Secondo un rapporto delle Nazioni Unite competizione e corsa alle performance colpiscono la salute mentale dei lavoratori, moltiplicano i casi di burn-out.
Salute mentale. Le richieste di aiuto aumentano, le risorse sono ancora troppo poche
La salute mentale dovrebbe ricevere la stessa attenzione di quella fisica, ma questo principio si scontra contro la scarsità di risorse pubbliche.
- Soprattutto dopo la pandemia, è aumentata visibilmente l’incidenza di ansia, depressione e altri disagi che afferiscono alla sfera della salute mentale.
- In parallelo, con l’invecchiamento della popolazione si assiste a un incremento delle patologie cerebrali e neurologiche.
- Lo scorso anno i servizi pubblici italiani hanno preso in carico circa 770mila persone con disturbi mentali su un totale di circa 3 milioni.
La salute mentale ha la stessa importanza di quella fisica. Questo principio è entrato saldamente nelle convinzioni dei cittadini e delle cittadine dell’Unione europea: lo ribadisce l’89 per cento degli intervistati da Eurobarometro. Quando si passa dalla teoria alla pratica, però, si scopre che meno della metà del campione ritiene che una persona che manifesta una qualche forma di disagio psicologico o psichico riceva lo stesso livello di supporto di chi ha un problema fisico. A pesare è da un lato lo stigma, dall’altro la carenza di risorse. Un tema pressante, anche in Italia, che torna di attualità in occasione della Giornata mondiale per la salute mentale che cade il 10 ottobre.
Quante persone manifestano un disagio psicologico o psichico
Sempre dalla stessa indagine di Eurobarometro, condotta su un campione di 25mila cittadini dell’Unione europea, si scopre che il 44 per cento degli italiani ha avuto problemi emotivi o psicosociali – come ansia o depressione – negli ultimi 12 mesi (la percentuale su scala europea è simile, il 46 per cento). Di questo 44 per cento, il 17 per cento ha chiesto aiuto al medico di base, il 12 per cento allo psicologo e l’11 per cento allo psichiatra. Ma più della metà di queste persone, per la precisione il 56 per cento, ha cercato di cavarsela da sola. Il 14 per cento degli italiani ritiene che la propria salute mentale abbia risentito dei grandi eventi del mondo esterno: la pandemia innanzitutto, ma anche la guerra in Ucraina, seguita dalla crisi dei prezzi. Un altro 48 per cento ritiene che un impatto ci sia stato, ma non così marcato.
Secondo i dati raccolti da The European House – Ambrosetti, nell’Unione europea sono 179 milioni le persone che convivono con una patologia cerebrale o neurologica, tra cui il 10 per cento dei bambini e degli adolescenti. I problemi legati alla sfera della salute mentale, che comprende il benessere psicologico, emotivo e sociale, prima della pandemia riguardavano 84 milioni di cittadini europei. Un dato che inevitabilmente risulta superato, visto che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che nel primo anno dell’emergenza sanitaria la diffusione globale di ansia e depressione sia aumentata del 25 per cento. Preoccupano in particolare i giovani. Sempre l’indagine di Eurobarometro (che risale al 2023) fa sapere che, tra gli europei di età compresa tra i 15 e i 24 anni, il 60 per cento soffre di scarsa autostima, il 52 per cento ha difficoltà a concentrarsi e il 47 per cento manifesta una tendenza all’isolamento sociale.
Le scarse risorse dedicate alla salute mentale in Italia
Il Collegio nazionale dei direttori dei dipartimenti di salute mentale fa sapere che, lo scorso anno, i servizi pubblici italiani hanno preso in carico 770mila persone con disturbi mentali. Secondo le stime epidemiologiche, però, a soffrirne sono circa tre milioni di persone. Ne restano fuori almeno due milioni. Molti si “perdono per strada” nel delicato periodo dell’adolescenza: una volta raggiunta l’età limite per le cure pediatriche, appena il 12 per cento dei giovani con problemi psichiatrici accede ai servizi dedicati agli adulti. Questo conteggio peraltro è molto parziale, perché si riferisce soltanto ai disturbi più gravi.
Il grande ostacolo sta nello stigma ma, anche e soprattutto, nella carenza di risorse. Il comunicato del Collegio nazionale dei direttori dei dipartimenti di salute mentale è molto chiaro in merito: per la salute mentale servono almeno altri due miliardi di euro e circa 7.500 operatori in più. Oggi, appena il 2,5 per cento del Fondo sanitario nazionale e regionale è destinato all’assistenza psichiatrica. La Conferenza unica Stato-regioni aveva previsto di raggiungere il 5 per cento soltanto per la salute mentale degli adulti. E aveva anche fissato il rapporto di 83 psichiatri, psicologi, infermieri ed educatori ogni 100mila abitanti; oggi siamo molto lontani, con appena 55 operatori ogni 100mila abitanti.
Gli investimenti nella salute mentale sono vantaggiosi, anche economicamente
Due miliardi di euro potrebbero sembrare una grossa cifra. Ma è un investimento, non un costo. Il rapporto di The European House – Ambrosetti fa sapere che già oggi la sanità pubblica dei paesi europei sostiene un costo di 800 miliardi di euro l’anno per le patologie cerebrali e neurologiche, una cifra destinata ad aumentare per l’invecchiamento della popolazione. Per la sfera della salute mentale, che talvolta (ma non sempre) si interseca con quella di tali patologie, l’impatto economico stimato pre-Covid era di circa 600 miliardi di euro. Suddivisi tra la spesa sanitaria propriamente detta, i programmi di sicurezza sociale e i costi indiretti che ricadono sul mercato del lavoro. È dimostrato, infatti, come le persone con problemi legati alla salute abbiano un tasso di occupazione molto più basso rispetto a quello della popolazione generale.
Prevenire, intercettare e affrontare il disagio psicologico fin dai suoi primi segnali è in assoluto la strada più lungimirante. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), per esempio, ha svolto un’analisi sui vari interventi a livello scolastico. Per ogni euro investito nella terapia cognitivo-comportamentale di gruppo per la depressione, si ottiene un rendimento di 57 euro. Per i programmi di apprendimento socio-emotivo, il ritorno è ancora più alto: 225 euro per ogni euro investito. Ogni euro speso per la promozione della salute mentale e gli interventi precoci già durante l’adolescenza, infine, i benefici economici stimati sono di 24 euro. E si snodano nel lungo termine, perché una persona che sta bene psicologicamente ha gli strumenti per vivere in modo più sereno (e dunque produttivo) lo studio e il lavoro.
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