Niger e Irlanda chiedono all’Onu di integrare i rischi legati al clima nelle strategie di prevenzione dei conflitti. Ma Russia e India pongono il veto.
Per Russia e India, i cambiamenti climatici non rappresentano una minaccia alla sicurezza. Le due superpotenze hanno posto il veto a una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite (Onu) che collegava l’emergenza climatica al tema della pace. La Cina, invece, si è astenuta.
“Posizionare i cambiamenti climatici tra le minacce alla sicurezza internazionale distoglie l’attenzione del Consiglio di sicurezza dalle ragioni veramente radicate dei conflitti”, ha dichiarato l’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia, secondo il quale il documento avrebbe fissato un approccio unilaterale “conveniente solo per quei paesi che stanno attivamente contribuendo a far nascere questi conflitti”.
Il tema della sicurezza climatica
La bozza di risoluzione è stata proposta dal Niger e dall’Irlanda. Nel documento si chiede al segretario generale dell’Onu di “integrare il rischio per la sicurezza legato al clima come componente centrale nelle strategie globali di prevenzione dei conflitti delle Nazioni Unite, per contribuire alla riduzione del rischio di ricaduta del conflitto a causa degli effetti negativi dei cambiamenti climatici”.
Circa 113 dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno sostenuto la proposta, compresi 12 dei 15 membri del consiglio (composto da cinque membri permanenti e dieci non permanenti). La delegata irlandese, Geraldine Byrne Nason, ha spiegato che il Consiglio di sicurezza dell’Onu è un forum appropriato per questo tipo di risoluzione: agli stati che hanno fatto notare il contrario, la delegata ha risposto che il Consiglio ha gli strumenti per affrontare la crisi climatica. “Il tempo non è dalla nostra parte”, ha enfatizzato Nason, sottolineando come sia necessario accelerare circa questo tema con tutti gli strumenti disponibili.
Russia blocks U.N. move to treat climate change as a global security threat https://t.co/tqNTUZcBfR
Inoltre, Mohamed Bazoum, presidente del Niger e presidente di turno a dicembre del Consiglio di sicurezza, ha detto che il veto può sì bloccare il testo, ma non può nascondere la verità. “Le regioni del Sahel rappresentano bene l’interazione tra gli effetti del clima e la pace e la sicurezza, con i cambiamenti climatici che spingono le popolazioni a una feroce competizione per le scarse risorse”. Se il consiglio ha adottato una risoluzione sulla pandemia da coronavirus, fa notare Bazoum, può farlo anche per la crisi climatica.
Le ragioni della Russia sul veto
Gli inviati di Russia (che ha diritto di voto in quanto membro permanente del consiglio) e India (che è invece un membro non permanente) hanno minimizzato il problema e hanno scelto di bloccare il processo che, a detta loro, non farebbe che approfondire le divisioni globali evidenziate dai colloqui sul clima del mese scorso a Glasgow.
“È necessario esaminare singolarmente ogni paese o regione per le cause di instabilità, che possono includere la mancanza di assistenza esterna quando le istituzioni locali non sono in grado di farvi fronte. Ma forzare i cambiamenti climatici nelle operazioni di mantenimento della pace, spostando l’attenzione dalla povertà e dalle istituzioni deboli, politicizzandolo e staccandolo da un approccio scientifico, avrà risultati disastrosi”, ha aggiunto l’ambasciatore russo Nebenzia.
Serve ancora il veto?
Al dibattito ha partecipato anche l’Italia: attraverso il suo ambasciatore Maurizio Massari, il nostro paese si è allineato a chi ha votato a favore della risoluzione, sottolineando come le conseguenze del riscaldamento globale stiano riducendo la capacità delle popolazioni di far fronte agli shock, portandone alcune a emigrare e creando terreno fertile per la diffusione del terrorismo.
Intanto l’Irlanda non ha preso bene il voto contrario dei russi. Il ministro degli esteri irlandese, Simon Coveney, ha parlato di “strumento obsoleto” rivolgendosi al diritto di veto dei cinque membri permanenti (che, ricordiamolo, sono i cinque paesi vincitori della seconda guerra mondiale: Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina). Infatti, basta un solo voto contrario da parte loro per affossare una proposta, com’è successo in questo caso. “È stato posto il veto a un’opportunità storica per riconoscere che il cambiamento climatico contribuisce alla guerra, ma il consenso dell’opinione internazionale è più che chiaro”, ha dichiarato Coveney.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.