Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
Ripe San Ginesio. Il borgo marchigiano che si prepara a diventare sostenibile
Il borgo marchigiano sostenibile grazie a riqualificazione edilizia, rinnovabili, efficienza energetica. Puntando su ripopolamento, coworking e internet.
È l’Italia dei borghi. Storici, arroccati, dagli scorci incredibili. Una parte d’Italia che tenta di ripartire, proprio dalla rinascita di quei centri che hanno fatto la storia del nostro Paese. Come a Ripe San Ginesio, borgo marchigiano in provincia di Macerata circa 400 metri d’altitudine, dove storia e tecnologia, sostenibilità e tradizione, hanno iniziato un percorso a tutto tondo. Sociale, economico, ambientale.
La piazza di Ripe San Ginesio. © Giorgia Fanari
Ciò che colpisce quando si arriva sulla piazza centrale, almeno per chi vive in centri urbani densamente popolati, è il silenzio. Un silenzio che ti entra dentro. E poi le vie, le entrate delle case adornate di fiori, la pietra che le compone, antica, forte. La torre che sovrasta tutto.
E Ripe, 800 anime in tutto, vuole mantenere vivo tutto ciò. Grazie alla vocazione dei suoi abitanti e dell’amministrazione pubblica con il progetto “Borgo Futuro”, non solo un festival dedicato al vivere sostenibile, ma una serie di pratiche e progetti che puntano al ripopolamento, alla riqualificazione del centro storico, al raggiungimento di un’elevata efficienza energetica.
“Qualcosa l’abbiamo già fatto, grazie alle poche risorse che può avere un Comune come il nostro”, spiega il sindaco Paolo Teodori. “Abbiamo un impianto fotovoltaico che produce circa il 60 per cento dell’energia che consumiamo come amministrazione pubblica. Abbiamo riqualificato la scuola e l’asilo nido (grazie ai fondi messi a disposizione dal Miur per l’edilizia scolastica, ndr) eattrezzati con un impianto solare termico”.
Panorama dal centro del paese. © Giorgia Fanari
Il borgo lavora anche su altre buone pratiche: già da anni ha raggiunto l’80 per cento di raccolta differenziata, mentre dal recupero di una ex cava è sorto un anfiteatro naturale utilizzato per gli appuntamenti culturali e artistici. “L’altra idea è quella di recuperare gli spazi del centro storico per avviare future attività. Spazi che daremo a costo zero per rianimare il paese e attirare fasce più giovani di popolazione”, spiega il sindaco Paolo Teodori. “Se riusciamo a creare l’abitazione e il lavoro sotto casa, è certamente un impulso alla sostenibilità”.
Certo per rilanciare un borgo storico è fondamentale la digitalizzazione del territorio e qui, per ora, la rete è ancora a singhiozzo. “Ma entro la fine dell’anno”, promette il sindaco. “Avremo la rete”. L’esperimento è appena partito. E la ricetta pare funzionare: valorizzazione delle risorse umane, tecniche, economiche unite alle componenti tecnologiche e sostenibili oggi disponibili. In un contesto del genere la qualità della vita non può che migliorare.
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