Agricoltura tra Green deal e Pac: cosa propongono i partiti politici candidati alle elezioni europee
Pesticidi, ogm, Pac e sostenibilità ambientale: un’analisi dei manifesti politici sull’agricoltura in vista delle prossime elezioni europee.
Il Consiglio europeo ha dato il via libera alla riforma mirata della Pac concedendo agli agricoltori flessibilità e deroghe sugli obblighi ambientali.
È arrivato il 13 maggio il via libera definitivo alla riforma mirata della Politica agricola comune (Pac). I Paesi membri dell’Unione europea riuniti nel Consiglio hanno votato a favore (ad eccezione della Germania che si è astenuta) di alcune modifiche alla Pac in vigore dal 2023 e valida fino al 2027. La riforma giunge in tempi rapidissimi – due mesi – in seguito a una proposta della Commissione europea per rispondere alle proteste degli agricoltori di inizio anno con l’obiettivo di “una semplificazione, di una riduzione degli oneri amministrativi e di una maggiore flessibilità nel rispettare alcune condizionalità ambientali”.
“Abbiamo ascoltato i nostri agricoltori e siamo intervenuti rapidamente per rispondere alle loro preoccupazioni, in questo momento in cui devono far fronte a numerose sfide”, ha detto David Clarinval, ministro dell’agricoltura belga e presidente di turno dell’Ue. “La revisione mirata delle norme trova il giusto equilibrio tra la garanzia di maggiore flessibilità per gli agricoltori e gli Stati membri e la riduzione degli oneri amministrativi, mantenendo allo stesso tempo un livello elevato di ambizione ambientale nella politica agricola comune”.
La riforma mirata della Pac riguarda alcuni punti del regolamento sui piani strategici nazionali e sul finanziamento agli agricoltori, oltre che sulla gestione e sul monitoraggio della Pac. In particolare sono state modificate alcune delle buone condizioni agronomiche e ambientali (Bcaa), un insieme di nove norme a beneficio dell’ambiente e del clima chiamate, appunto, “condizionalità” per il nesso tra il rispetto dei requisiti da parte degli agricoltori e il sostegno economico fornito agli stessi.
In sostanza, gli agricoltori potranno operare una diversificazione delle colture invece della rotazione, quest’ultima più benefica per il terreno ma più onerosa; viene eliminato l’obbligo di tenere a riposo una quota minima dei terreni seminativi che era stato pensato per favorire il suolo e la biodiversità; viene concessa una maggiore flessibilità agli Stati membri riguardo a periodi e pratiche per la protezione del suolo; viene concessa la possibilità agli Stati membri di fare due modifiche all’anno (invece di una) ai piani strategici nazionali per l’applicazione della Pac; le piccole aziende agricole di meno di 10 ettari vengono esentate dai controlli e dalle sanzioni relative al rispetto dei requisiti di condizionalità.
Passi indietro su quei punti che, ai tempi dell’approvazione della Pac nel 2021, avevano reso la politica agricola comune più verde, con obiettivi ambientali più ambiziosi e una condizionalità rafforzata in linea con il Green deal europeo.
“Diminuisce la burocrazia, aumenta la flessibilità e l’agricoltura torna al centro dell’agenda europea – ha scritto sui social il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – un importante risultato, ottenuto anche grazie alla ferma posizione dell’Italia. Ora, insieme, cambiamo una volta per tutte: meno regole folli mascherate di verde dai palazzi di Bruxelles, più strategia per un’agricoltura che sia un pilastro su cui fonda l’Europa del futuro”.
“L’approvazione da parte del Consiglio Ue della parziale revisione della Pac è un grande risultato per le imprese agricole che imprime un’accelerazione importante verso un’incisiva semplificazione, riducendo i vincoli all’attività produttiva – ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.
Di parere contrario la coalizione ambientalista Cambiamo Agricoltura secondo cui “la Commissione europea ha ceduto alla falsa narrazione che oppone l’ambiente all’agricoltura” e che aveva definito le proposte di riforma “non una semplificazione, ma un attacco al futuro che rende la nostra agricoltura meno resiliente di fronte alle sfide ambientali globali e che vanifica i passi avanti a favore della natura e della protezione del clima compiuti negli ultimi venticinque anni”. Gli ambientalisti, inoltre, hanno sottolineato il carattere antidemocratico e ingiustificato della procedura d’urgenza che non ha previsto una valutazione di impatto, né un confronto con la società civile.
“È urgente un confronto allargato su questo tema che non può essere limitato alle sole organizzazioni agricole, perché il futuro dei sistemi agroalimentari interessa tutti i cittadini e non solo gli agricoltori. Questo pacchetto di riforme non solo riporterà la Pac indietro di oltre 25 anni, ma danneggerà in particolare tutte quelle aziende agricole che hanno convintamente intrapreso la strada dell’agroecologia e renderanno tutto il sistema agricolo ancora più vulnerabile agli effetti della perdita di biodiversità e della crisi climatica”.
“Affossare le ultime misure di protezione ambientale rimaste non salverà gli agricoltori e renderà tutti più vulnerabili ai sempre più frequenti eventi climatici estremi – ha detto Federica Ferrario, di Greenpeace Italia – Questo voto fa a pezzi la speranza che la politica agricola dell’Ue possa proteggere l’ambiente, gli agricoltori e l’interesse pubblico”.
La riforma mirata della Pac sarà retroattiva da gennaio 2024 e sarà valida fino al 2027.
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