Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Rob Lawrie, l’ex militare che rischia la prigione per aver aiutato una bambina afgana
Ha provato ad aiutare una bambina afgana, bloccata nella “giungla di Calais”, a raggiungere la famiglia a Leeds. Rob Lawrie ora rischia la reclusione.
Rob Lawrie è un ex militare britannico di quarantanove anni, padre di quattro figli. Abita in un villaggio chiamato Guiseley, non lontano dalla città di Leeds. Ha lasciato il suo lavoro per recarsi in quella che viene chiamata dai francesi “la giungla di Calais”. Ovvero il ghetto nel quale stazionano migliaia di migranti, in attesa di attraversare la Manica e guadagnare il suolo inglese. Oggi rischia la prigione per aver provato a nascondere una bambina afghana nel suo furgone, con l’obiettivo di farla fuggire dall’accampamento e di portarla, al di là della Manica, dalla sua famiglia.
A Calais un inferno di epidemie, stupri, denutrizione
La decisione di Lawrie di dedicarsi alla causa dei migranti è arrivata dopo aver visto le immagini agghiaccianti di Aylan Kurdi, il bambino siriano morto su una spiaggia turca, la cui fotografia ha fatto il giro del mondo. L’ex soldato – che per sette anni ha lavorato nell’esercito di terra – ha deciso di mettere insieme un gruppo di volontari per raccogliere vestiti e cibo, e di portarli quindi a Calais.
Una volta sul posto, però, ha scoperto un inferno: “Le condizioni erano orribili. L’ambiente mi ha ricordato le discariche di Bombay”, ha spiegato al quotidiano francese Le Monde. Epidemie di scabbia, fratture mal curate, denutrizione, donne violentate. Nello scorso mese di novembre, il tribunale amministrativo di Lille ha intimato allo Stato francese di agire per effettuare, per lo meno, un censimento dei minori isolati, nonché per fornire acqua potabile a sufficienza, installare latrine, introdurre un sistema di smaltimenti dei rifiuti e creare una via di accesso al sito per le ambulanze.
L’orrore di Calais in un video pubblicato da Rob Lawrie
Per denunciare la situazione, Lawrie ha pubblicato un video online, intitolato “The Truth” (“La verità”), costituito dalle fotografie raccolte nel corso dei suoi soggiorni in Francia. È proprio in uno dei suoi viaggi umanitari che ha incontrato una bambina, Bahar Ahmadi, e suo papà Reza, fuggiti dall’Afganistan perché minacciati dai talebani. Il loro obiettivo era di ricongiungersi al resto della famiglia, che vive legalmente a Leeds.
Reza, disperato, ha domandato a più riprese a Rob Lawrie di nascondere la figlia, di appena quattro anni, per farla uscire dalla giungla di Calais, portandola dai suoi parenti in Inghilterra. Il 24 ottobre l’ex militare ha accettato: “Gli avevo sempre detto di no – ha raccontato alla Bbc -. Una sera, eravamo seduti attorno ad un fuoco da campo. Ho guardato Bahar seduta sulle mie ginocchia, e non ho avuto più dubbi”.
“Non potevo lasciarla una sola notte in più in quel luogo”
In un’intervista all’Independent ha dichiarato: “So di aver commesso un reato, ma non potevo lasciare Bahar una sola notte in più in quel posto orribile. Dopo aver visto un luogo come quello, non si può più essere razionali”. Così, ha nascosto la piccola nel furgone, sotto il sedile del conducente. Ma i cani della polizia di frontiera hanno scoperto due eritrei che si erano infilati a sua insaputa nel retro della camionetta. E hanno trovato anche Bahar.
Lawrie è stato immediatamente arrestato. Poi gli è stata concessa la libertà condizionata: sarà giudicato a Boulogne-sur-Mer il 14 gennaio. Secondo una petizione online lanciata in suo favore, alla quale hanno già aderito più di centomila persone, rischia fino a cinque anni di reclusione. “È vero – si legge nel documento pubblicato da Change.org -, Rob non ha rispettato la legge. Ma è giusto che finisca in prigione per un gesto così umano?”.
Immagine di apertura: ©Mark Kerrison/Demotix/Corbis
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