La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Dopo essere stata catturata nel 2016 nella città di Vladivostok e liberata in un parco nazionale, una tigre dell’Amur ha camminato un anno per tornare al punto di partenza.
Il parco nazionale di Bikin, che prende il nome dall’omonimo fiume, sorge nella provincia di Primorsky, denominata “l’Amazzonia russa” per via dell’enorme foresta che la ricopre, la più vasta foresta mista intatta nell’emisfero settentrionale. Il parco è stato istituito nel 2015 per proteggere la rara tigre dell’Amur (Panthera tigris altaica), più spesso conosciuta come tigre siberiana, dall’estinzione. Il parco ospita il 10 per cento della popolazione mondiale di tigri dell’Amur, che vagano indisturbate negli oltre 1,16 milioni di ettari della riserva e pullula di cervi, le prede preferite di questi grandi felini. Il parco di Bikin, insomma, sembrerebbe essere il posto ideale per una tigre dell’Amur. Vladik però non era d’accordo, gli mancava la città portuale di Vladivostok e così ha deciso di tornare a casa.
Ma facciamo un passo indietro. Oltre un anno fa, nell’ottobre del 2016, un giovane maschio di tigre dell’Amur era stato osservato aggirarsi tra le vie del porto di Vladivostok, città situata nell’estremo oriente russo, in prossimità del confine con Cina e Corea del Nord. Non è chiaro come Vladik, che prende il nome dalla città di Vladivostok, sia arrivato in città, tuttavia questi animali sono abituati a coprire grandi areali in cerca di prede o di una compagna. La presenza della tigre nei pressi della città ha destato preoccupazione e spavento tra i residenti che hanno allertato le forze dell’ordine. Il 20 ottobre, dopo l’ennesima segnalazione, la polizia ha individuato Vladik e lo ha catturato dopo averlo sedato.
Dopo essere stato catturato Vladik ha trascorso otto mesi in un centro di riabilitazione che prepara le tigri problematiche o ferite a essere reintrodotte in natura. Lo scorso 15 maggio, finalmente, le porte del centro si sono aperte e Vladik, con un collare gps per monitorarne gli spostamenti, è stato rilasciato nel parco nazionale di Bikin. “Abbiamo deciso di portarlo nella zona più remota della taiga, con un gran numero di ungulati come scorta di cibo”, ha spiegato dopo il rilascio Sergey Aramilev, direttore del Far Eastern Department of the Amur Tiger Center, auspicando che la tigre potesse incrementare la popolazione della riserva. “Spero che resti lì e non vada troppo lontano e che possa aumentare il numero di tigri nel parco di Bikin”. Invece Vladik ha fatto proprio il contrario mettendo presto fine al suo “esilio” nella taiga.
Nell’ultimo anno la tigre ha percorso circa settecento chilometri, attraversando buona parte della regione di Primosky, per ritrovarsi, quasi, al punto di partenza. Durante il suo incredibile viaggio (documentato grazie al segnale del suo collare) Vladik avrebbe abbattuto tre orsi dal collare e un imprecisato numero di ungulati, ha inoltre attraversato la grande autostrada Vladivostok-Khabarovsk e la famosa linea ferroviaria transiberiana. Non sappiamo se le tigri siano dotate di senso dell’umorismo, fatto sta che Vladik, durante il suo viaggio di ritorno verso Vladivostok, è passato anche davanti al centro di riabilitazione dove era stato segregato proprio per fargli passare la voglia di vita cittadina.
Vladik è stato avvistato l’ultima volta, pochi giorni fa, nei pressi del villaggio di Yasnoe, vicino all’aeroporto di Vladivostok, ma finora ha evitato con cura le persone e si è tenuto lontano dalle strade più trafficate. Gli esperti del Far Eastern Department of the Amur Tiger Center, che ne stanno controllando i movimenti, ritengono che potrebbe solo costeggiare la città di Vladivostok per dirigersi in Cina o in Corea del Nord. “Eravamo tutti molto preoccupati per il suo destino, ma ora, molto probabilmente, è dove si sforzava di arrivare – ha commentato Pavel Fomenko del Wwf Russia. – Spero davvero che trovi la sua casa e che vada tutto bene”. Qualunque destino attenda Vladik siamo convinti che troverà il suo ambiente ideale, altrimenti non gli resterà che mettersi nuovamente in marcia.
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