I familiari dei soldati russi che stanno combattendo in Ucraina hanno iniziato a chiedere pubblicamente sul social VKontakte turni e congedi per i loro uomini. Le pubblicazioni sono state oscurate.
VKontakte, il principale social network russo, sta oscurando le pubblicazioni di protesta delle mogli e delle madri dei soldati al fronte, accompagnate dall’hashtag “facciamo tornare i ragazzi”.
Questo è l’ennesimo caso di censura online: in Russia sono stati bloccati o cancellati più di 885mila siti web solo nei primi sei mesi del 2023. Vietati anche vari social network occidentali come Facebook e Instagram.
L’unico modo per accedere ai contenuti proibiti è attraverso una connessione Vpn, ma il Cremlino potrebbe bloccare anche quelle. A rischio chiusura anche YouTube.
“Torneranno a casa solo quando l’operazione militare speciale in Ucraina sarà finita”. Ha avuto l’effetto di un boomerang il recente annuncio di Andrej Kartapolov, capo della commissione difesa della Duma, la camera bassa del parlamento russo. Un annuncio inatteso, che ha avuto due conseguenze: ha smentito le promesse di congedi e turnover fatte ai soldati russi che stanno combattendo in Ucraina. E ha alimentato il malcontento e la disperazione delle donne che hanno figli, fratelli e mariti al fronte, e che dopo oltre un anno e mezzo di combattimenti non vedono la fine di questa guerra. Ma il malcontento delle donne può essere pericoloso perché rischia di trasformarsi in protesta e contagiare altre sfere della società. E per questo va fermato. Ecco perché nei giorni scorsi VKontakte, il principale social network russo, ha iniziato a censurare i post delle madri e delle mogli dei soldati che stanno cercando di puntare i riflettori sulla situazione dei loro uomini stremati, mandati a combattere senza un adeguato addestramento, senza pause e senza alcuna prospettiva di vedere la fine del conflitto.
Gli appelli delle donne su VKontakte, il principale social russo
La notizia dei post oscurati da VKontakte ha iniziato a circolare all’inizio di ottobre 2023. Gli appelli di queste donne, che si rivolgono pubblicamente ai politici e ai funzionari, chiedono congedi, ferie e turnover per i loro uomini al fronte a tempo indeterminato. Sono accompagnati dagli hashtag in russo #вернемРебят, #ротация, #мобилизованнымПораДомой, cioè #facciamoTornareIRagazzi, #Rotazione #ÈOraCheIMobilitatiTorninoACasa.
“Se ci saranno più appelli per definire la durata del servizio di mobilitazione, la questione può essere risolta positivamente. Bisogna chiedere che il termine sia fissato a un anno! — recita uno degli ultimi post oscurati, pubblicato dal gruppo ‘Mogli, madri dei soldati mobilitati di Dolgoprodnyj’ —. D’altronde, tutti sappiamo che i nostri uomini sono esausti, sia moralmente che fisicamente”.
Secondo quanto riportato dal giornale Vazhnye Istorii, VKontakte ha censurato questo e altri post per volere della Procura generale della Federazione russa che vieta la diffusione di informazioni “ingannevoli” sulla guerra; al momento i contenuti oscurati in Russia sono visibili solo attivando una connessione Vpn, ossia una “rete privata virtuale” che permette di bypassare i blocchi. Ma Mosca potrebbe presto mettere al bando anche le Vpn. Chiudendo di fatto l’accesso a una grossa fetta dell’Internet globale.
La censura online in Russia
Non è la prima volta che il principale social network russo blocca dei contenuti scomodi per il Cremlino: era già successo nel novembre scorso, quando VKontakte aveva oscurato un gruppo fondato dalle famiglie dei soldati mobilitati, ed è accaduto di nuovo nel marzo 2023, con il blocco di un post che denunciava gli “assalti suicidi” raccontati da alcuni soldati di Kaliningrad. Ma non sono casi isolati: nei primi sei mesi del 2023 in Russia sono stati bloccati o cancellati più di 885 mila siti Internet (l’85 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2022), e oltre un milione di singoli contenuti (+10 per cento).
Oltre ai siti dei giornali indipendenti e degli oppositori politici, nel 2022 nella rete della censura russa sono finiti anche colossi come Facebook, X (ex Twitter) e Instagram, oggi accessibili solo tramite Vpn, il cui utilizzo in Russia non è vietato, ma viene contrastato dagli organi preposti al controllo.
The internet: Russia will not restrict internet freedom. The sovereign internet law aims to prevent a potential cut-off from the global web
La lista dei siti vietati è destinata ad allungarsi e i rischi per chi esprime opinioni e diffonde contenuti contrari alla linea del Cremlino, anche su Internet, sono molto alti.
