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Itinerario. 10 punti di Roma in cui l’architettura si fonde con la natura
10 luoghi, più o meno noti, da poter apprezzare anche solo di passaggio, abbassando il finestrino dell’auto. Un percorso inedito tra le vie e i quartieri di Roma alla scoperta delle epoche e degli stili architettonici, per capire quanto i manufatti dell’uomo abbiano tratto ispirazione e si siano confrontati con la natura in un contesto
10 luoghi, più o meno noti, da poter apprezzare anche solo di passaggio, abbassando il finestrino dell’auto. Un percorso inedito tra le vie e i quartieri di Roma alla scoperta delle epoche e degli stili architettonici, per capire quanto i manufatti dell’uomo abbiano tratto ispirazione e si siano confrontati con la natura in un contesto apparentemente artificiale come quello della città. L’architettura si veste di vegetazione nei palazzi in stile liberty, si ispira all’umanità durante il razionalismo, per poi ritrovare l’armonia con l’ambiente durante gli anni Settanta arrivando fino ai giorni nostri in cui si lascia costruire dalla natura.
VILLINO CAGIATI
Via Virginio Orsini, 25 (quartiere Prati).
Secondo le previsioni del Piano regolatore generale di Roma, il rione Prati fu scelto come area di espansione della città lungo la sponda destra del Tevere. Stretto tra la Città del Vaticano e il fiume, il quartiere ospita affascinati villini in stile liberty eretti nei primi venti anni del Novecento per il nascente ceto borghese. In quest’ottica, nel 1902 Giulio Cagiati commissiona all’architetto Garibaldi Burba una residenza per la propria famiglia. Il villino Cagiati è un esempio di stile Liberty (nonostante le successive soprelevazioni) per le maioliche colorate raffiguranti elementi vegetali e frutta, opera del noto artista Galileo Chini, gli affreschi floreali di Silvio Galimberti e i tralci di vite in ferro battuto di Alessandro Mazzuccotelli. La soluzione d’angolo, il tetto giardino e la facciata principale caratterizzano l’edificio per la ricercatezza dei motivi decorativi lapidei, ceramici e metallici in cui gli elementi floreali e le teste di animali si intrecciano a motti latini.
CASA DELLE ARMI AL FORO ITALICO
Viale dei Gladiatori (Foro italico).
Inaugurata nel 1935 la Casa delle armi, oggi Accademia della Scherma, è un capolavoro dell’architettura razionalista firmato dall’architetto Luigi Moretti. La struttura è interamente rivestita di marmo bianco di Carrara, al meno di un mosaico raffigurante delle figure umane e animali. Nell’opera musiva di Angelo Canevari si perde la geometria razionalista a favore di forme morbide che celebrano la Vittoria Littoria, il Genio Italico, Icaro e i cavalli del Sole che guidano un gruppo di atleti rappresentati in tutta la loro prestanza fisica. La pietra e le forme squadrate ma non rigide dialogano con le pendici verdi di Monte Mario tanto da far sembrare l’opera all’interno di un parco. A seguito della damnatio memoriae che colpì Luigi Moretti, l’architetto del fascismo, la Casa delle armi cadde in abbandono. Dal 2013 proprietà del Coni, negli anni Settanta la Casa delle Armi venne ceduta dal demanio al ministero della Giustizia. Nel 1981 l’opera di Moretti diventa un’aula bunker del tribunale di Roma, subendo gravissime manomissioni all’impianto interno.
PALAZZETTO DELLO SPORT
Piazza Apollodoro, 10.
