Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Rossella Muroni. Con il lupo, recuperiamo la cultura della convivenza
Il tema lupi è sempre attuale nel nostro Paese, ne abbiamo parlato con il presidente di Legambiente Rossella Muroni.
O lo ami o lo odi, il lupo (Canis lupis italicus) è l’animale più discusso d’Italia. Il conflitto tra uomini e lupi affonderebbe le radici nell’anno Mille, quando, complici l’aumento demografico e la progressiva distruzione delle foreste, gli spazi vitali delle due specie si avvicinarono come non mai. In Italia fino al 1971 il lupo era cacciabile in qualsiasi stagione e con ogni mezzo, questa caccia indiscriminata portò la specie sul baratro dell’estinzione, sopravvivevano in natura appena un centinaio di esemplari. Dopo una spettacolare ripresa demografica oggi il lupo rischia nuovamente di essere cacciato legalmente.
Numerose sono le polemiche seguite alla presentazione della bozza del nuovo Piano d’azione nazionale sulla conservazione e gestione del lupo da parte del ministero dell’Ambiente. Il nuovo piano consentirebbe (perfino nei parchi) l’abbattimento legalizzato di un numero massimo di 60 lupi, decisione questa estremamente contestata dalle associazioni ambientaliste e conservazioniste. Ne abbiamo discusso con Rossella Muroni, presidente di Legambiente, reduce dalla partecipazione all’incontro nazionale di Sulmona Dall’Appennino alle Alpi, le buone pratiche per il futuro del lupo in Italia, organizzato da Legambiente e dal parco nazionale della Majella in collaborazione con Federparchi.
Quali argomenti sono stati affrontati nel corso dell’incontro di Sulmona?
È stata fatta una discussione collettiva sul famoso piano per la gestione del lupo, presentato in bozza dal ministero dell’Ambiente e pensato per affrontare una delle discussioni più calde che si stanno svolgendo in questo momento nel nostro Paese, in generale sulla gestione della fauna selvatica e in particolare sul lupo. Partiamo dal presupposto che veniamo da una storia di conservazione di successo, sono stati intrapresi molti progetti vincenti di difesa e salvaguardia del lupo in Italia che hanno consentito il ripristino della specie, ad esempio il progetto Wolfnet di Legambiente.
Uno dei temi oggetto di grande dibattito e polemiche da parte degli allevatori è la presunta reintroduzione dei lupi in Italia.
Non sono stati introdotti in natura nuovi esemplari. Il numero è semplicemente cresciuto grazie alle recenti norme di tutela, all’aumento delle prede e allo spopolamento delle aree pedemontane. Il problema è che si è persa la cultura della convivenza con alcune specie, alla base un tempo di un certo tipo di civiltà rurale. Due sono i temi da affrontare, la convivenza con le attività produttive che sorgono nelle aree in cui sono presenti i lupi, da quelle turistiche a, soprattutto, quelle legate all’allevamento e alla zootecnia. Da questo punto di vista quello che manca secondo noi è il coinvolgimento delle associazioni di categoria che potrebbe avvicinare maggiormente gli allevatori e contribuire a cercare soluzioni condivise anziché creare una costante contrapposizione. L’elemento di contrasto principale è legato al tema del risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica. I rimborsi sono spesso lenti e parziali, ciò comporta notevoli danni economici e aumenta l’astio nei confronti dei lupi.
È altrettanto vero che non sempre gli allevatori prendono le giuste misure per cautelarsi dagli attacchi dei predatori.
È vero, ad esempio il progetto Wolfnet era nato proprio per riscoprire una cultura della convivenza anche tramite una diversa gestione degli allevamenti. Dal tipo di pastorizia fino all’utilizzo di apposite recinzioni, dal controllo del territorio fino all’allevamento di cani da pastore, che possono essere un elemento di contrasto naturale alla presenza del lupo. Non tutti sanno, ad esempio, che il cane da pastore andrebbe fatto crescere all’interno del gregge, questo lo aiuta a contestualizzare la sua presenza e a sentirsi responsabile per la sicurezza delle pecore. Si tratta della riscoperta di una cultura antica, legata al sapere dell’allevamento.
Cosa ne pensa dell’eventuale abbattimento di alcuni esemplari proposto dal ministero?
In Italia la causa principale di mortalità del lupo è il bracconaggio. Dobbiamo valutare dunque due elementi, innanzitutto la specie lupo non è ancora dichiarata fuori pericolo, la popolazione è in crescita e il trend è positivo ma è ancora presto per cantare vittoria, l’altro elemento è che il bracconaggio è un esempio di illegalità, in questa maniera dunque verrebbe in qualche modo legalizzato questo tipo di crimine. È come con i condoni nel caso dell’abusivismo edilizio, si giustifica in qualche modo un comportamento illegale. Predisponendo l’abbattimento legalizzato di alcuni lupi viene fatto passare un messaggio sbagliato, cercando di farlo accettare alle persone. Questa dinamica peraltro si è già verificata, in Veneto Tosi aveva emesso una ordinanza che consentiva ai cittadini di uccidere i lupi in caso di minaccia per sé o per il bestiame.
Quali misure bisognerebbe intraprendere per trovare una soluzione?
Sarebbe opportuno mettere intorno ad un tavolo tutte le categorie coinvolte, in modo da riunire tutte le osservazioni e stabilire le criticità al fine di cercare una soluzione condivisa. Questo dovrebbe però essere compito del governo, non delle singole associazioni.
Numerosi attacchi al bestiame di cui vengono incolpati i lupi potrebbero essere opera di cani o ibridi. Qual è la posizione di Legambiente sulla questione degli ibridi?
Bisogna partire dalla conoscenza del fenomeno, andrebbe affidato all’Ispra uno studio approfondito per determinare l’effettivo numero di esemplari ibridi tra lupo e cane. Per fare passi avanti in tal senso non si può fare a meno di un’impostazione scientifica che stabilisca le dimensioni del fenomeno. È senz’altro una questione da chiarire perché dà adito a leggende metropolitane.
Cosa dobbiamo fare per convivere con il lupo?
Dobbiamo cercare di raggiungere una visione meno antropocentrica e provare a convivere con le altre specie animali. Nonostante l’opposizione degli allevatori si è creato un forte movimento in difesa del lupo, a testimonianza che si tratta di una specie benvoluta dalla maggior parte degli italiani. Il Wwf ad esempio ha lanciato una raccolta firme per opporsi al piano di abbattimento dei lupi che ha riscosso un grande successo.
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