Ritiro dei ghiacci. Insetti a rischio estinzione

Che il riscaldamento globale comporti una seria minaccia per moltissime specie animali, è ormai acclarato in tutto il mondo scientifico. Ora però una ricerca ne conferma la teoria e le dinamiche: alcuni insetti infatti necessitano anche di 100 anni per “riadattarsi”.   Grazie allo studio “A century of chasing the ice: delayed colonisation of ice-free

Che il riscaldamento globale comporti una seria minaccia per moltissime specie animali, è ormai acclarato in tutto il mondo scientifico. Ora però una ricerca ne conferma la teoria e le dinamiche: alcuni insetti infatti necessitano anche di 100 anni per “riadattarsi”.

 

Grazie allo studio “A century of chasing the ice: delayed colonisation of ice-free sites by ground beetles along glacier forelands in the Alps” dei due ricercatori Mauro Gobbi e Mattia Brambilla del MUSE di Trento, e pubblicato in copertina nella prestigiosa rivista Ecography, si è cercato di capire come le varie specie reagiscono al cambiemento climatico e se quest’ultime sono in grado di adattarsi rapidamente alle mutate condizioni.

 

COLEOTTERI A RISCHIO. In particolare i due ricercatori hanno studiato i Coleotteri, della famiglia dei Carabidi, cercando di capire il tempo che questi impiegano a reagire alle modificazioni dell’habitat indotto dal cambiamento climatico.

 

I due scienziati hanno condotto i loro studi su due ghiacciai italiani, il Ghiacciaio dei Forni e il Vedretta del Pasquale, registrando il modus operandi di colonizzazione da parte di diverse specie di coleotteri nelle terre liberate dai ghiacci.

 

I risultati hanno dimostato che gli esemplari alati erano in grado di colonizzare rapidamente i terrenni deglacializzati. Al contario, gli individui senza ali non mostravano la stessa rapida risposta. Addirittura di parla di un secolo per il riadattamento.

 

LA STRATEGIA DI ADATTAMENTO. Tempi questi troppo lunghi per rispondere in maniera adeguata al rapido scioglimento dei ghiacci che stiamo registrando negli ultimi 20-30 anni, anche nelle nostre Alpi. Di conseguenza gli esemplari non alati rischiano l’estinzione più rapidamente.

 

A cosa serve tutto questo? Ci aiuterà in futuro ad avere dei modelli e di capire scientificamente la velocità di estinzione a cui sono esposte le varie specie che popolano il nostro pianeta. E magari di capire più velocemente come e se intervenire.

 

In fondo gli insetti c’erano prima di noi e, potete contarci, continueranno ad esserci anche dopo.

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