L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
Come risparmiare migliorando l’acqua di casa
L’acqua è un bene assoluto, fondamentale per il benessere dell’individuo e del mondo in cui vive; un benessere che si riflette non solamente sulla persona, ma anche sull’ambiente e sulla casa. Ma l’acqua che arriva nelle nostre abitazioni non è uguale in tutto il Paese e questo dipende da moltissimi fattori, tra i quali i
L’acqua è un bene assoluto, fondamentale per il benessere dell’individuo e del mondo in cui vive; un benessere che si riflette non solamente sulla persona, ma anche sull’ambiente e sulla casa. Ma l’acqua che arriva nelle nostre abitazioni non è uguale in tutto il Paese e questo dipende da moltissimi fattori, tra i quali i parametri chimico fisici dell’acqua al punto di prelievo (pozzi, falde, fiumi, etc) e le condutture (obsolete ed in molti casi ancora costituite da materiali pericolosi).
Per questo motivo particolare attenzione andrebbe data alla durezza dell’acqua, ovvero alla quantità di sali di calcio e magnesio disciolti in essa. È quello che comunemente viene chiamato calcare e che, se presente in concentrazioni elevate, può far lievitare la bolletta energetica ed aumentare il nostro impatto ambientale semplicemente lavando i panni o le stoviglie. Ridurre la durezza dell’acqua aiuta a tagliare la bolletta energetica e l’utilizzo di detergenti e detersivi. Aumenta inoltre la vita utile degli elettrodomestici, aiutando le famiglie a risparmiare.
La diversa durezza dell’acqua in Italia
La durezza dell’acqua viene calcolata misurando la concentrazione dei carbonati in essa disciolti. Essenzialmente questi sono composti da carbonati di calcio e magnesio, che alla lunga possono provocare depositi e incrostazioni, il cosiddetto calcare. La durezza si misura in gradi francesi e il limite suggerito è di 15 gradi francesi.
Nelle regioni italiane più densamente popolate l’acqua che scorre dai rubinetti è dura o molto dura, ovvero con un valore di durezza superiore al limite suggerito (lo ricordiamo: 15 gradi francesi). In Toscana, Lombardia, Lazio, Calabria e Sicilia l’acqua è considerata dura (tra 18 e 30). Viene definita molto dura invece l’acqua che si trova in Emilia Romagna e nelle Marche (con gradi francesi superiori a 30). Le uniche acque dolci (da 0 a 7 gradi francesi) si possono trovare in alta montagna, nella fascia alpina. Le rimanenti Regioni presentano un’acqua mediamente dura (con gradi francesi compresi tra 8 e 18). Come si può facilmente notare, la maggior parte degli abitanti italiani è alle prese con un’acqua troppo dura, superiore ai limiti suggeriti.
L’acqua di casa troppo dura fa lievitare le bollette
Ma qual è il principale problema legato ad un’acqua che presenta livelli di durezza elevati? Innanzitutto questa caratteristica può inficiare la vita utile e la durata dei nostri elettrodomestici. Lavatrici, lavastoviglie, caldaie, a causa delle incrostazioni possono avere dei problemi di funzionamento, o addirittura possono subire delle rotture. Non solo: ad un’acqua più dura corrisponde un maggiore consumo di energia elettrica, sia per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento, sia per gli elettrodomestici di uso quotidiano. Per lavatrici e lavastoviglie aumentano poi le quantità di detersivo da impiegare, per ottenere un risultato pari a quello che si avrebbe con un lavaggio in acqua dolce.
Ma non ci sono solo i costi economici. Da tenere in considerazione sono anche gli impatti ambientali: un consumo maggiore di elettricità corrisponde ad una maggiore produzione di emissioni di CO2 in atmosfera, mentre se aumenta la quantità di detersivo impiegato, può crescere l’inquinamento delle acque interne e superficiali, soprattutto se queste non vengono adeguatamente trattate e depurate. Ad un maggiore uso di detergenti e di prodotti anticalcare, corrisponde poi un maggiore impiego di imballaggi in plastica, che devono essere prodotti, trasportati e infine smaltiti. Cosa che non sempre avviene, vuoi per la scarsa attenzione dei cittadini, vuoi per l’assenza di un adeguato servizio di raccolta differenziata in alcuni Comuni italiani.
Perché ricorrere ad un addolcitore
Sul mercato esistono numerose soluzioni pensate per ridurre le problematiche legate alla durezza dell’acqua, ne sono un valido esempio gli addolcitori. Negli addolcitori l’acqua dura da trattare viene fatta passare attraverso delle resine in grado di catturare gli ioni di calcio e magnesio e scambiarli con quelli di sodio, addolcendo l’acqua in uscita. Questo sistema è in grado di aumentare l’aspettativa di vita degli impianti e degli elettrodomestici e di diminuire i costi della manutenzione ordinaria e straordinaria. Grazie a questi impianti si può ulteriormente migliorare la qualità dell’acqua di rubinetto, aiutando i consumatori a ridurre, se non eliminare del tutto, l’acquisto di acqua in bottiglia, tagliando di fatto la produzione di rifiuti, le emissioni e l’inquinamento legato al trasporto e alla produzione delle materie prime. Una risorsa importante per la salute del pianeta, dunque, ma anche una fonte concreta di risparmio a portata di mano di tute le famiglie.
Detrazioni fiscali per i sistemi di trattamento dell’acqua
Dal 2015 è obbligatorio (DM 26 giugno 2015) che per i nuovi edifici o per quelli riqualificati vengano installati degli impianti di trattamento dell’acqua degli impianti termici. Il dispositivo dovrebbe essere installato a monte dell’impianto di riscaldamento, che a quel punto potrebbe intervenire anche per l’acqua calda sanitaria. Per il cittadino c’è anche l’opportunità di usufruire della detrazione fiscale del 50 per cento in caso di ristrutturazione della casa.
Informazione redazionale
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