La semplice condivisione di un contenuto “scomodo” può causare la reclusione fino a 15 anni con l’accusa di “diffusione di informazioni deliberatamente false” sull’esercito russo che può avere “gravi conseguenze”.
Secondo un report di Odv-Info, un progetto media indipendente sui diritti umani, da febbraio 2022 in Russia sono state perseguite quasi 20mila persone per le loro opinioni contrarie alla guerra e 713 sono state addirittura coinvolte in procedimenti penali; la maggior parte di loro (213) è accusata di aver diffuso fake news e di aver screditato l’esercito russo (121): capi di imputazione che tra l’altro scavalcano il concetto di “censura”, perché la censura in Russia è formalmente vietata dalla Costituzione.
I nuovi blocchi e il caso di Youtube
Che Internet possa subire ulteriori limitazioni in Russia è cosa nota. Il punto è capire come e quando arriveranno.
Per ora si salvano dalla chiusura il servizio di messaggistica Telegram, il social network russo VKontakte e, sorprendentemente, Youtube.
L’accesso a Youtube, il principale canale attraverso il quale i russi possono ancora accedere a un’informazione indipendente, si sta prolungando più del previsto se si considera che il gigante della Silicon Valley ha sospeso in tutto il mondo centinaia di canali gestiti da entità vicine al Cremlino. Come risposta, a luglio 2022 l’autorità russa di regolamentazione delle telecomunicazioni ha inflitto a Google, proprietario di YouTube, una multa di 370 milioni di dollari per non aver rimosso dei contenuti sulla guerra contrari alla linea di Mosca.
Stando al parere di alcuni esperti, YouTube — che risulta essere il social network più utilizzato da quasi la metà (47 per cento) della popolazione russa dopo VKontakte — non è ancora stato bloccato perché non è facile oscurarlo senza avere ripercussioni negative sugli altri servizi offerti da Google, come la posta elettronica e l’archiviazione in cloud.
Tuttavia le voci su questo blocco si rincorrono. E sono state confermate da Oleg Matvejchev, vicepresidente della commissione per la politica dell’informazione della Duma. Secondo lui, i meccanismi e le normative per oscurarlo già ci sono, ma il blocco entrerà in vigore “quando apparirà un’alternativa valida per gli utenti”, come ha detto a Lenta.ru.
Tra l’altro, alcune presunte prove di black out si sono già tenute tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2023, quando molti utenti in Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan hanno denunciato dei problemi di accesso a YouTube.
In Russia, new censorship laws mean many journalists have left rather than face fines and jail terms of up to 15 years. Russia this week dismissed the bombing of the children's hospital in Mariupol as "fake news" | More: https://t.co/Q03qhNEvjupic.twitter.com/ExEhAmuFYp
Oltre al blocco di YouTube si aggiunge l’interruzione già annunciata (e poi parzialmente smentita) dei servizi di Vpn, senza i quali non si riesce ad accedere ai siti bloccati in Russia. Stando alle recenti dichiarazioni del senatore Artem Shejkin, vicepresidente del Consiglio per lo sviluppo dell’economia digitale della Federazione russa, il blocco delle Vpn potrebbe entrare in vigore il 1° marzo 2024. Anche in questo caso le “prove generali” sono già state fatte. E non sono passate inosservate: Roskomnadzor ha iniziato a bloccare alcune VPN già nel 2021, e le ultime restrizioni si sono registrate ad agosto e a settembre scorsi.
“Il passaggio verso Runet – la rete Internet indipendente russa in grado di funzionare separatamente dalla rete globale – può sembrare un obiettivo molto complicato, ma dal mio punto di vista il governo russo adesso ha tutta la necessità per investire ulteriormente in questo progetto”.
Sarkis Darbinyan
“Nell’ultimo anno abbiamo osservato come sono cambiati gli strumenti e le strategie con cui viene applicata la censura — ha commentato Sarkis Darbinyan, avvocato di Roskomsvoboda, un’organizzazione russa non governativa che monitora la libertà dei media —. In primo luogo, abbiamo notato una minor trasparenza: a differenza degli anni scorsi, adesso non sempre vengono fornite le informazioni sul perché certi siti vengono oscurati. Inoltre, si sta andando verso una totale automatizzazione della censura grazie all’utilizzo delle reti neurali, che cercano e identificano i contenuti vietati. Le mie previsioni sono buie: entro la fine di quest’anno o al massimo il prossimo anno in Russia potrebbero essere bloccati anche YouTube, Telegram, forse TikTok, Pinterest e Wikipedia.”
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