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L’evoluzione di Roy Lichtenstein, maestro della pop art, in una mostra al Mudec di Milano
Circa 100 opere dell’artista newyorkese Roy Lichtenstein raccontano in una mostra al Museo delle culture di Milano il percorso artistico di uno dei più importanti innovatori dell’arte del Novecento.
Il rimando alla pubblicità, l’utilizzo dei fumetti, il puntinato accentuato sono alcuni dei tratti distintivi delle opere di Roy Lichtenstein, artista newyorkese che nella seconda metà del Novecento, insieme a Warhol soprattutto, ha dato vita alla pop art che ha cambiato il modo di rappresentare il mondo e lo trasforma in Multiple visions: dal primo maggio all’8 settembre la mostra al Mudec di Milano.
Il percorso di Roy Lichtenstein, innovatore dell’arte del Novecento
Sembra un’arte semplice quella di Roy Lichtenstein, ma è quasi scontato dire che non lo è, e che è frutto invece di innovazioni profonde, sia di soggetti che di tecniche. Siamo nel Novecento, Roy nasce infatti nel 1923, e sin da giovane studia arte e disegna e continua a farlo anche negli anni dell’esercito e della Seconda guerra mondiale, che combatté in Inghilterra e in Francia: tra le varie mansioni che ricoprì da soldato, disegnò mappe e lavorò ai fumetti per il celebre periodico dell’esercito americano Stars and Stripes. Un’attenzione, quella ai comics, che non abbandonerà mai in tutta la sua carriera e che anzi diverrà il suo tratto più distintivo. Dopo la guerra le sue opere sono spesso geometriche, tendono al cubismo, conservando però dei tratti espressionistici fino a quando non definì e seguì un tratto solo e soltanto suo, negli anni Sessanta.
In quegli anni decide di inserirsi all’interno della pop art, utilizzando le immagini della pubblicità dei prodotti che le persone consumano, scegliendo, per riprodurle, il mondo del fumetto e della tecnica della stampa industriale. Le vignette di diversi disegnatori vengono ingigantite e modificate da Lichtenstein dipingendole a olio su tela in modo lento e accurato con la tecnica dei Ben-Day dots, cioè di puntini dai colori vivaci giustapposti tra loro. È in questo periodo che conosce Andy Warhol e che le sue mostre cominciano ad avere un buon successo. Non sono però le sue uniche forme espressive: realizza anche sculture di ceramica, paesaggi, dipinti di architetture monumentali e dipinti con immagini degli anni Trenta: una produzione molto vasta che sarà esposta in importanti musei americani, come il Los Angeles county museum, il Salomon R. Guggenheim e il Metropolitan museum a New York.
Roy Lichtenstein. Multiple visions, alla scoperta della pop art
In mostra Milano fino all’8 settembre ci sono circa 100 opere tra prints – anche di grande formato – sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (prima fra tutte la Roy Lichtenstein foundation), oltre a video e fotografie. La location scelta, il Museo delle culture – da sempre attento per vocazione ai diversi linguaggi artistici – non è casuale e mette in evidenza, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi trasformate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo. Così troviamo influssi e contaminazioni dell’epopea del Far West, dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, della pop art e persino della cultura orientale. Ciò che sembra avere un unico e immediato significato, ne nasconde uno più profondo che viene espresso anche attraverso l’innovativa tecnica utilizzata dall’artista newyorkese.
Benché quelle di Lichtenstein non siano delle “tele” classiche, come per i dipinti, la realizzazione di una stampa o di una scultura ha una genesi tutt’altro che immediata e parte da disegni e studi preparatori, impiegando però tecniche e materiali innovativi. Questi processi diventano essi stessi una forma di espressione artistica e un’estensione della visione estetica dell’artista e sono pensati e portati avanti con metodo da Lichtenstein in parallelo alla pittura e la mostra al Mudec ne presenta bene l’evoluzione a partire dai primi lavori degli anni Cinquanta. Possiamo dire così che il metodo di realizzazione dell’opera è essa stessa una forma d’arte. È il caso della sezione dedicata ai paesaggi – splendidi e poco noti – che troverete in mostra: per la realizzazione di queste opere Roy Lichtenstein adopera qualcosa di a quei tempi molto innovativo, il Rowlux, un materiale che ha la caratteristica di essere riflettente e quindi in grado di simulare il cielo e sembra inoltre avere profondità, come il mare. A nostro avviso i quadri più sorprendenti dell’esposizione.
La mostra è aperta sino all’8 settembre dal primo maggio 2019 con i seguenti orari: lunedì dalle 14:30 alle 19:30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9:30 alle 19:30; giovedì e sabato dalle 9:30 alle 22:30. Il biglietto costa 14 euro.
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