L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato nella giornata di giovedì 7 aprile la sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani. La decisione è giunta al termine di una sessione speciale convocata a seguito dell’invasione dell’Ucraina, ed ha ricevuto 98 voti a favore, 24 contrari e, va detto, un numero particolarmente elevato di astensioni: 58.
Un unico precedente (ma diverso): quello della Libia
Si tratta della prima volta nella storia che un membro del Consiglio per i diritti umani viene escluso dall’organismo (ma nel 2011 la Libia aveva chiesto essa stessa di essere estromessa). Prima del voto, l’ambasciatore dell’Ucraina presso le Nazioni Unite, Sergyiy Kyslytsya, ha esortato l’assemblea a “non essere indifferente” di fronte alla situazione nel suo paese. E aveva fatto in particolare riferimento alle poche azioni concrete della comunità internazionale all’epoca del genocidio in Ruanda, nel 1994.
L'Assemblea Generale dell' @UN vota per sospendere la #Russia dal Consiglio dei Diritti Umani @UN_HRC. La risoluzione ha ricevuto una maggioranza di due terzi dei votanti: 93 nazioni hanno votato a favore e 24 contro.
Il responsabile della diplomazia russa ha risposto duramente: “Non è il momento di dichiarazioni patetiche”. E ha denunciato “un tentativo degli Stati Uniti di imporre le proprie posizioni dominanti e colonialiste nel mondo”. Una posizione sostenuta, tra gli altri, da Kazakistan, Iran, Corea del Nord, Venezuela e Cuba. In particolare, per Nur-Sultan l’esclusione della Russia “non contribuirà a risolvere il conflitto”. Mentre per Caracas in questo modo si rischia di provocare “una crisi di fiducia in seno al sistema delle Nazioni Unite”.
Qual rischi comporta la sospensione della Russia
A ciò si è aggiunta la voce del rappresentante della Siria, che ha denunciato l’esistenza di una politica fatta “di due pesi e due misure” da parte dell’Occidente, quando si tratta di condannare violazioni dei diritti umani. Anche la Cina ha votato contro, spiegando che così si crea “un pericoloso precedente” in grado di muovere “alla governance futura delle Nazioni Unite”. Al contempo, nazioni come il Senegal hanno motivato la loro astensione indicando che sarebbe stato utile attendere prima le conclusioni della Commissione d’inchiesta indipendente sull’Ucraina, creata dallo stesso Consiglio per i diritti umani all’inizio del mese di marzo.
Si tratta, d’altra parte, di un problema delicato e complesso. Se il principio che si sta instaurando è quello secondo il quale gli stati che commettono violazioni ampie e continuative dei diritti umani debbano essere esclusi dagli organismi dell’Onu, quali sono i parametri che si utilizzeranno per definirne il perimetro? Come comportarsi con il Myanmar in mano ad una dittatura militare sanguinaria? Che fare con le politiche cinesi nei confronti degli uiguri? Come giudicare la pulizia etnica e crimini contro l’umanità durante la guerra nel Tigray?
Come è concepito il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite
La natura stessa del Consiglio per i diritti umani, inoltre, non è quella di contrapporre tra loro gli stati ma, al contrario, di cercare il dialogo, la diplomazia. E con essi la promozione dei diritti. Il rischio è che ora si trasformi l’organismo in un soggetto politico, comportando divisioni interne che potrebbero riverberarsi anche nelle relazioni tra i governi. La decisione di sospendere la Russia, insomma, potrebbe comportare delle conseguenze che andranno al di là della guerra in Ucraina.
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