È uscito nelle librerie Che cosa è l’energia rinnovabile oggi, di Gianni Silvestrini per Edizioni Ambiente. Il libro è un quadro completo e aggiornato del contributo che le energie rinnovabili possono dare alla decarbonizzazione dell’economia e alla crescita dell’occupazione, e un’analisi del ruolo strategico che giocano nel nuovo scacchiere internazionale, messo gravemente in crisi dalla guerra in Ucraina, che secondo l’autore “avrà impatti per più importanti che le crisi del Golfo”.
Nel testo, pensato per il grande pubblico, Silvestrini analizza gli sviluppi dell’eolico, a terra e offshore, del solare, della geotermia, delle biomasse, degli accumuli e dell’idrogeno, dell’efficienza energetica, e ne illustra le applicazioni in Italia, in Europa e a scala globale. Inoltre chiarisce il ruolo delle reti, nazionali e sovranazionali, nella transizione ecologica, e illustra gli sviluppi più innovativi, come le reti elettriche intelligenti e i sistemi di accumulo che mettono in collegamento le batterie domestiche e quelle dei veicoli.
Gianni Silvestrini è un esperto italiano in tema di energia ed efficienza, ha svolto attività di ricerca presso il Cnr e il Politecnico di Milano, dove è responsabile del master Ridef. È stato direttore generale del ministero dell’ambiente e consigliere al ministero dello sviluppo economico. È direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista QualEnergia.
È risaputo che le energie rinnovabili sono l’elemento cruciale della decarbonizzazione. Quali sono i principali ostacoli alla loro espansione? Viviamo in Italia una forte contraddizione. Le aziende elettriche, non gli ambientalisti, arrivano a proporre la realizzazione di 60 GW verdi in tre anni, a fronte di una quota annua che dal 2014 ha oscillato attorno a 1 gigawatt (GW). Si tratta di una provocazione rivolta al governo che non riesce a semplificare i processi autorizzativi. Al tempo stesso la proposta di Elettricità Futura (associazione che raggruppa le imprese del settore elettrico italiano, nda) indica come il mondo delle imprese sia pronto ad avviare una rapida accelerazione. Non sarà un cambiamento banale, viste le resistenze delle soprintendenze e del ministero dei Beni culturali. Ma ci si deve rendere conto che occorre un nuovo approccio rispetto alla diffusione delle rinnovabili. Lo richiedeva da tempo la crisi climatica, lo impone adesso l’aggressione all’Ucraina. I 60 GW indicati dalle utilities consentirebbero infatti di dimezzare le importazioni di gas dalla Russia. Ma andrà fatto anche un grande sforzo di coinvolgimento delle comunità locali, anche per evitare le opposizioni che puntualmente si formano ad ogni nuovo progetto. Da questo punto di vista il ruolo di chiarezza e di sollecitazione sui territori che stanno svolgendo le grandi associazioni come Legambiente, Greenpeace e Wwf, rappresenta un importante contributo alla causa delle rinnovabili.
Non passa il messaggio che le rinnovabili sono anche e soprattutto un’occasione per aumentare i posti di lavoro. Perché? Ricordo che il blocco delle energie verdi in Italia resiste ormai da otto anni. Questo stallo ha provocato una riduzione degli occupati rispetto ai valori interessanti di una decina di anni fa. La situazione è destinata a cambiare anche da noi con l’accelerazione delle installazioni che prevedibilmente inizierà nel 2023 per raggiungere l’obiettivo di avere il 72 per cento di elettricità verde alla fine del decennio. E si vedrà un’occupazione anche sul fronte della produzione delle tecnologie, come nel caso della fabbrica di efficienti moduli solari ad eterogiunzione che verrà ampliata da 200 MW di capacità produttiva annua a 3 GW a Catania. Per dare un’idea delle dinamiche a livello mondiale, citiamo il dato di 12 milioni di occupati nel settore delle rinnovabili, un dato peraltro destinato a crescere notevolmente.
