Parlamento e Consiglio fissano target energetici più ambiziosi. Tra le rinnovabili rientra anche l’idrogeno “rosso” prodotto dal nucleare. Ma con limiti.
L’Europarlamento e la presidenza del Consiglio europeo a guida svedese hanno raggiunto un accordo (provvisorio) sulle direttive per le energie rinnovabili (Red – Renewable energy directive). L’accordo aumenta al 42,5 per cento l’obiettivo europeo al 2030 per la quota di consumi finali di energia coperti da fonti rinnovabili.
— Swedish Presidency of the Council of the EU (@sweden2023eu) March 30, 2023
Più rinnovabili e meno burocrazia
Crescono quindi le ambizioni dell’Europa in termini energetici: il contributo obbligatorio delle fonti pulite sale dall’attuale target del 32 per cento ma rimane al di sotto del 45 per cento proposto dalla Commissione nel suo RePowerEu.
La normativa accelererà anche le procedure per concedere le autorizzazioni per nuove centrali elettriche a energia rinnovabile (pannelli solari ed eolico), o per adeguare quelle esistenti.
More renewable energy. Further energy sovereignty. Less greenhouse gases. Faster green transition.
“Ben fatto”, esulta la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola commentando la notizia su Twitter. Ora l’intesa dovrà essere ratificata da Europarlamento e Consiglio europeo.
Nella direttiva rientra anche quello che viene chiamato idrogeno “rosso” o “viola” (red o purple hydrogen), ovvero prodotto a partire dall’energia nucleare, ma con alcune limitazioni. Durante la conferenza stampa di presentazione dell’accordo al Parlamento di Bruxelles, è lo stesso rapporteur Markus Pieper (Ppe) a spiegarne le modalità: “solamente quei paesi che avranno raggiunto l’obiettivo del 42,5 per cento, potranno conteggiare anche l’idrogeno rosso come fonte pulita, poiché a basse emissioni di CO2”.
A chi ha chiesto a Pieper se questa “deroga” non rischiasse di disincentivare gli investimenti nelle fonti rinnovabili convenzionali, la risposta è stata negativa: “chi deve raggiungere il target fissato dalla direttiva dovrà necessariamente investire nelle fonti come fotovoltaico, eolico o biomassa. La deroga è stata prevista per chi ha già raggiunto tale obiettivo e intende migliorare”. L’unico paese che può fregiarsi di questo risultato, ha spiegato sempre Pieper, è la Svezia (lo stesso paese che sta guidando il Consiglio europeo). I prossimi potrebbero essere Finlandia, Belgio e Francia.
Tra il 13 e il 14 settembre, il Parlamento europeo ha votato, in ordine, la proposta di vietare la commercializzazione di prodotti ottenuti dalla deforestazione, la nuova legge sui salari minimi e stabilito nuovo obiettivi per le rinnovabili.
L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.