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Rethink!, il festival sul design dei servizi torna e si trasforma
Si svolgerà online dal 16 al 20 giugno la terza edizione di Rethink! Service design stories, il festival di POLI.design – Politecnico di Milano.
Andare incontro alla transizione, riprogettando la nostra quotidianità e trovando nuovi equilibri tra la trasformazione sociale in atto e il concetto di sostenibilità nel suo senso più ampio. È questa la sfida affidata ai service designer dei nostri giorni e, insieme, lo spunto che darà vita alla terza edizione di Rethink! Service design stories, il primo festival italiano dedicato al design dei servizi e all’innovazione.
A promuoverlo, in collaborazione con Fuorisalone e in partnership con LifeGate, sono nomi di eccellenza internazionale: POLI.design – Politecnico di Milano e la sua fucina di ricerca e innovazione Service innovation academy. Veri e propri connettori e aggregatori di risorse e competenze, queste realtà fungono da cerniera nell’ecosistema del design internazionale, mettendo in comunicazione diretta giovani laureati, professionisti, imprese e pubblica amministrazione.
Una competenza ora messa a disposizione anche attraverso questa nuova edizione di Rethink!, in programma dal 16 al 20 giugno per la prima volta in formato completamente digitale.
Service design, cos’è e perché è così importante
Se l’idea di progettare spazi, oggetti o strumenti ci è più familiare, quella di progettare un servizio lo è di meno. Eppure il service design è un’attività che, in un modo o nell’altro, ci riguarda tutti e, nella maggior parte dei casi, ci semplifica la vita. A spiegarcelo è Beatrice Villari, professore associato al Dipartimento di Design del Politecnico di Milano e codirettore di Rethink!
“L’approccio che contraddistingue la progettazione di un servizio è quello che mette al centro l’utente finale, quindi chi usa i servizi. Il service design è intersettoriale e si può applicare a tutti i prodotti e a tutti gli ambiti, sia pubblici che privati, dal farmaceutico, al bancario, al sociale, dall’educazione fino allo spazio cosmico, come vedremo nel programma del Festival, sempre con l’idea che ci sia un fruitore con bisogni specifici”.
È facile dunque intuire la vastità e la complessità delle possibili applicazioni per chi svolge questa professione.
“Il compito di un service designer è progettare un’esperienza totale. Ciò significa ideare tutti gli elementi necessari a rendere il servizio sostenibile dal punto di vista sociale, economico, ambientale e dell’organizzazione”.
Un esempio classico e molto attuale di service design riguarda la mobilità condivisa. “In questo ambito, quello che un service design fa”, spiega Villari, “è progettare l’idea stessa del servizio, pensare a quali veicoli condividere, a come l’utente dovrà interfacciarsi e a quale sarà il tipo di esperienza, fisica e digitale, che farà. Si pensi alla differenza tra condividere un monopattino o un’auto, e su scala più ampia, come questi servizi in sharing possano essere messi in connessione con gli altri sistemi di mobilità pubblica e privata per facilitare gli spostamenti brevi o lunghi che siano”. Un ruolo, quello del service designer, che va ben al di là di mere competenze tecniche, e che chiede piuttosto una grande dose di intuitività, creatività e coscienza sociale.
“Quello che ci viene chiesto è di captare i segnali della società per trasformarli in domande di progetto. Oggi, per esempio, il tema della crisi ambientale è uno di quelli che un designer non può più non considerare”.
Progettare la transizione, il tema di Rethink! 2020
Proporre e condividere risposte ai cambiamenti repentini che stanno attraversando questo preciso momento storico. Ripensare (“rethink” appunto) al futuro, alle nostre pratiche, ai nostri modelli di innovazione e al nostro modo di lavorare. Questo il focus profeticamente scelto dagli organizzatori per la terza edizione di Rethink! Un tema reso, significativamente, in forma interrogativa: Designing transitions. May service design be radical?
“Il tema è stato scelto in tempi non sospetti, prima dell’emergenza sanitaria”, racconta Beatrice Villari. “Lo scorso settembre ci siamo accorti di essere immersi in un momento di transizione importante. L’ondata generata da Greta Thunberg era ormai diventata molto visibile e il tema della transizione ci sembrava particolarmente rappresentativo per questo momento storico”. Da questa intuizione sono nati e hanno preso il largo gli spunti e le proposte per il festival, che, facendo di necessità virtù, ha traslocato online. Ad animarlo saranno ospiti ed esperti provenienti da tutto il mondo, chiamati a confrontarsi sulla necessità di ripensare i modelli produttivi attuali, nell’ottica di un’economia sempre più circolare e basata sulla collaborazione.
Nuove pratiche per nuovi scenari
La domanda inserita nel titolo “Il service design può essere radicale?” pone l’accento sulla sfida che i progettisti di oggi sono chiamati ad affrontare e sul modo con cui accompagnare tale transizione, in una dicotomia che considera un approccio mentale radicale e globale o incrementale e su piccola scala. Un modo per dire che ogni progetto può rappresentare una valida risposta e che tutte le case history condivise dagli speaker offriranno punti di vista, esempi e riflessioni scaturite dalla pratica, come spiega il codirettore:
“Il senso del festival è ragionare insieme e, attraverso la narrazione di storie e pratiche particolari, porre nuove domande e proporre scenari che mostrano soluzioni concrete”.
Storie e live, il programma di Rethink!
L’emergenza dettata dal Covid-19 ha costretto il festival a trasferirsi online. Un imprevisto che si è trasformato in preziosa opportunità. “Il passaggio online ci ha permesso di implementare l’idea di festival con cui era nato Rethink! e di renderlo più fruibile”, prosegue Beatrice. L’intero palinsesto sarà infatti trasmesso gratuitamente sul sito www.fuorisalone.tv e alternerà Live streams – interventi in diretta – e Stories on demand – interviste brevi accessibili per tutta la durata del festival e oltre.
Per cinque giorni, dal 16 al 20 giugno, saranno chiamati a raccolta professionisti, ricercatori, studenti e appassionati interessati a riflettere su come riprogettare l’impresa e la società. Il taglio non è quello di un festival accademico, “ma di un evento divulgativo, dedicato a tutti coloro che si occupano di innovazione e servizio sia nel settore pubblico che privato. Insieme ad ospiti internazionali si condivideranno delle storie, per trovare un filo conduttore per capire come implementare nuove soluzioni di servizio che rendano questo mondo più vivibile”.
Le Stories on demand proporranno i racconti di pratiche concrete provenienti prevalentemente dal mondo delle start up e delle imprese, che illustreranno cosa significa progettare la transizione dal proprio punto di vista. Saranno raccontate in italiano e sottotitolate in inglese.
Le storie saranno tutte visibili su Fuorisalone.it
I Live streams saranno quattro appuntamenti in diretta a orari precisi, che daranno spazio a quattro keynote speaker di rilevanza internazionale, che si connetteranno dall’Europa e dall’America. I live offriranno punti di vista più trasversali, ma sempre attraverso pratiche concrete. “Si parlerà di cosa significa progettare il cambiamento in quattro ambiti diversi: per la complessità; all’interno delle istituzioni pubbliche, o quando si parla di leadership all’interno delle organizzazioni o, ancora, usando l’arte contemporanea, e in particolare l’arte digitale, come supporto al progetto”.
Anche i live streams saranno tutti visibili su Fuorisalone.it
Per chi non potrà seguirli in diretta nessun problema: una volta concluso il festival tutti i contenuti saranno messi a disposizione anche sul sito www.rethinkfestival.it e sui canali social di Rethink!
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