Il progetto LIFE New4Cartridges, coordinato da Eco Store, si concentra sul mercato delle cartucce d’inchiostro per dare vita a un approccio sostenibile.
Quando il riso è sostenibile dal campo alla tavola (e oltre)
Coltivazioni attente all’ambiente, riduzione delle emissioni in produzione, packaging riciclabili, progetti di economia circolare e sostegno alle “comunità del riso”: il percorso di sostenibilità di Riso Gallo.
In un presente in cui il sistema alimentare produce un terzo delle emissioni globali di gas serra, è fondamentale che anche le aziende produttrici facciano la loro parte nel processo di transizione ecologica contro i cambiamenti climatici. Con questa consapevolezza, Riso Gallo, azienda che vanta una storia imprenditoriale e familiare di oltre 160 anni, ha inaugurato nel 2018 un percorso di sostenibilità che l’ha portata a creare la prima community di risicoltori sostenibili. Si tratta di oltre 120 conferitori – a cui corrispondono 16mila ettari di risaie tra le province di Pavia, Vercelli, Novara ed Alessandria – capaci di fornire all’azienda materia prima certificata in quantità tale da poter commercializzare gran parte del riso del brand sotto l’egida della sostenibilità agricola (e non solo) agli stessi prezzi del convenzionale.
Dallo storico stabilimento di Robbio Lomellina (PV), dove tecnologie produttive d’avanguardia sono affiancate ancora da metodologie di lavorazione tradizionali, tra cui la pilatura a pietra di inizio Novecento, Riso Gallo sostenibile è approdato sulla tavola della Cop26 di Glasgow dello scorso novembre. Di recente, il marchio è entrato nella classifica delle 100 aziende italiane più attente al clima, stilata da Pianeta 2030 del Corriere della Sera e Statista, e nella lista delle imprese che Standard Ethics sta analizzando per realizzare un benchmark della sostenibilità dell’industria Food&beverage italiano.
Ci racconta di più Mirko Mombelli, Global strategic marketing & innovation e Corporate social responsability Riso Gallo.
Cosa vi ha spinto a intraprendere un percorso di sostenibilità? E quanto ha inciso la pandemia nel perseguire questa direzione?
Per un’azienda che fa riso, l’attenzione all’ambiente è questione di coerenza con l’essenza stessa del prodotto. Riso Gallo ha tra i propri valori fondativi l’italianità, la sapienza artigianale derivante dalla vicinanza al “terroir” del riso, l’innovazione e la cura per le persone. Si può perciò dire che siamo sostenibili da sempre, in quanto i valori della sostenibilità sono gli stessi che stanno a fondamento della nostra azienda.
Nel 2018, il lancio dei primi due esempi di risi da agricoltura sostenibile è stata una première a livello nazionale e non solo, derivante dalla consapevolezza di chi vuole interpretare in maniera proattiva il proprio ruolo di leader di una categoria, cogliendo e traducendo lo spirito del proprio tempo in valore da offrire al consumatore e, in questo caso, anche all’ambiente e all’ecosistema che gira intorno al riso. Una storia che quindi nasce ben prima dello scoppio della pandemia e della rinnovata attenzione alle tematiche green e alla sicurezza alimentare che ne è derivata.
Il vostro slogan è “Coltiviamo il futuro”: come si traduce nella pratica nella coltivazione del riso?
“Coltiviamo il Futuro” è appunto il nome del percorso che abbiamo intrapreso nel 2018 con l’avvio dei primi studi di life cycle assessment sulla coltivazione delle principali varietà di riso per espandere l’ambito di supervisione della filiera al di fuori dei cancelli dell’azienda, partendo proprio dalle risaie. Si tratta di conformare le pratiche agricole agli standard imposti dai principali schemi di certificazione e di sottoporsi in tal senso a scrupolosi controlli di enti esterni indipendenti.
Gli ambiti oggetto di analisi sono numerosi: dalle limitazioni dell’utilizzo di sostanze quali agrofarmaci e fertilizzanti (che nell’approccio sostenibile vengono usati solo a necessità e nella modalità di minor impatto) all’introduzione di pratiche colturali quali la semina “in asciutta” ed il sovescio volte a limitare le emissioni di CO2 e metano. Si tratta di pratiche che possono generare costi superiori: per questo, Riso Gallo ha messo a disposizione dei risicoltori partner un team composto da agronomi, breeder, esperti dell’industria sementiera oltre a strumenti di supporto finanziario.
Con i risicoltori partner avete stipulato la “Carta del riso”. Quali sono i valori e i contenuti condivisi?
