Ayyub e Mahmud, questi i nomi dei bambini, nel 2014 erano stati rapiti dal padre – Abebe Oboi Ferreira di Trinidad e Tobago – un fanatico di Isis, che li aveva portati con sé in Siria per andare a combattere la Jihad. Nel 2017 l’uomo era rimasto vittima della guerra presso la città di Raqqa e i due piccoli
Ayyub e Mahmud, questi i nomi dei bambini, nel 2014 erano stati rapiti dal padre – Abebe Oboi Ferreira di Trinidad e Tobago –unfanatico di Isis, che li aveva portati con sé in Siria per andare a combattere la Jihad. Nel 2017 l’uomo era rimasto vittima della guerra presso la città di Raqqa e i due piccoli erano stati letteralmente abbandonati dalla nuova compagna dell’uomo.
Trovati sul ciglio di una strada dalle milizie delle Syrian Democratic Forces (SDF), i bambini erano stati portati e detenuti per mesi in un campo nel Nord della Siria.
L’intervento di Roger Waters
La vicenda ha richiamato l’attenzione dell’avvocato e attivista per i diritti civili Clive Stafford-Smith, direttore dell’organizzazione umanitaria Reprieve nonché amico intimo di Roger Waters. Stafford-Smith, come ha dichiarato egli stesso alla Agence France Presse (AFP), ha deciso di rintracciare la madre dei bambini e, una volta ritrovata, ha chiesto aiuto a Roger Waters per ricongiungerla ai propri figli.
La rockstar ha deciso di intervenire, mettendo a disposizione il proprio jet privato che, dapprima ha portato la donna al confine iracheno con la Siria e, una volta liberati i bambini, ha condotto la famiglia riunita in Svizzera.
Stafford-Smith, come riportato dal Telegraph, ha spiegato: “Waters ha accettato di pagare per tutto e ha portato la madre da Trinidad in Iraq. Faremo in modo che, ora, abbiano una nuova vita”.
La campagna per far rientrare i bambini a Trinidad
Le vicissitudini di Ayyub e Mahmud e della mamma Felicia Perkins-Ferreira, purtroppo, non sono terminate. Lo stesso Roger Waters ha scritto un articolo su un giornale locale, lanciando una campagna per il rientro dei piccoli nel loro Paese.
“Clive ed io finanzieremo il loro volo”, ha scritto Waters nella lettera al Newsday, “Ma Trinidad deve darci i documenti di viaggio per permettere loro di tornare a casa. È deprimente leggere che il governo non sembra preoccuparsi dei due bambini”.
L’incognita delle mogli e dei figli dei combattenti Isis
La situazione, però, è molto più complessa. Come riportato dal Telegraph, l’SDF a guida curda ha radunato nelle terre liberate dallo Stato islamico centinaia di mogli e bambini di combattenti Isis, per lo più stranieri. Si parla di più di 1.200 bambini e 500 donne.
Queste donne e bambini permangono tutt’ora in un limbo, in quanto solo pochi Paesi hanno accettato di far rientrare i propri cittadini, mentre la maggior parte, compreso il Regno Unito e Francia, non vogliono queste persone indietro.
“Ci auguriamo che questo sia un messaggio per tutti i Paesi del mondo a rimpatriare i propri cittadini, bambini e donne. Il numero è sempre più elevato e non possiamo fare molto”, ha detto Fenar Kyet, vice capo delle relazioni esterne per l’amministrazione della Siria settentrionale autonoma.
A questo proposito, Stafford-Smith si è detto disposto ad aiutare altri cittadini stranieri a rientrare in patria e ha dichiarato: “Quando guardi i 1.248 bambini che sono attualmente in custodia nei campi siriani, comprendi che devi fare lo stesso per tutti loro”.
Roger Waters, attivista politico da sempre
La decisione di Roger Waters di scendere in prima linea per mettere in salvo i due bambini, in realtà, non è che la dimostrazione concreta di un impegno politico e umanitario che da sempre contraddistingue l’artista britannico.
Un impegno che troviamo prima di tutto nei testi delle sue canzoni, che sin dagli anni Settanta hanno denunciato soprusi di sistemi economici e sociali iniqui, ma anche nelle sue dichiarazione e nelle critiche nette nei confronti di Israele, del presidente Donald Trump e, ultimamente, proprio della guerra in Siria.
Ma Waters ha anche una vicenda molto personale legata alla guerra: il padre Eric Fletcher Waters morì, infatti, in combattimento contro i nazifascisti in Italia nel 1944 vicino ad Aprilia, dopo lo sbarco delle forze alleate ad Anzio.
Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
I Massive Attack hanno chiuso l’edizione 2024 del Todays festival con uno show unico, dove la musica si è mescolata alla mobilitazione politico-sociale.
Long Story Short è il nuovo Ep dell’artista italopalestinese Laila Al Habash. L’abbiamo incontrata per parlare di musica, attivismo e del genocidio nella Striscia di Gaza.
“Sulle ali del cavallo bianco” è il nuovo album di Cosmo, a tre anni dall’ultimo. Un periodo in cui il musicista di Ivrea è cambiato molto, tranne su un punto. La voglia di lottare per i diritti civili.
La commissione nazionale tedesca per l’Unesco ha dichiarato la scena techno di Berlino patrimonio culturale della Germania, riconoscendo il ruolo di musica, club e rave nei processi di trasformazione sociale.