Ideato e progettato da Pier Luigi Nervi e Annibale Vitelloni, il Palazzetto dello Sport fu inaugurato nel 1960, in concomitanza dei giochi olimpici di Roma. Un intreccio di travi prefabbricate sostengono una cupola debordante dal perimetro, già del diametro di 60 metri. Le strutture portanti in cemento armato sono di particolare effetto. All’interno, grazie al cosiddetto sistema Nervi che unisce elementi prefabbricati al ferrocemento, la luce che entra dall’oculo centrale e illumina una maglia di nervature incrociate, ramificate lungo tutta la cupola. All’esterno 36 cavalletti a forma di Y sembrano 36 uomini che a braccia tese sostengono la copertura ondulata leggera come una membrana. Per il continuo studio della natura e delle leggi fisiche l’opera di Luigi Nervi si inserisce nel contesto dell’architettura organica, per la quale è fondamentale il rapporto tra uomo, natura e ambiente costruito.
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Viale Pietro De Coubertin, 30.
Tra le colline del quartiere Parioli e il Villaggio Olimpico spiccano gli scarabei dell’architetto Renzo Piano, l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Gli edifici ricordano la forma dell’insetto della famiglia dei coleotteri non solo per la forma armonica e curva, ma anche per il contesto naturale in cui l’impianto è immerso. Costruite nel 2002, le tre costruzioni che costituiscono l’Auditorium si dispongono radialmente intorno a una cavea semicolare, mentre alle loro spalle si apre uno dei rari esempi di campagna romana interna alla città. I doppi gusci rivestiti da lastre di rame, brillano sotto la luce del sole proprio come il carapace degli scarabei, mentre gli elementi in laterizio e legno sono il filo conduttore con le preesistenze archeologiche (una villa di epoca repubblicana) e la vegetazione circostante. La continuità tra il costruito e la natura si legge anche dall’esterno grazie a elementi vetrati e ai corridoi ottici che fanno da quinta a scorci verso il parco e la città.
PALAZZO VIA BRUXELLES, 77-79
Via Bruxelles, 77 – 79 (quartiere Parioli)
L’edificio meno conosciuto dell’itinerario. Quello per cui la letteratura ha scritto meno e spesso con notizie non vere. Le rare fonti sul web parlano di un edificio del 1930 firmato da Andrea Bistri Vici, nulla di più sbagliato. Questa palazzina all’angolo tra Via Bruxelles e Via Salaria è l’opera più fortunata di Venturino Ventura. Eretto nel 1968 nel luogo dove sorgeva il villino Vallino di Luigi Moretti, al quale Ventura si ispira per disegnare i prospetti. La soluzione d’angolo e i prospetti mossi da terrazze ondulate sono un richiamo alle forme armoniche della natura. Il rapporto con l’elemento naturale emerge nelle forme curvilinee, nella morbidezza delle pareti perimetrali e nell’ampia finestratura che mette in comunicazione lo spazio costruito con l’ambiente e la luce esterna. A sottolineate questa stretta relazione nell’angolo all’interno di una coppa un cipresso (non più esistente) passava oltre un foro del solaio al terzo piano. Per questa particolarità possiamo che la palazzina di Ventura è il primo esempio di boschetto verticale.
QUARTIERE COPPEDÈ
Il quartiere Gino Coppedè, opera dell’omonimo architetto, gode di un nucleo centrale e di una serie di edifici che dipartono radialmente da piazza Mincio. Tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento, il quartiere conta 26 palazzine e 17 villini tutti costruiti tra il 1916 e il 1927. Progettato per un ceto medio, divenne presto un quartiere signorile. Sulle facciate degli edifici si leggono le influenze greche nei fregi, assiro-babilonese nei mascheroni, medioevali nei prospetti turriti e negli scenari onirici delle forme mostruose e fantastiche, fino ad arrivare ai più complessi riferimenti all’art nouveau (o liberty) nei richiami ai motivi floreali. Una stravagante esplosione di forme, geometrie e colori provenienti dal mondo fantastico e allegorico. Su piazza Mincio, la Fontana delle Rane è vero e proprio luogo miliare per i fans dei Beatles, i quali dopo un concerto alla discoteca Piper vi fecero un bagno vestiti. Il villino delle Fate, immerso in un giardino esotico, è una casa delle fiabe per le figure antropomorfe di putti tra ghirlande, falconieri con i loro falchi, monache e frati, oltre ad animali mitologici e zodiacali. Per la dimensione surreale e inquietante di alcuni scorci, questo quartiere ha ispirato più di una pellicola, tra cui quelle del regista horror Dario Argento che vi girò Inferno e L’uccello dalle piume di cristallo.
