Un’escursionista ha scoperto per caso un sito fossile risalente al Permiano, venuto alla luce a causa dello scioglimento di un ghiacciaio.
Sahel, così i dati satellitari aiutano a contrastare la crisi climatica
Un progetto basato su immagini satellitari, pensato per i pastori. Obiettivo: monitorare la siccità nel Sahel e guidare gli allevatori.
Un messaggio radio, promosso in diverse lingue locali, che indica una nuova via ai pastori affinché possano trovare una terra capace di nutrire il proprio bestiame. E un “bollettino” periodico che comunica ai governi locali le zone in cui le scorte di acqua sono quasi esaurite. Tutto ciò è oggi possibile nel Sahel grazie ad un “sistema di allerta precoce” basato sulla combinazione di dati satellitari e intelligenza artificiale.
L’iniziativa è stata sviluppata dall’organizzazione non governativa Azione contro la fame in una delle regioni al mondo più colpite dalla crisi climatica, il Sahel appunto, che è anche uno degli epicentri della fame: un’area in cui 374mila bambini soffrono di malnutrizione acuta.
Il telerilevamento spaziale del Sahel
L’obiettivo del sistema di allerta è di suggerire i punti in cui si trovano i migliori pascoli e fonti idriche e, allo stesso tempo, consentire di prevenire potenziali emergenze. Il progetto è sviluppato in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (Esa): utilizzando il telerilevamento è possibile monitorare in tempo reale lo stato del territorio, con l’obiettivo di guidare i pastori della regione. Dal 2007 – anno di inizio del telerilevamento – a oggi, l’area di copertura del programma è stata ampliata e sono migliorati gli algoritmi per integrare immagini ad alta risoluzione delle acque superficiali e delle biomasse.
“In 107 siti di cinque paesi (Mali, Niger, Senegal, Mauritania e Burkina Faso, ndr) vengono raccolte informazioni ogni dieci giorni sulle condizioni dei pascoli – ha spiegato Didier Verges, responsabile prevenzione e resilienza alle calamità di Azione contro la fame -. La necessità di ampliare le informazioni sulle aree del Sahel durante la pandemia ci ha, infine, sollecitato a collaborare con la federazione regionale delle associazioni pastorali, triplicando così il numero di siti selezionati per raccogliere le informazioni”.
Nelle regioni interessate il deserto avanza inesorabile
Nella regione interessata dal monitoraggio, il 40 per cento della popolazione dipende dall’allevamento. Inoltre, la chiusura delle frontiere a causa della Covid-19, oltre che le violenze in corso in luoghi come il nord del Mali, ha lasciato 12 milioni di persone senza cibo. Un dato mai raggiunto negli ultimi dieci anni. Il “sistema di allerta precoce”, combinando e analizzando i dati, si pone così un duplice obiettivo: da un lato, comunicare attraverso programmi radiofonici locali con i pastori che hanno sempre più difficoltà a trovare acqua e foraggio, in una zona nella quale il deserto avanza inarrestabile. Dall’altro, fornire alle autorità informazioni allo scopo di favorire risposte rapide per evitare crisi alimentari.
Il “sistema di allerta precoce” non è l’unica soluzione promossa dall’organizzazione nell’ottica di fronteggiare i cambiamenti climatici nel Sahel. Azione contro la fame, presente dal 1995 in otto paesi della regione, ha sviluppato la costruzione di piccole infrastrutture idrauliche per trattenere l’acqua piovana (note come “mezzelune del deserto”). Ma anche la promozione di colture più resistenti adatte anche a zone colpite dalla siccità e l’agroecologia che, insieme alla distribuzione di aiuti monetari, consentono di riattivare le economie locali, evitando così gravi crisi come quelle vissute dalla regione nel 2005, nel 2008, nel 2012 e nel 2018.
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