Quali sono le energie rinnovabili più performanti al momento? Sole e vento dominano la scena mondiale. Nel nostro paese entrambe le tecnologie daranno un contributo importante, ma non c’è dubbio che sul medio e lungo periodo sarà il fotovoltaico ad avere un ruolo centrale. Ricordiamo che nello scenario di decarbonizzazione al 2050 predisposto dal governo italiano, la domanda elettrica dovrebbe raddoppiare per soddisfare le richieste delle auto elettriche, delle pompe di calore… e che metà di questa elevatissima produzione è previsto che venga proprio dal fotovoltaico.
Qual è il contributo del nucleare? Fa bene l’Unione europea a includerla nella tassonomia? Il nucleare in occidente è in difficoltà perché deve competere con le rinnovabili e il gas. I nuovi impianti atomici in Francia, Finlandia e Georgia sono stati un fallimento, con tempi di realizzazione lunghissimi e costi triplicati rispetto alle stime iniziali. Proprio per questo, adesso c’è una grande attenzione per i piccoli reattori nucleari. Alla fine di questo decennio vedremo se questi funzioneranno, con che costi e con quale livello di sicurezza. Quindi in Italia, un reattore di questo tipo (ammesso che si superi un inevitabile nuovo referendum e che si ottenga il consenso delle popolazioni locali) potrebbe generare elettricità verso il 2035-40. Ma in quegli anni la quota di rinnovabili elettriche sarà compresa tra l’80 e il 90 per cento. Per quanto riguarda la tassonomia, ovviamente è centrale la pressione della Francia per includere il nucleare, quando molti paesi, come la Germania e l’Italia, sono contrari.
Quale sarà il ruolo dell’idrogeno? L’idrogeno verde sarà essenziale per la decarbonizzazione delle industrie pesanti, come le acciaierie, ma anche per garantire sistemi di accumulo di lungo periodo. Infatti è chiaro che quando le rinnovabili raggiungeranno quote molto elevate di copertura della domanda, sarà importante assicurare sistemi di stoccaggio in grado di fornire elettricità per intere settimane e quindi arrivare a scenari 100 per cento di rinnovabili elettriche.
Impatto paesaggistico: come coniugare le necessità delle rinnovabili con il territorio? Credo che questo sarà uno degli aspetti più delicati da affrontare. Il paesaggio cambierà come è sempre cambiato nel passato, ma ovviamente occorrerà una grande attenzione nella progettazione degli impianti, nel coinvolgimento del territorio. In questo senso la diffusione su larga scala delle comunità energetiche, una volta definite le regole di funzionamento, potrà svolgere un ruolo importante grazie alla partecipazione dei cittadini nelle scelte.
Continuano a diminuire i costi di produzione dell’elettricità generata dalle rinnovabili, al punto che ora sono pari o inferiori al costo marginale della generazione legata alle fonti tradizionali.
In Giordania scuole e moschee investono su fotovoltaico per produrre energia elettrica, quella in eccesso viene venduta alla rete. Obiettivo diventare carbon neutral entro il 2050.
Entro il 2018 la zona finanziaria di Londra sarà alimentata solo con fonti rinnovabili, grazie a un piano di investimenti che prevede la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici.
Dal 2020 tutte le nuove abitazioni dovranno essere dotate di pannelli solari e fotovoltaici sul tetto. Così la California guida la corsa alle rinnovabili nonostante Trump.
Nella riserva Navajo un impianto fotovoltaico da oltre 27 megawatt offre energia e occupazione agli abitanti e diventa l’alternativa alla vecchia e costosa centrale a carbone della zona.
In un villaggio della Cisgiordania una trentina di famiglie palestinesi sono rimaste senza elettricità, gli israeliani hanno confiscato l’impianto fotovoltaico donato dal governo olandese.
Il carbone è a fine corsa. Oggi è più conveniente investire nel solare che nel carbone e il numero di occupati nel settore fotovoltaico è in continua ascesa.
L’eolico sta crescendo senza precedenti grazie alla sua competitività economica, ma il consenso per il solare è in aumento e così le sue installazioni, soprattutto in Cina.