La Carta del Riso Gallo nasce con l’intento di andare oltre quelli che sono le raccomandazioni derivanti dai protocolli dell’agricoltura sostenibile, introducendo da un lato tematiche peculiari del mondo del riso, dall’altro allargando il campo d’azione anche all’ecosistema risaia e alle comunità che vivono e lavorano nelle “terre del riso”. Contiene quelle che sono le buone pratiche per una risicoltura sicura e di qualità a favore dell’ambiente, delle persone che vivono e lavorano nelle terre del riso e del consumatore. Si va dall’utilizzo di semente italiana certificata al divieto di ogm e glifosato, dall’impegno nella formazione e nell’aggiornamento sulle pratiche agronomiche fino alla tracciabilità del prodotto dalla coltivazione alla distribuzione.
Tra Riso Gallo e le aziende agricole della community si è creato un rapporto basato sul lavoro di squadra e sull’interscambio di competenze, informazioni, best practices, il tutto volto al miglioramento delle performance produttive e di sostenibilità attraverso l’applicazione di strumenti innovativi e la costante raccolta di dati ed analisi. L’obiettivo, tra gli altri, è l’ampliamento continuo della Carta del Riso, vista come strumento dinamico che si evolve insieme all’agricoltura.
Nella produzione, invece, come riducete il vostro impatto ambientale?
Il nostro impegno riguarda vari fronti, dall’utilizzo in produzione di energia elettrica proveniente da fonti 100% rinnovabili certificate fino all’attenzione al packaging. Da più di tre anni abbiamo avviato il monitoraggio dei principali indicatori ambientali, da cui si evidenzia una costante riduzione dei consumi e delle emissioni di gas serra, di rifiuti e di imballaggi. Dal 2016 al 2020 i consumi energetici, per esempio, sono diminuiti del 10,9 per cento, mentre le emissioni dirette di gas serra si sono ridotte del 16,6 per cento. Negli stessi anni abbiamo registrato una costante riduzione del consumo di imballaggi (-15,4 per cento), pur a fronte di un aumento delle quantità di riso commercializzate.
Dal 2019 è stato intrapreso un progressivo passaggio di tutti gli astucci dei prodotti Riso Gallo a cartoncino certificato Fsc, ma, soprattutto, Riso Gallo – per prima nel comparto del riso in Europa – userà progressivamente sempre più confezioni in plastica “suitable to be recycled”, sia per il sottovuoto che per il confezionamento in atmosfera protettiva.
Come gestite lo scarto di produzione?
La produzione del riso è già di per sé circolare, in quanto i vari processi di lavorazione generano sottoprodotti che trovano ulteriore impiego sia nell’alimentazione umana ed animale, sia nella produzione di energia. Per Riso Gallo, tuttavia, lavorare sulla sostenibilità significa anche intraprendere azioni mirate alla gestione sostenibile e alla valorizzazione degli sottoprodotti organici di produzione, cui restituire nuova vita.
In questa direzione, collaboriamo con Rice House, che commercializza materiali per la bioedilizia ottenuti con due dei principali sottoprodotti della lavorazione del riso, la lolla e la pula, e con Mogu, che sviluppa prodotti per interior design a base di micelio, l’apparato vegetativo dei funghi, e di sottoprodotti agroindustriali. Infine, abbiamo avviato un progetto con Albini Group, finalizzato all’utilizzo dell’acqua di cottura del riso nero per la tintura naturale di tessuti destinati all’alta moda.
Il vostro obiettivo dichiarato è quello di passare da una prospettiva di sostenibilità del riso a quella del “riso che sostiene”. Ci spiega cosa vuol dire?
Significa andare oltre l’ambito agricolo, allargando lo sguardo alla valorizzazione delle terre del riso, delle comunità che ci vivono, della loro tradizione, un sistema interconnesso visto come patrimonio ambientale, culturale e umano del nostro Paese che l’azienda ha scelto di salvaguardare e valorizzare, per un riso che da “coltura” diventa anche “cultura”. Questo si traduce nel sostegno delle tradizioni locali e al paesaggio rurale legati alla cultura risiera, ma anche alla scuola, alla mobilità sostenibile, all’emergenza alimentare.
Quello che ci interessa è dare alla parola sostenibilità un nuovo significato, più ampio, che non contenga solo questioni ambientali espresse in dati e percentuali, ma anche temi umani e territoriali, capaci di esprimere anche il ruolo sociale dell’azione imprenditoriale. Questo intento è riassunto nel nostro Manifesto Riso Gallo “Il riso è sostenibile quando sostiene”, un documento programmatico che parte dalla consapevolezza che la sostenibilità è un ecosistema di valori, in grado di impattare positivamente e in maniera rilevante su tutto ciò che riguarda la filiera, le persone e il territorio.
Scopri di più sull’impegno di Riso Gallo cliccando qui.
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