A febbraio, in Irlanda, è stato introdotto un sistema di riciclo della plastica che ha permesso di raccogliere 630 milioni contenitori.
Rossana Orlandi, chi è la gallerista italiana che ha stregato il mondo del design
Unica, in grado di scovare pezzi unici. Nata in provincia di Varese, Rossana Orlandi è diventata guru del design a livello internazionale. Per lei la plastica non è un rifiuto, ma un materiale con cui dare sfogo alla propria creatività.
“O parli di tutti o di nessuno, altrimenti qualcuno potrebbe offendersi”. Con queste parole Rossana Orlandi, uno dei volti più conosciuti nel mondo del design, risponde alla domanda: “Chi saranno i prossimi designer ad avere successo?”. Lei che di talenti ne ha scovati molti; lei che, grazie all’inesauribile curiosità e alla ricerca costante, si è trasformata in un punto di riferimento per chi opera nel settore. In una influencer, come si usa dire oggi, che non pubblicizza marchi bensì menti geniali, che possiede uno stile talmente indefinibile da risultare unico, che a settembre ha raggiunto il traguardo dei 100mila follower grazie alla sua capacità di anticipare inclinazioni, dettare correnti.
Dietro la montatura extralarge dei suoi famosissimi occhiali si nasconde un paio di luminosi occhi azzurri che sanno cogliere qualunque dettaglio. “Del resto ho disegnato su carta millimetrata per anni”. Le ciocche argentate raccolte in una crocchia elegante, al collo non le manca una collana proveniente dalla sua collezione personale. Non ha mai lasciato che qualcuno scegliesse al posto suo, a guidare le sue decisioni è sempre stato “un misto di ragione e sentimento”.
La carriera di Rossana Orlandi
Rossana Orlandi ne ha fatta, di strada. Nata in provincia di Varese, ha frequentato l’Istituto Marangoni di Milano. “Non è che fossi molto portata, volevo semplicemente fare qualcosa di creativo. Avevo un compagno di banco simpatico, ma non particolarmente comunicativo. Beh, questo personaggio era Moschino”.
Dopo aver lavorato per vent’anni nel settore della moda, producendo tessuti per marchi del calibro di Donna Karan e Giorgio Armani, nel 2002 ha deciso di realizzare un sogno e trasformare la passione per il design in una galleria dove mettere in mostra le proprie idee di stile. A modo suo, “senza riferimenti né logica”. Così, dove un tempo sorgeva una fabbrica di cravatte ora si trova uno dei luoghi più cool di Milano, tappa obbligata durante il Fuorisalone. Composta da dodici locali allestiti in modo creativo e spontaneo, il cui tema cambia periodicamente, la Galleria Rossana Orlandi ospita opere di designer emergenti unitamente a edizioni limitate di progettisti conosciuti a livello internazionale. Per lei è fondamentale che gli oggetti dialoghino fra loro.
“Sono piena di energia. Mi stupisco sempre quando la gente dice di essere stanca”, scherza la gallerista. Ma darle torto è impossibile: ha collaborato con le più grandi aziende di moda, lusso e lifestyle, ha curato numerose mostre in Italia e all’estero, e nell’ultimo anno ha dedicato il suo impegno alla sensibilizzazione riguardo la tutela dell’ambiente.
L’invito ad utilizzare la plastica per creare oggetti di design
“Nel 2018 ho visto nei Paesi Bassi un’installazione formata da un terreno sassoso e da una balla di plastica recanti la scritta ‘Designer help us’ [designer aiutaci, ndr]. Un mese dopo ero in spiaggia con i miei nipotini. Era coperta di rifiuti, ma qualcuno era colorato, aveva una bella forma. Tant’è che mi è venuta un’idea: perché non coinvolgere il mondo dei designer nel riciclo della plastica?”.
Così Rossana Orlandi ha lanciato Ro plastic prize, un concorso internazionale dedicato a progetti, opere e prototipi realizzati in plastica riciclata e possibilmente riciclabile. Durante il Fuorisalone, inoltre, il Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci ha ospitato inediti pezzi sviluppati con lo stesso materiale da designer ed architetti di fama mondiale. Fra questi c’era il Seabin, il dispositivo scelto da LifeGate PlasticLess per cercare di ridurre l’inquinamento nei nostri mari, capace di raccogliere 500 chili di rifiuti galleggianti l’anno, comprese le microplastiche.
“Dobbiamo prendere coscienza che stiamo davvero distruggendo il mondo. Il tempo stringe, non possiamo perderne altro”, conclude Orlandi.
La partecipazione di Rossana Orlandi all’Osservatorio Milano sostenibile
Un appello che la curatrice ha rinnovato alla presentazione dei risultati del terzo Osservatorio Milano sostenibile di LifeGate, avvenuta il 16 ottobre alla Triennale. “È molto facile usare il termine sostenibilità, ma spesso si tratta solo di una parola e non di una realtà. Per questo sprono tutti i designer ad un utilizzo consapevole e onesto”. Se anche l’arte, una delle forme d’espressione più libere dell’uomo, si sta mettendo al servizio della Terra, vuol dire che il grido d’aiuto di quest’ultima è troppo forte per non essere sentito. Il design non è un punto d’arrivo, ma di partenza. Non risponde meramente ad un ideale di bellezza, ma vuole fungere da mezzo per veicolare un sentimento di rispetto. Nei confronti delle risorse di cui disponiamo, di ogni singolo materiale, di chi lo modella e se ne prende cura fino a dargli nuova vita. Così da stabilire una tendenza che non passerà mai di moda: quella dell’amore per questo pianeta.
Foto in apertura © Elisabetta Scuri/LifeGate
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