (9). Nella lista delle nazioni maggiormente a rischio sono inoltre entrati gli Stati Uniti, dopo la sparatoria alla redazione della Capitol Gazette.
60 giornalisti in ostaggio, quasi tutti in Medio Oriente
Per quanto riguarda i giornalisti detenuti per il loro lavoro, poi, il dato è passato dai 326 del 2017 ai 348 di quest’anno. La quota più alta è in Cina, dove sono 60 i reporter imprigionati. Le altre nazioni nelle quali è più difficile esercitare la professione sono Iran, Arabia Saudita, Egitto e Turchia.
I reporter tenuti in ostaggio, infine, sono passati dai 54 del 2017 agli attuali 60. La quasi totalità dei casi è concentrata in Medio Oriente (Siria, Iraq e Yemen). A loro si aggiunge Stanislav Asseiev, giornalista ucraino da mesi nelle mani dell’autoproclamata “Repubblica popolare di Donetsk”, le cui autorità lo accusano di essere una spia. Altri tre giornalisti sono scomparsi in America Latina e in Russia.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Nel 2023 sono state uccise 85mila donne nel mondo: nel 60 per cento dei casi, il colpevole era il partner o un membro della famiglia.
Un gruppo di studenti universitari ha raggiunto la città di Kaifeng l’8 novembre dopo cinque ore di viaggio in sella a biciclette in sharing
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
Più di cento calciatrici hanno inviato una lettera alla Fifa per chiedere di interrompere la sponsorizzazione con la Saudi Aramco
Da questo autunno 7.000 nuovi studenti di San Diego sosterranno corsi che includono una quota di tematiche riservate al clima.
Dopo la non convalida dei trattenimenti dei 12 migranti di Egitto e Bangladesh, l’elenco dei Paesi sicuri viene definito per legge.
La “liana delle anime” è un decotto della medicina indigena dell’Amazzonia che può alterare lo stato psichico di chi la assume, e per questo affascina milioni di persone nel mondo.
Tra le 1.757 barche iscritte alla Barcolana di Trieste, la regata più partecipata del mondo, ce n’era una che gareggiava per Emergency.