Rider, fattorini, addetti alle consegne, delivery: i nomi per definirli sono molti, ma non bisogna dimenticare che si tratta di lavoratori a tutti gli effetti. Lo rimarca una sentenza dello scorso mese di ottobre, del giudice delle udienze preliminari Teresa De Pascale del tribunale di Milano, che ha condannato per caporalato a 3 anni e 8 mesi Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione Flash Road City e Frc srl che si occupavano di assumere i rider per conto di Uber Eats. Dalle indagini della Guarda di Finanza milanese si evince che i fattorini venivano sfruttati e sottopagati. Ora, i 44 lavoratori che si erano costituti parte civile riceveranno 10mila euro di risarcimento ciascuno, mentre la categoria festeggia un atteso avvicinamento a migliori condizioni di lavoro.
#BuoneNotizie#Italia Per la prima volta, un tribunale ha emesso una condanna per sfruttamento nei confronti dei rider a Milano, condannando per #caporalato a tre anni e otto mesi di reclusione uno dei responsabili delle società di intermediazione
“La società (Flash Road City, ndr) forniva per conto di Uber Eats corrieri migranti a basso costo, tenuti ad un regime di totale ricatto e di schiavitù, contando sul fatto che i lavoratori fossero in stato di bisogno, lavoratori provenienti per lo più da paesi africani e dal Sud Est asiatico”, si legge in un commento della pagina Facebook di Deliverance Milano, rete di supporto a sostegno dei rider che già in passato ha fornito assistenza legale ai fattorini. È probabile che in seguito alla diffusione della notizia altri rider si costituiscano parte civile.
A luglio la giudice De Pascale aveva mandato a processo Gloria Bresciani, ex manager di Uber in Italia, anche lei accusata di caporalato sui fattorini. Era stato invocato il commissariamento per la società fondata negli Stati Uniti, poi revocato a seguito di nuove misure virtuose e maggiormente sostenibili intraprese da Uber. Ciò non è successo per le aziende intermediare, cui sono state sequestrati 500mila euro in contanti che andranno a formare il risarcimento ai rider.
Successo in aula per i ciclofattorini
“In attesa delle motivazioni della prima sentenza di condanna relativa a intermediazione e grave sfruttamento dei rider delle società di appalto del gruppo Uber Eats, riteniamo importante che il Gup abbia riconosciuto risarcimenti alle parti civili, in primis i rider e anche la Camera del lavoro di Milano. Un risultato possibile grazie alla legge 199/2016, fortemente sostenuta dalla Cgil”. È quanto dichiarano Cgil nazionale e Cdl di Milano, in seguito alle condanne comminate dal Giudice dell’udienza preliminare di Milano. Oltre a Moltini, altre due persone sono state accusate per reati fiscali.
Dalle indagini preliminari portate avanti dalla Guardia di Finanza, si possono conoscere le condizioni di lavoro imposte ai rider. Paghe di 3 euro e cinquanta a cottimo, spostamenti in qualsiasi condizione climatica e nessun accesso alle mance: i fattorini venivano sfruttati dai datori di lavoro delle società interinali. Con queste motivazioni è arrivata la condanna per caporalato, fenomeno di solito associato ai lavoratori illegali in agricoltura che però ha trovato un nuovo significato in un mestiere moderno. I rider, così come gli autisti di Uber e altre compagnie simili, sono i simboli della gig-economy, sistema economico pensato per lavori occasionali e saltuari che però non rispetta le condizioni di chi fa questi mestieri, e sono la maggior parte, in modo fisso e per mantenersi. La sentenza di Milano segna un primo passo verso maggiori diritti per chi fa le consegne. La strada per essere riconosciuti dipendenti a tutti gli effetti è però ancora lunga, forse persino più difficile di quella che molti rider attraversano in una giornata di consegne.
Negli ultimi mesi in Sardegna ci sono stati incendi e sabotaggi, molte fake news e spazi occupati, ma si è dato meno spazio alla vera questione: la democratizzazione degli impianti rinnovabili.
2 novembre 2001. Trent’anni di disastri ambientali. Dieci anni di indagini. Tre anni e mezzo di processo, processioni di vittime. Spazzati via in 5 minuti, il tempo di leggere la sentenza d’assoluzione, insieme alle speranze di una giusta rivalsa.