Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
Perché la protezione del fiume Sarno è un interesse di tutti
La quarantena ha reso limpido il fiume Sarno, permettendo di stilare un quadro per controlli futuri. Il commento del ministro dell’Ambiente su come affrontare le criticità dell’area.
Il risanamento del fiume Sarno è la battaglia di tutti. In queste ore sto ricevendo centinaia di segnalazioni in merito all’attacco che sta subendo il fiume ad opera di criminali, di persone che neanche lontanamente possiamo definire imprenditori. A scrivermi sono i cittadini, le sentinelle che hanno a cuore le sorti del territorio e la salute dei propri cari. Per questo motivo ho immediatamente attivato i Carabinieri del Noe per effettuare controlli e indagini lungo l’intera area del fiume.
Durante i giorni di quarantena, la chiusura delle attività produttive e la mancata immissione di inquinanti ha comportato la sedimentazione di tutte le particelle in sospensione. Addirittura, in alcuni casi, l’acqua è tornata ad essere limpida. Un’opportunità che ha consentito a Carabinieri e Guardia costiera di operare accurate analisi delle acque lungo il corso del fiume, registrando il più basso picco di inquinamento degli ultimi decenni, e stilare un quadro particolareggiato su cui fondare i futuri controlli.
Si tratta di un’attività di monitoraggio non semplice: ci troviamo di fronte ad un reticolo idrografico principale che nella sua interezza si estende per una lunghezza di circa 100 chilometri, dove le competenze sono frazionate tra regione, due provincie, 42 comuni, consorzi ed altri enti di diversa natura. Il nostro obiettivo è ottenere una visione organica del “sistema” Sarno per affrontare, in maniera integrata e con il necessario approccio interdisciplinare, multi scalare e di sistema, le criticità dell’area fluviale. Un criterio d’azione maturato con la mia nomina a ministro dell’Ambiente, concretizzatosi già a dicembre 2018 con i primi sopralluoghi dell’area e l’incontro con una rappresentanza di sindaci di queste città.
A tale scopo, all’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale è stato poi conferito il compito di predisporre e attuare un master plan. Parliamo di uno strumento che, attraverso un programma di misure, è finalizzato a fornire risposte adeguate alle problematiche presenti e a realizzare un percorso di riqualificazione e rigenerazione del sistema territoriale.
Nel caso che riguarda l’inquinamento, si tratta di effettuare una ricognizione coerente del sistema fognario esistente, sollecitando il completamento delle reti industriali e civili di allacciamento ai collettori, molti dei quali ancora oggi, anziché confluire nei depuratori, scaricano nel fiume Sarno. Senza dimenticare che, alla pari degli altri corsi d’acqua, il Sarno è interessato anche da altre problematiche quali i rischi alluvionali, i fenomeni franosi, l’impatto sulle risorse idriche.
Altra ulteriore significativa criticità rilevata, risulta essere l’enorme presenza di rifiuti urbani e non lungo tutto il reticolo naturale, che comporta importanti riduzioni delle sezioni in corrispondenza degli attraversamenti e delle confluenze idrauliche.
Con l’avvio della fase 2 anti Covid-19 e con il nuovo allarme inquinamento, i Carabinieri del Noe hanno ripreso il campionamento delle acque. Ma è necessario procedere con una metodologia scientifica: dopo le analisi in laboratorio e la caratterizzazione degli elementi rilevati, si procederà a stringere il cerchio sulle aziende responsabili degli sversamenti registrati in queste ore.
Nel frattempo, proseguirà l’azione di censimento e controllo delle attività in prossimità del fiume, la rimozione dei rifiuti depositati lungo l’alveo, il confronto con regione, prefettura e organismi inquirenti. Un lavoro costante che negli ultimi due anni ha prodotto la chiusura di numerose attività illecite e la denuncia di decine di persone.
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