I dati emersi dall’ultimo rapporto Ismea, l’ente pubblico che analizza il mercato agro-alimentare, ci obbligano a riflettere sul costo del cibo e su come buona parte del prezzo pagato non arrivi agli agricoltori.
Pesticidi. “La riduzione dell’uso nella Ue è misurata con indicatori ingannevoli”
La denuncia delle ong ambientaliste e del movimento biologico che chiedono nuovi strumenti per raggiungere il dimezzamento dei pesticidi.
- La misurazione della riduzione dei pesticidi nell’Unione europea si basa su diversi indicatori.
- Tra questi, l’indicatore HRI1, secondo le ong ambientaliste e il movimento biologico, sarebbe ingannevole e discriminerebbe l’agricoltura bio.
- La richiesta è quella di utilizzare un altro indicatore per raggiungere l’obiettivo Ue di dimezzamento dei pesticidi entro il 2030.
L’Unione europea vuole dimezzare l’uso dei pesticidi entro il 2030, ma la misurazione dei progressi verso questo obiettivo si baserebbe su indicatori ingannevoli che non tengono conto dell’effettivo grado di tossicità delle sostanze e che discriminano l’agricoltura biologica. La denuncia arriva dai promotori della campagna europea Save bees and farmers insieme con Pan Europe, Ifoam Organics Europe e Global 2000.
Sostanze naturali vs pesticidi tossici: l’indicatore non tiene conto della differenza
Sotto accusa è, nello specifico, l’indicatore di rischio armonizzato 1 (HRI-1), adottato dalla Ue nel 2019 e da sempre contestato da Pan Europe oltre che giudicato migliorabile dalla Corte dei conti europea, poiché l’indicatore rileverebbe una riduzione di pesticidi dovuta in realtà a a un calo delle vendite di sostanze non più approvate e non a una effettiva diminuzione dell’uso di pesticidi.
Inoltre, secondo un documento di Global 2000, l’HRI-1 sopravvaluterebbe il rischio delle sostanze naturali utilizzate nell’agricoltura biologica rispetto alle sostanze sintetiche. Ad esempio, l’HRI-1 misura un rischio maggiore dell’800 per cento per una singola applicazione di bicarbonato di potassio – un fungicida naturale classificato dalla Commissione europea come sostanza attiva a basso rischio – rispetto al difenoconazolo, un fungicida sintetico con proprietà tossiche.
“Uno dei principali equivoci dell’HRI-1 è che stabilisce la causalità tra la quantità di pesticidi utilizzati e il rischio che ne deriva, ignorando in larga misura le differenze esistenti in termini di tossicità e di superficie trattata”, ha spiegato Helmut Burtscher-Schaden, biochimico specializzato in pesticidi e consulente di Global 2000. “L’indicatore attribuirebbe esattamente lo stesso rischio a un chilogrammo di sabbia di quarzo, sufficiente a proteggere cinque alberi dal rosicchiamento degli animali selvatici, e a un chilogrammo di insetticida piretroide, sufficiente a uccidere ogni insetto vivente su 200 ettari”.
“Fare affidamento su un indicatore fuorviante per misurare la riduzione dei pesticidi è inefficace e ingiusto per gli agricoltori biologici che sono quelli che si sforzano di trovare alternative ai pesticidi sintetici tossici”, ha dichiarato Eric Gall di Ifoam Organics Europe. “È inoltre in contraddizione con l’obiettivo dell’Ue di raggiungere il 25 per cento di superficie agricola biologica entro il 2030”. “Gli Stati membri devono smettere di ritardare le azioni per ridurre i pesticidi tossici”, ha aggiunto Martin Dermine di Pan Europe.
Un altro indicatore è possibile: la richiesta di inserirlo nel nuovo regolamento sui pesticidi
Le ong ambientali e il movimento biologico europeo spiegano anche che è possibile utilizzare un indicatore migliore che non discrimini le sostanze organiche e chiedono di includerlo nella proposta di revisione del regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi che sarà presentata il 22 giugno così da attuare un cambiamento drastico verso un’agricoltura senza chimica e basata sulla salute dei suoli e della biodiversità.
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