Riciclo dei pannolini. A Treviso il primo impianto di trattamento al mondo
A Treviso un è attivo un impianto per il riciclo dei pannolini. Foto Ingimage
Fino ad oggi si trattava di uno dei rifiuti più difficili da trattare. Una vera scommessa, perché per i pannolini e i vari prodotti assorbenti altro non c’era che la discarica o l’incenerimento. Ora, dopo 9 anni di lavoro e vari test, la tecnologia per il riciclo dei pannolini è realtà e pienamente operativa. A
A Treviso un è attivo un impianto per il riciclo dei pannolini. Foto Ingimage
Fino ad oggi si trattava di uno dei rifiuti più difficili da trattare. Una vera scommessa, perché per i pannolini e i vari prodotti assorbenti altro non c’era che la discarica o l’incenerimento. Ora, dopo 9 anni di lavoro e vari test, la tecnologia per il riciclo dei pannolini è realtà e pienamente operativa.
A Lovadina di Spresiano, in provincia di Treviso, è stata infatti inaugurato il primo impianto al mondo in grado di riciclare i materiali che compongono i pannolini per bambini, per l’incontinenza e gli assorbenti igienici. Il progetto, nato dalla collaborazione tra Fater Spa – fondata a sua volta da Procter & Gamble ed il Gruppo Angelini – e il gruppo Contarina Spa che ospita l’impianto, prevede la raccolta differenziata dei rifiuti, la loro lavorazione e la produzione in loco di materia prima seconda, pronta per essere immessa sul mercato.
Un impianto da 10mila tonnellate l’anno
A regime l’impianto potrà trattare 10mila tonnellate di rifiuti l’anno, servendo un bacino di utenza di circa 1 milione di abitanti. “Nei casi in cui si raggiungono grosse percentuali di raccolta differenziata, ci si è resi conto che la percentuale di rifiuti assorbenti cresce dal 3 per cento al 20 per cento”, spiega l’ingegner Marcello Somma, direttore associato Fater AHP-Recycling Bu e inventore del processo. “Per questo motivo si è voluto raccogliere i pannolini usati, perché oggi questo è l’ostacolo più grande per raggiungere ulteriori traguardi nella raccolta differenziata”.
Per ogni tonnellata di prodotti assorbenti trattati, si ricavano 300 chilogrammi di materia prima seconda, composta per il 50 per cento da cellulosa, per il 25 per cento plastica e per il restante 25 per cento altri polimeri super assorbenti. Non solo perché come spiega Somma “per ogni tonnellata di prodotto creiamo 3,5 volte l’occupazione impiegata in un inceneritore”. Un valore quindi economico, sociale ed ambientale.
La raccolta dei pannolini ha senso dunque se entra come parte integrante di una raccolta differenziata spinta, dove le percentuali superano almeno il 70 per cento. Come appunto avviene nei 50 Comuni del Consorzio Priula, nel trevigiano. Qui i cittadini, ma anche gli ospedali, le case di riposo e gli asili nido, possono richiedere la raccolta differenziata dei pannolini, che saranno raccolti separatamente, come avviene con la carta o il vetro. A quel punto il rifiuto raccolto viene trasportato al centro di raccolta, dove è trattato e sterilizzato all’interno di un autoclave. Qui il processo fisico permette di non alterare la qualità delle fibre e dei polimeri plastici. Successivamente, tramite processi esclusivamente meccanici, vengono separati i tre materiali che compongono il pannolino: fibre di cellulosa, polimeri plastici colorati e polimeri superassorbenti, che ritorneranno nel ciclo industriale.
“È un fondamentale passo in avanti nella sfida che ci siamo posti di riciclare il non–riciclabile: passaggio importante per l’attuazione progressiva di un’economia circolare basata su progetti e iniziative concrete”, ha dichiarato Franco Zanata, presidente di Contarina. “Questo innovativo impianto testimonia l’eccellenza del made in Italy nel settore green”.
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