Uno studio basato su dati raccolti da spugne calcaree nell’oceano indica che il riscaldamento globale potrebbe già essere più grave di quanto ipotizzato.
- I dati sul riscaldamento globale fin qui raccolti dalla comunità scientifica potrebbero essere sottistimati.
- Uno studio ha utilizzato un metodo innovativo per calcolare la crescita della temperatura media globale.
- Sono stati usati gli scheletri di spugne calcaree: dei termometri naturali che forniscono dati vecchi anche di 300 anni.
La temperatura media sulla superficie delle terre emerse e degli oceani potrebbe aver già superato la soglia degli 1,5 gradi centigradi di riscaldamento globale, rispetto ai livelli pre-industriali. A spiegarlo è uno studio pubblicato il 5 febbraio da Nature Climate Change, che ha utilizzato un metodo innovativo per effettuare i calcoli: l’analisi degli scheletri delle spugne calcaree degli oceani.
Le spugne calcaree: termometri naturali nei mari di tutto il mondo
Questi ultimi rappresentano infatti dei termometri naturali. Le precedenti stime sul riscaldamento globale si sono basate tutte su rilievi realizzati sulla superficie dei mari. Ma queste sono iniziate solamente alla metà del XIX secolo, quando gli esseri umani avevano già cominciato a disperdere gas ad effetto serra nell’atmosfera terrestre. Al contrario, grazie alle spugne è stato possibile risalire ben più indietro nel tempo, grazie alla longevità delle stesse.
In questo modo sono stati raccolti dati climatici lungo “centinaia di anni”, che sono stati “registrati” sotto forma di modifiche alla composizione chimica degli scheletri. Le spugne calcaree, infatti, sintetizzano il loro scheletro a partire da ioni di presenti nell’acqua di mare, formando così del carbonato di calcio. Il rapporto tra le proporzioni di calcio e di stronzio, due elementi che si accumulano nella materia solida, dipendono direttamente dalla temperatura dell’acqua stessa.
Dati sul riscaldamento globale vecchi anche di 300 anni
Così, il gruppo di ricercatori statunitensi e australiani che ha curato lo studio ha potuto analizzare campioni raccolti ai Caraibi, nei pressi di Porto Rico, tra 33 e 91 metri di profondità. Ovvero nella fascia in cui avviene lo scambio di calore tra l’atmosfera e gli abissi. Acquisendo dati che risalgono fino a 300 anni fa.
Il risultato che, basandosi su tali informazioni, la temperatura media globale risulterebbe cresciuta già di 1,7 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Un dato di mezzo grado superiore alle stime fin qui avanzate dall’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. L’analisi, in ogni caso, non pone direttamente in discussione le conoscenze scientifiche fin qui acquisite. Fornisce però un nuovo metodo e indica che potrebbe effettivamente esserci una potenziale sottostima del riscaldamento globale nelle informazioni fin qui divulgate.
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