Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
La bicicletta è anche un’arma contro la crisi climatica, lo dice pure l’Onu
Ecologica, democratica, salutare. La bicicletta riconosciuta come il mezzo fondamentale per il trasporto e lo sviluppo sostenibile anche dall’Onu.
In tutto il mondo, da più di 200 anni, si pedala. Senza inquinare, silenziosamente, ci si muove in equilibrio su due ruote, si macinano chilometri e si produce benessere: per se stessi e per l’intero pianeta. Con il suo carattere antico ed essenziale, la bicicletta rappresenta il futuro, il mezzo su cui investire per contrastare la crisi climatica. E a ribadire il messaggio ci pensa anche l’Onu.
Martedì 15 marzo, infatti, l’Assemblea Generale dell’Onu si è espressa a favore della bicicletta con una risoluzione che riconosce l’importanza di questo mezzo per lo sviluppo sostenibile e come strumento di trasporto quotidiano. La nuova risoluzione è stata adottata all’unanimità dopo essere stata portata in aula dal rappresentante del Turkmenistan, il quale ha sottolineato i benefici per la salute legati alla mobilità attiva e il suo ruolo importante nella riduzione delle emissioni dei trasporti in tutto il mondo. Inoltre, è stato ricordato che soprattutto nei paesi in via di sviluppo, l’uso delle due ruote è associato più allo sport che al trasporto.
Per cambiare questo atteggiamento culturale è necessario quindi migliorare la sicurezza stradale investendo nelle infrastrutture urbane e portando avanti strategie trasversali nelle politiche pubbliche. La risoluzione invita quindi tutti gli Stati membri “a integrare la bicicletta nei trasporti pubblici, negli ambienti urbani e rurali nei paesi in via di sviluppo e sviluppati“.
Il documento rappresenta un passaggio istituzionale importante per portare sempre di più l’attenzione e gli investimenti sul settore della mobilità attiva. Dopo l’istituzione nel 2018 della Giornata Mondiale della Bicicletta – che da allora si celebra ogni tre giugno – arriva quindi un altro segnale importante a livello internazionale.
Le richieste dell’Onu e la European Cyclists’ Federation
Da questa parte dell’oceano l’European Cyclists’ Federation accoglie con favore la risoluzione. Ci riferiamo alla più grande organizzazione non governativa europea impegnata affinché l’uso della bicicletta raggiunga il suo pieno potenziale per la mobilità sostenibile e il benessere pubblico. Fondata nel 1983, l’Ecf ha sede a Bruxelles e raccoglie 60 organizzazioni nazionali di 37 paesi.
Durante la Cop26, Ecf ha guidato una coalizione internazionale di 350 organizzazioni della società civile in una lettera congiunta ai governi in cui si chiedeva ai leader mondiali di “impegnarsi ad aumentare i livelli dell’uso della bicicletta per ridurre le emissioni di anidride carbonica e raggiungere gli obiettivi climatici globali in modo rapido ed efficace”. La lettera è stato il punto di arrivo di uno sforzo concertato della società civile per far riconoscere ai ministri dei trasporti presenti alla Cop26 che l’attenzione esclusiva della loro agenda sull’elettrificazione dei veicoli a motore non era sufficiente per ottenere tagli massicci delle emissioni di CO2.
Da questo punto di vista la risoluzione dell’Onu, sebbene non sia vincolante, rappresenta un positivo passo in avanti rispetto alla Dichiarazione sui trasporti di Glasgow della Cop26 del novembre 2021.
Inoltre, Ecf interpreta il documento delle Nazioni Unite come uno strumento chiave per un’ulteriore advocacy a favore di biciclette, mobilità sostenibile, turismo attivo e trasporti pubblici in vista della Cop27 che si terrà in Egitto.
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