Regno Unito, la corte dà ragione agli attivisti: il governo non doveva approvare i giacimenti Rosebank e Jackdaw

Nell’autorizzare i giacimenti di petrolio e gas Rosebank e Jackdaw, il governo britannico non ha valutato a dovere il loro impatto sul clima.

  • Il governo del Regno Unito ha approvato i giacimenti Rosebank e Jackdaw senza prendere pienamente in considerazione il loro impatto sul clima.
  • Lo afferma la Court of Session scozzese, dando ragione alle organizzazioni ambientaliste Uplift e Greenpeace Uk.
  • Le compagnie Equinor e Shell dovranno quindi chiedere nuovamente l’autorizzazione per le estrazioni di petrolio e gas.

Quando ha dato il via libera allo sviluppo dei giacimenti di idrocarburi Rosebank e Jackdaw, entrambi in Scozia, il governo del Regno Unito non ha preso in considerazione il loro impatto sul clima. In particolare, ha trascurato le emissioni dovute alla combustione di petrolio e gas. Pertanto, le licenze per la produzione non sono più valide. È quanto ha deciso la Court of Session, la corte civile suprema scozzese, con sede a Edimburgo. Dando ragione alle organizzazioni ambientaliste Uplift e Greenpeace Uk che avevano dato il via a questa battaglia legale.

I giacimenti Rosebank e Jackdaw in Scozia

Al centro dell’attenzione ci sono due progetti di estrazione di combustibili fossili. Jackdaw è un giacimento di gas naturale nel mare del Nord, a est di Aberdeen. È gestito dal colosso petrolifero anglo-olandese Shell e il suo potenziale ammonta circa al 6,5 per cento della produzione britannica di gas naturale. Ha ricevuto il semaforo verde dall’esecutivo britannico nell’estate del 2022, quando il premier era Boris Johnson.

Più grande e conosciuto, Rosebank fa invece capo alla società norvegese Equinor. Si trova a nord delle isole Sheltand e, con i suoi 300-500 milioni di barili di petrolio stimati, è il più ricco giacimento britannico di idrocarburi non ancora sfruttato. Ad approvare il progetto è stato Rishi Sunak, primo ministro anch’egli conservatore, succeduto a Boris Johnson dopo il brevissimo mandato di Liz Truss. Secondo la tabella di marcia, la produzione doveva iniziare nel 2026 a Jackdaw e tra il 2026 e il 2027 a Rosebank.

La vittoria delle organizzazioni ambientaliste

Le organizzazioni ambientaliste Uplift e Greenpeace Uk, però, non sono rimaste ferme a guardare. E si sono rivolte al tribunale, con un’argomentazione ben precisa: nel dare il semaforo verde ai due progetti, il governo aveva preso in considerazione soltanto le emissioni legate all’estrazione di petrolio e gas. Ma non quelle dovute al loro intero ciclo di vita, compresa la combustione (quello che tecnicamente si chiama Scope 3). Emissioni che risultano incompatibili con gli impegni per il clima che il Regno Unito si è assunto formalmente. La corte ha dato loro ragione.

Ora la palla torna all’esecutivo britannico, che ha già iniziato questo processo di revisione delle proprie linee guida ambientali, da pubblicare in primavera. Fino ad allora, le due compagnie fossili potranno continuare a condurre i lavori preparatori sugli impianti, ma dovranno presentare nuovamente la richiesta di autorizzazione e attenderne l’esito prima di poter iniziare le estrazioni vere e proprie. Ciò significa che non è ancora detta l’ultima parola su Rosebank e Jackdaw. Certo è che l’interlocutore stavolta è un governo di colore politico opposto che, anche per dare un forte segnale di discontinuità, aveva già rinunciato a difendersi in questo processo.

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