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Theresa May ha “perso” ma fa un governo di coalizione. I risultati finali delle elezioni nel Regno Unito
I risultati delle elezioni nel Regno Unito: i conservatori rimangono il primo partito ma perdono la maggioranza. Theresa May formerà un governo di coalizione o si dimetterà?
Il Partito dei conservatori guidato da Theresa May si conferma il primo partito del Regno Unito, ma perde la maggioranza nella Camera dei comuni, la camera bassa del Parlamento. I risultati delle elezioni nel Regno Unito sono i seguenti: il candidato del Partito conservatore ha ottenuto 318 seggi con 42,4 per cento dei voti, contro i 262 seggi del Partito laburista guidato da Jeremy Corbyn che ha ottenuto il 40 per cento dei voti con un’affluenza del 68,7 per cento dei votanti (2,6 per cento in più rispetto alle ultimi elezioni nazionali nel 2015).
In questo modo si è arrivati a una situazione nota come hung parliament, cioè un parlamento senza maggioranza. Non avendo conquistato la maggioranza assoluta di 326 seggi su 650 e avendone persi dodici rispetto a prima, la prima ministra in carica Theresa May cercherà di formare un governo di coalizione con il Democratic unionist party irlandese che ha ottenuto 10 seggi. Intanto Corbyn ha chiesto le dimissioni di May, forte del risultato elettorale che vede il suo partito guadagnare quasi 30 seggi.
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Chi è Theresa May
Theresa May è diventata la nuova prima ministra del Regno Unito il 13 luglio 2016 in seguito alle dimissioni del conservatore David Cameron, salito al potere nel 2010 e che ha lasciato l’incarico dopo aver perso la battaglia per rimanere in Europa al referendum del 23 giugno, cioè quello che ha decretato la Brexit.
Nata nel 1956 a Eastbourne, sulla costa sudorientale dell’Inghilterra, e figlia di un prete della chiesa anglicana, May ha frequentato l’università di Oxford dove si è laureata in geografia nel 1977. È lì che ha incontrato suo marito Philip May, con cui è sposata dal 1980. Prima di entrare in politica May aveva iniziato la sua carriera nel settore bancario. Appena laureata ha lavorato presso la Banca d’Inghilterra fino al 1983 per poi passare al settore dei pagamenti. È entrata in Parlamento nel 1997 come membro del Partito conservatore per Maidenhead, una città a ovest di Londra. Negli oltre vent’anni alla Camera dei comuni ha ricoperto diversi ruoli, tra cui ministra per le Donne e per le Uguaglianze dal 2010 al 2012. May è stata segretario di stato per gli Affari interni dal 2010 al 2016, il più lungo mandato di questa carica negli ultimi 50 anni. È considerata la donna conservatrice più potente dopo Margaret Thatcher.
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Il programma per la Brexit e non solo
Durante la campagna in vista del referendum sulla Brexit la May si era dichiarata a favore di “Remain”, cioè perché il paese rimanesse nell’Unione europea. Nonostante questo, una volta salita al potere ha reso chiare le sue intenzioni di portare avanti l’uscita del Regno Unito e di negoziare a favore del hard Brexit – cioè dell’abolizione del mercato comune, l’unione doganale e la libera circolazione dei cittadini Ue in Regno Unito (oltre a voler ridurre i tassi d’immigrazione in generale). Una delle prime decisioni importanti prese come capo del governo è stata di scegliere l’ex sindaco di Londra Boris Johnson come Foreign secretary, l’equivalente del ministro degli esteri, ovvero una delle figure politiche principali a favore della Brexit. Il 29 marzo ha deciso di attivare l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona che dà il diritto a qualsiasi paese dell’Unione di lasciarla entro due anni. Entro i primi mesi del 2019 il Regno Unito lascerà l’Ue, a oltre 4o anni dalla sua entrata.
May ha anche dichiarato di non volere che il suo mandato venga ricordato solo per la Brexit. Se da un lato la sua visione rimane fortemente di centrodestra – e molti accusano il suo partito di aver messo in ginocchio le fasce più deboli della società a causa di un programma di austerità – secondo alcuni analisti quello della May è un progetto che tende a centrosinistra, promettendo un programma di riforme per promuovere la mobilità sociale per le fasce più svantaggiate. Così May ha voluto avvicinare gli elettori laburisti di centrosinistra che non si sentono rappresentati dal programma più radicale di Jeremy Corbyn rispetto ai suoi predecessori.
Una sconfitta politica
I risultati delle elezioni del Regno Unito sono disastrosi per i conservatori che hanno ceduto oltre 20 seggi ai laburisti che, invece, ne escono rafforzati. Quando la May ha indetto le elezioni anticipate il 18 aprile i sondaggi davano Jeremy Corbyn indietro di venti punti rispetto ai conservatori. Ma questo margine si è accorciato progressivamente. Diversi osservatori attribuiscono questa tendenza alle campagne elettorali dei due candidati principali. Corbyn, figura storica della sinistra britannica, è stato capace di conquistare la fiducia di un numero inaspettato di elettori e, nonostante fino all’ultimo avesse rifiutato, ha deciso di affrontare gli altri candidati in un dibattito televisivo trasmesso dalla Bbc il 31 maggio – la May, invece, ha evitato il confronto, mossa poco apprezzata dall’opinione pubblica. Così, la performance deludente dell’incombente e la rinnovata carica politica del suo avversario si sono tradotti in un’amara sconfitta politica per Theresa May.
Immagine in evidenza: Alan Howling Laud Hope, Il capo del Monster raving loony party, candidato nella circoscrizione di Maidenhead, la stessa di Theresa May © Peter Macdiarmid/Getty Images
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