L’ambasciata brasiliana nel Regno Unito avrebbe detto ai familiari del giornalista scomparso di aver ritrovato i due corpi.
La polizia brasiliana non conferma il ritrovamento, tantomeno che siano resti di Dom Phillips e Bruno Araújo Pereira.
I nativi brasiliani hanno manifestato contro la violenza del governo Bolsonaro.
Dom Phillips, giornalista, e Bruno Araújo Pereira, avvocato e attivista per i popoli indigeni, sono scomparsi in Brasile il 5 giugno. Di recente, sono arrivate notizie contrastanti sul loro ritrovamento. Secondo quanto riportato dalla Bbc, l’ambasciata brasiliana del Regno Unito avrebbe informato la famiglia del giornalista circa il ritrovamento dei due cadaveri legati a un albero.
Subito dopo è arrivata la smentita da parte della polizia brasiliana che dice di aver trovato effetti personali dei due uomini e “solo” del materiale biologico, ora sottoposto ai test di laboratorio per l’identificazione, ma di non aver rinvenuto alcun corpo.
La notizia arriva dall’ambasciata del Brasile del Regno Unito
Non è ancora chiaro, quindi, cosa sia successo e se Phillips e Pereira siano effettivamente stati uccisi. L’associazione indigena della regione Univaja, che per prima ha allertato le autorità a proposito della scomparsa, ha confermato la versione della polizia.
Ma parlando alla Bbc, il cognato di Dom Phillips, Paul Sherwood, ha ribadito di aver ricevuto una telefonata lunedì 13 giugno da un ufficiale di collegamento presso l’ambasciata brasiliana. Al signor Sherwood avrebbero detto, in un inglese comprensibile, che erano stati trovati due corpi e che l’ambasciata stava informando la famiglia prima che la stampa lo scoprisse.
I timori relativi alla morte dei due uomini non sono infondati. Pereira era stato minacciato (per l’ennesima volta) pochi giorni prima della scomparsa, per aver condotto una campagna contro la pesca illegale nella zona. Anche Phillips, collaboratore del Guardian e di altre testate internazionali, era stato minacciato per i suoi articoli dedicati alle minacce subite dai popoli indigeni da parte dei tagliatori di legna e dei minatori illegali.
Nella regione di Univaja sono scomparsi più di 6.300 indigeni, provenienti da più di 20 gruppi diversi. “È stato fatto del male a Dom Phillips e a Bruno Pereira”, è stato il commento del presidente Bolsonaro, accusato di ecocidio, genocidio e crimini contro l’umanità da parte dei nativi brasiliani.
Manifestazioni contro la violenza del governo Bolsonaro
Dopo il commento del leader di estrema destra del Brasile, centinaia di manifestanti indigeni hanno marciato attraverso Atalaia do Norte, la città sul fiume da cui Phillips e Pereira sono partiti il 2 giugno per quello che doveva essere un viaggio per raccogliere informazioni di quattro giorni.
Portando lance, indossando abiti tradizionali e cantando nella loro lingua madre, i manifestanti hanno marciato per chiedere giustizia e denunciare lo storico assalto all’ambiente del Brasile e alle terre indigene che si è svolto da quando Bolsonaro ha preso il potere nel 2019.
Nel frattempo, è stata lanciata una campagna di raccolta fondi per aiutare i familiari dei due scomparsi a sostenere le spese della ricerca.
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A sostenerlo sono otto organizzazioni in difesa dei diritti umani. Il presidente Bolsonaro è accusato di non difendere le popolazioni indigene in Brasile.
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