Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Si spegne Rio+20, si accendono nuove speranze
La delusione è trapelata persino dalle parole del segretario generale Onu Ban Ki-moon (“al di sotto delle aspettative”) dopo aver letto il testo di 50 pagine adottato al terzo Summit della Terra, salvo poi rettificare definendo il documento “ambizioso” per un futuro verso la green economy. Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale sull’ambiente e
La delusione è trapelata persino dalle parole del segretario
generale Onu Ban
Ki-moon (“al di sotto delle aspettative”) dopo aver letto il
testo di 50 pagine adottato al terzo Summit della Terra, salvo poi
rettificare definendo il documento “ambizioso” per un futuro verso
la green economy.
Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale
sull’ambiente e lo sviluppo che nel 1987 adottò
il rapporto che porta il suo nome, ha affermato che “costruire
un consenso globale sulla sostenibilità sta diventando
sempre più difficile a causa della crisi economica e del
clima politico negli Stati Uniti, sempre più contrari a
interventi significativi sul cambiamento climatico”.
Del resto a Rio de Janeiro i principali leader mondiali erano
assenti. Barack Obama, David Cameron e Angela Merkel erano in
Messico, a quasi 8mila chilometri di distanza, impegnati a salvare
l’economia mondiale.
Stanley
Johnson, scrittore ed ex politico britannico, ha addirittura
definito sul
Guardian un successo il fatto che la conferenza non abbia
creato un’organizzazione mondiale dell’ambiente. Johnson – uno che
non ha bucato nemmeno un appuntamento a partire dal vertice di
Stoccolma del 1972 – sostiene che dar vita a un ennesimo
apparato sarebbe stato un passo indietro
perché avrebbe rallentato ulteriormente il raggiungimento di
decisioni importanti e monopolizzato l’agenda dei prossimi anni tra
firme, ratifiche e polemiche.
Ma se politici e tecnici hanno deluso, ad aver impressionato
positivamente è stata la società civile.
Mentre i delegati cercavano un compromesso tra le posizioni dei
vari paesi, Rio ospitava tremila eventi paralleli che hanno avuto
come protagonisti Ong, sindaci, imprenditori ed esperti che hanno
dimostrato di essere molto più all’avanguardia dei governi.
Hanno dimostrato che, nei fatti, la green economy è
già realtà.
Questo summit forse un successo lo ha raggiunto. Quello di aver
fatto salire sul palco nuovi protagonisti. Di aver puntato i
riflettori finalmente all’esterno degli enormi e noiosi centri
congressi, molto spesso in periferia. Anche e non più solo
geograficamente.
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