Dall’incontro tra la filosofia indiana con il taoismo e con la mentalità cinese, pragmatica e intrisa di confucianesimo, nasce un percorso spirituale in cui la compassione si eleva allo stesso livello della sapienza.
Riconoscere l’interdipendenza
Studiando il fenomeno del Sostegno che insegna la via dell’Etere, l’Umano realizza l’Interdipendenza di ogni cosa.
Interdipendenza è “dipendenza tra – inter”. Nello scambio,
nell’integrazione, nell’unirsi e nel ri-unirsi di tutte le singole
parti, le singole unità, l’essere umano comprende che ogni
cosa, sul pianeta, dipende profondamente una dall’altra, che a
è separato, che a può essere autonomo.
Umano allora è colui che, studiando il sostegno che insegna
l’Etere, realizza di essere profondamente dipendente da ciò
che lo circonda e che ciò che lo circonda dipende
profondamente da lui.
L’Etere, come quinto elemento, gode della natura di tutte le
quattro Vie precedenti, che già sono interdipendenti fra
loro. La quinta via sostiene la fertilità della Terra,
l’adattabilità dell’Acqua, il calore del Fuoco, la
trasparenza dell’Aria e il suo sostegno si realizza attraverso il
sentire quel legame di fondo dal quale non ci si può
sottrarre.
Percepire questo legame significa sentire che, a volte, è
più saggio sospendere il giudizio: l’interdipendenza,
infatti, si manifesta anche attraverso l’opposizione, il contrasto.
Il che non vuol dire essere piatti, acritici ma, piuttosto,
significa sostenere la critica con la consapevolezza che, in
realtà tutto, anche gli opposti, hanno un fondamento comune,
sono nutriti da un’unica “terra”. Non è poco realizzare
questo in profondità.
Io fluisco in ciò che mi circonda e ciò che mi
circonda sostiene e permette questo mio fluire, sia nella sua
“positività” che nella sua “negatività”. Questo in
natura è più evidente: noi dipendiamo dalla
fotosintesi clorofilliana, quindi dipendiamo dal popolo più
antico del pianeta, gli alberi. E se dipendiamo dagli alberi,
dobbiamo portare molto rispetto anche al popolo dei minerali che
sostiene gli alberi, nutrendoli con i sali minerali.
Come umani, siamo la specie più giovane e per questo
dipendiamo da popoli più arcaici, che sono i nostri maestri.
Per noi non sono un “optional”. Dipendiamo profondamente dal popolo
degli animali; tuttavia gli animali non dipendono da noi, almeno in
natura. Lo sono solo in quanto l’uomo si è autonomamente
arrogato un potere decisivo sulla loro vita, sulla loro storia,
anche delle singole specie.
L’uomo ne determina a volte l’esistenza o la scomparsa, la
trasformazione. Egli “gioca” con essi: crea il vitello con le
orecchie del maiale, il coniglio con le corna del bue. Fa, senza
chiedere. Non cerca il permesso, non chiede scusa e, soprattutto,
non ringrazia. Non dipendono molto da noi, gli altri popoli: noi
invece dipendiamo completamente da loro.
Se l’essere umano matura in sé la coscienza di questa
universale interdipendenza, allora potrà realizzare che, in
questo senso, “dipendere” non equivale a esser schiavi ma a
divenire liberi. “Ricevere sostegno” non è subirlo, come
imporre a qualcuno di mangiare. Sentirsi così dipendenti
è sentirsi profondamente vicini, nello scambiarsi la propria
energia, i propri pensieri, il proprio sentimento.
Compreso e interiorizzato il sostegno e realizzata
l’interdipendenza di ogni cosa, l’Umano incontra un’altra
esperienza, l’Equilibrio, che lo porta a divenire Umano
Evoluto.
Loredana Filippi
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