Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
In Italia solo il 43% della plastica raccolta viene riciclato
Oltre la metà dei rifiuti in plastica finisce ancora nei termovalorizzatori e nelle discariche. L’appello di Greenpeace: va ridotto subito il ricorso all’usa e getta.
Ne differenziamo tanta, ma ne ricicliamo ancora poca. E in mancanza di politiche risolutive che agiscano alla radice del problema, la plastica continuerà ad essere una grave minaccia per l’ambiente. Il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica (Corepla) evidenzia che, nonostante l’impegno profuso dai cittadini italiani, il riciclo di questo materiale è ancora un affare complesso: solo il 43,5 per cento viene realmente trasformato in nuovi oggetti – peraltro di qualità spesso inferiore rispetto a quelli originali – mentre il 40 per cento finisce nei termovalorizzatori per la produzione di energia e il 16,5 per cento addirittura in discarica.
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L’Italia è un paese virtuoso
Eppure negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante sul fronte della raccolta differenziata: con una percentuale di recupero dei rifiuti che sfiora l’80 per cento, contendiamo alla Germania il primato europeo nel settore.
Per quanto riguarda i materiali polimerici, basti pensare che nel 1998 si raccoglievano 1,8 chili per abitante, mentre oggi siamo arrivati a circa 18 chili per cittadino: tra il 2015 e il 2017 gli imballaggi in plastica avviati al recupero sono cresciuti in modo esponenziale (+64 per cento), con un beneficio economico di oltre 2 miliardi di euro per la materia prima non consumata, per la produzione di energia e per il risparmio di emissioni di CO2.
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Lo scorso anno la quantità di plastica messa in commercio è aumentata del 2,3 per cento, ma la raccolta è cresciuta del 14 per cento. Come avviene in altri paesi del Vecchio continente, però, fatichiamo a dare una seconda vita a quest’ingente mole di materiali.
Delle festività natalizie vi sono rimasti soltanto i panettoni? ? Una volta terminati, ricordatevi di differenziare in modo corretto tutti gli imballaggi ?! @conai @Corepla_Riciclo @comieco @assoambiente @PianetaIdee pic.twitter.com/ou2oi2HwKl
— Acea Ricicla (@acearegoladarte) 12 gennaio 2019
Le problematiche da superare
Al di là di un impegno e di una consapevolezza sempre maggiori, i cittadini continuano a commettere degli errori: la raccolta differenziata della plastica riguarda solo bottiglie, sacchetti, piatti e bicchieri, e non altri materiali polimerici che vanno smaltiti nell’indifferenziata come giocattoli, palloni, pennarelli e ciabatte. Ma i veri nodi della questione sono a monte e a valle: da un lato, è necessario un maggiore impegno da parte dei produttori nell’utilizzo di plastiche riciclabili, in modo che una volta arrivati a fine uso gli oggetti possano essere più facilmente riciclati; dall’altro bisogna incrementare il numero di impianti di trattamento, perché quelli attuali non sono in grado di gestire l’enorme mole di scarti prodotti dai cittadini.
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Il bando cinese e il rapporto Greenpeace
Negli ultimi mesi, ad aggravare ulteriormente la situazione è stato il bando cinese per l’importazione di questo tipo di rifiuti. Anche se, come emerge dal rapporto “Plastica: il riciclo non basta. Produzione, immissione al consumo e riciclo della plastica in Italia”, redatto dalla Scuola agraria del parco di Monza per conto di Greenpeace, i volumi che l’Italia ha esportato in Cina nel 2017 – pari a poco più di 40mila tonnellate – sono di gran lunga inferiori a quelli di altre nazioni come Stati Uniti, Giappone e Germania.
Lo studio evidenzia come sia possibile immaginare in Italia un ulteriore incremento del tasso di riciclo degli imballaggi in plastica, ma per colmare le enormi differenze tra i quantitativi immessi al consumo e quelli effettivamente riciclati sono necessari interventi netti che agiscano alla radice del problema. E la strada da percorrere è praticamente obbligata: va ridotto drasticamente e con urgenza il ricorso alla plastica monouso, riprogettando gli imballaggi nella direzione della durevolezza e della riusabilità, prima ancora della riciclabilità. Ai cittadini si chiede di differenziare sempre di più e sempre meglio, ma solo in questo modo si riuscirà a valorizzare appieno il loro impegno.
Foto di apertura © Chris Stowers/Afp/Getty Images
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