Lunedì 6 settembre, a pochi giorni dall’apertura dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, oltre 200 riviste scientifiche hanno pubblicato un editoriale firmato da tutti i direttori. Obiettivo: inviare un messaggio di allarme ai decisori politici, affinché si agisca per limitare le conseguenze dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità. Ovvero dei due elementi che più di tutti pesano sui rischi per la salute, in particolare per la possibilità di nuove zoonosi (cioè malattie trasmesse dall’animale all’uomo) e conseguenti pandemie.
"The science is unequivocal; a global increase of 1.5C above the pre-industrial average and the continued loss of biodiversity risk catastrophic harm to health that will be impossible to reverse." Over 200 health journals call for urgent climate action.https://t.co/EKlS9SGn2N
Un studio, pubblicato nello scorso mese di marzo dalla rivista scientifica Frontiers in veterinary science, ha confermato la tesi della trasmissione da animali a esseri umani del coronavirus. E ha ammonito: la distruzione della biodiversità, in tutte le sue forme, ci espone pericolosamente alle epidemie. Gli autori hanno passato in rassegna le statistiche ufficiali relative alla copertura forestale, alle piantagioni, alla popolazione e alle epidemie nel periodo compreso tra il 1990 e il 2016. Nello specifico, hanno esaminato 3.884 diverse zoonosi e 1.996 epidemie di 69 malattie contagiose trasmesse da vettori, soprattutto zanzare, mosche e zecche. Dallo studio emerge in modo chiaro come le epidemie diventino più frequenti proprio laddove diminuisce la superficie forestale e aumenta quella destinata alle grandi piantagioni.
In aumento la mortalità legata alle ondate di caldo estremo
L’appello è stato pubblicato anche dalle riviste mediche più prestigiose del mondo: British Medical Journal, Lancet, Journal of the American Medical Association (Jama), New England Journal of Medicine. “La principale grande minaccia per la salute pubblica mondiale – si legge nel documento – è l’incapacità persistente dei governi di limitare l’aumento della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, assieme alla mancanza di difesa della biodiversità”.
“Occorrono cambiamenti urgenti – proseguono i firmatari – nelle società per creare un mondo più giusto e più sano. In quanto direttori di riviste specializzate nel campo della salute, lanciamo un appello ai dirigenti, facendo del 2021 l’anno in cui il Pianeta cambierà finalmente rotta”. Gli stessi direttori spiegano che negli ultimi vent’anni la mortalità attribuibile alle ondate di caldo estremo è cresciuta di oltre il 50 per cento tra le personeanziane. Ciò per problemi di disidratazione, di perdita di funzionalità renale, problemi cardio-vascolari o polmonari. Ma sono stati citati anche rischi per le gravidanze e problemi definiti “indiretti”.
Gli effetti sulla salute legati a cibo e agricoltura
Tra questi, in particolare, quelli legati alle emissioni di polveri sottili legate al moltiplicarsi dei grandi incendi nel mondo: dagli Stati Uniti al Canada, dall’Africa alla Siberia e all’Australia. Senza dimenticare le ripercussioni su agricoltura e alimentazione: la crescita della temperatura media globale, spiegano i direttori delle riviste scientifiche, ha già ridotto fino al 5,6 per cento i rendimenti delle principali grandi colture nel mondo. Ciò nel giro di soli 40 anni.
As world leaders prepare to meet at #UNGA, over 200 health journals from across the world have simultaneously published an editorial calling for emergency action to limit climate change, restore biodiversity & protect health. #HealthyClimate
“Avere a disposizione ecosistemi prosperi – aggiunge l’editoriale – è essenziale per la salute umana. La distruzione generalizzata della natura, in particolare in termini habitat e di specie viventi, compromette la sicurezza idrica e alimentare, aumentando il rischio di pandemie”. Ciò nonostante, i direttori sottolineano che nessuno degli obiettivi che erano stati fissati nell’ormai lontanissimo 1992 dalla Convenzione sulla diversità biologica delle Nazioni Unite è stato finora centrato.
Nel 2019 l’Ipbes lanciò l’allarme sulle specie minacciate dal clima
Un rapporto pubblicato dalla Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes) nel 2019, inoltre, ha spiegato che la situazione della biodiversità nel mondo è inquietante. Tanto che il numero di specie minacciate potrebbe raggiungere un milione (su un totale di otto milioni) nei prossimi decenni.
Gli esperti hanno precisato che diverse “prove indipendenti segnalano un’accelerazione rapida e imminente del tasso di estinzione delle specie”. Ciò ha portato numerosi scienziati ad affermare che la Terra è all’inizio della “Sesta estinzione di massa” della storia del pianeta. La prima attribuita all’uomo e alle sue attività. Che hanno già portato alla scomparsa di 680 specie di vertebrati negli ultimi secoli.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.