CASA PAPANICE
Via Giuseppe Marchi, 3
Costruita tra il 1966 e il 1970 su progetto degli architetti Paolo Portoghesi e Vittorio Gregotti, Casa Papanice è un esempio di villino signorile degli anni Sessanta. L’articolazione delle pareti perimetrali determinano la commistione tra lo stile secessionista e il barocco romano. Quest’ultimo visibile soprattutto nelle forme concave e convesse dei muri esterni, che richiamano gli elementi naturali nella fasce verticali in maiolica e nelle canne metalliche d’organo montate sui parapetti. In Casa Papanice, il muro inflesso costituisce l’elemento chiave per un armonico passaggio dallo spazio interno allo spazio esterno, la cosiddetta finestra dialettica, ma anche il prodotto della ricerca di un compromesso fra l’ambiente naturale e il manufatto architettonico.
CASINA DELLE CIVETTE
Via Nomentana, 70
Nascosta da una collina artificiale, all’interno del parco di Villa Torlonia, la Casina delle Civette, nasce come una capanna svizzera, un luogo di evasione dei principi Torlonia. Nel 1840, Alessandro Torlonia commissiona a Giuseppe Jappelli un rustico, modificato nel 1908 con l’aggiunta di loggiati, decorazioni in maiolica e vetrate colorate, di cui quella raffigurante delle civette. Oggi, si può ammirare la Casina delle Civette nel suo apparato decorativo in stile Liberty. Nel 1917, l’architetto Vincenzo Fasolo introduce il movimento tra i volumi dell’edificio decorandoli, soprattutto con temi floreali, in una grande varietà di materiali. Le vetrate più di tutti gli altri elementi in cotto, smalto e in lastre di lavagna, costituiscono il carattere unico di questo edificio. Dopo l’occupazione anglo-americana, il vandalismo e un incendio nel 1991, oggi la maggior parte delle strutture sono una ricostruzione da fonti documentarie delle originali.
PENSILINA DELLA STAZIONE TERMINI
Piazza dei Cinquecento
La Stazione Termini di Roma fu terminata nel 1950, passando sotto la penna di architetti come Angolo Mazzini, Eugenio Monutori e Annibale Vitellozzi. Contraddistinta da una sinuosa pensilina in cemento armato, popolarmente nota come il dinosauro per la forma delle travi che la sostengono, molto simile al dorso di questi animali della preistoria. Pochi sanno che in origine il progetto ricalcava il profilo delle antiche mura romane. Oggi, la bellezza del progetto è solo parzialmente apprezzabile a causa della completa chiusura dell’area d’accesso con numerosi negozi. Perciò il rapporto tra interno ed esterno viene tradito dalla mancanza di trasparenza. Nonostante questo, passando lungo via Marsala o via Giolitti è ancora possibile ammirare la morbida successione delle travi contrapposte al massiccio corpo della stazione.
CASA DI PAGLIA URBANA
Via Columella, 29 (quartiere Quadraro)
Per sfatare il mito che le abitazioni costruite con materiali non tradizionali sono adatte solo a contesti rurali è stata costruita a Roma, nel quartiere Quadraro, la prima casa di paglia urbana. I committenti e l’architetto Paolo Robazza hanno scelto la paglia compressa per tutte le tamponature perché è un materiale resistente al tempo e alle sollecitazioni sismiche, oltre ad avere costi più bassi e prestazioni energetiche tre volte superiori ai materiali comunemente utilizzati nell’edilizia. La traspirazione delle pareti favorisce l’isolamento termico e igronometrico, aumentando la qualità della vita degli abitanti. Una casa, di quasi 200 metri quadrati, che usa materiali naturali e spesso a chilometro zero, del tutto uguale alle altre, con la differenza di essere a basso impatto ambientale.
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