Un documentario che racconta la vita attorno ad una grande quercia attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Un film per tutti dal 25 gennaio al cinema.
Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità: al cinema il film che ripercorre la vita e l’opera
Arriva in sala, solo il 24, 25 e 26 settembre, Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, il documentario che ripercorre la straordinaria vita e l’opera dell’artista spagnolo a trent’anni dalla sua morte.
Una personalità eclettica, trasgressiva e geniale riflessa in quell’immagine inconfondibile con lo sguardo spalancato e i baffi all’insù. Quella di Salvador Dalí (1904-1989) è senz’altro una delle figure più iconiche e delle biografie più affascinanti del Ventesimo secolo. A raccontarla ora, scavando al di sotto degli atteggiamenti eccentrici e delle tante dichiarazioni provocatorie, è il documentario Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, in arrivo al cinema solo il 24, 25 e 26 settembre per il ciclo de La grande arte al cinema, distribuito da Nexo Digital, che inaugura così il suo nuovo cartellone.
Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, la trama
L’uscita del film precede il trentesimo anniversario dalla morte dell’artista spagnolo il 23 gennaio 2019. Conducendoci nei luoghi che segnarono indelebilmente la sua storia e la sua opera, il regista David Pujol ci guida insieme a Montse Aguer Teixidor, direttrice del Teatro-museo Dalí, e Jordi Artigas, coordinatore delle Case museo Dalí, in un percorso che prende le mosse dalle coste orientali della Spagna e tocca tutte le tappe della vita di Dalí. A cominciare da Cadaqués, in Catalogna, teatro dell’infanzia e della giovinezza del pittore, che rimase il posto in cui amava tornare tra le tante vicissitudini della sua esistenza. Da qui parte il racconto personale e professionale dell’uomo e dell’artista, concentrandosi in particolare sul periodo dal 1929 al 1989 (anno della sua morte).
Il 1929 fu un anno cruciale sotto molti punti di vista per Dalí, con l’adesione al movimento surrealista, l’incontro con la futura musa e moglie Gala (allora sposata con il poeta Paul Éluard), con la conseguente entrata in rotta di collisione con il padre, in disaccordo con la deriva stravagante e provocatoria delle scelte artistiche del figlio. Da questo momento il documentario dipana tutta la vicenda del protagonista, mostrando materiale fotografico e video d’epoca e affidandosi ai carteggi, alle interviste e alle dichiarazioni autentiche del pittore e di chi lo conobbe.
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Salvador Dalí, l’ossessione per l’immortalità
“Io non credo nella mia morte”: così Dalí sintetizzava la sua assoluta avversione all’idea del proprio trapasso. Un tema che lo ossessionò per tutta la vita, influenzando anche la sua opera e su cui il documentario si concentra in modo particolare. In 105 minuti il film racconta l’evoluzione artistica del pittore, mostrandone l’indissolubile legame con le proprie paranoie e il tentativo di trovare (anche attraverso l’arte stessa) una soluzione e una risposta al desiderio di trascendenza e immortalità.
Una ricerca incessante che lo portò a contemplare persino l’ibernazione, ma anche ad interrogarsi sulla fede con sentimenti contraddittori e travagliati, come risulta evidente da una delle sue tante spiazzanti affermazioni: “L’esistenza di Dio è indiscutibile, ma io non ci credo”. Il film va anche all’origine delle perenni inquietudine ed eccentricità dell’artista, conseguenze di un forte shock psicologico causato involontariamente dai suoi genitori. Fin da piccolissimo Salvador fu portato, infatti, a identificare se stesso con un omonimo fratello maggiore morto poco prima della sua nascita. Un fatto che lo indusse a cercare nella stravaganza un modo per distinguersi ed affermare se stesso.
Gala, chi era la musa e la moglie di Dalí
Grande spazio è dato nel documentario alla figura di Gala, un’espatriata russa (il cui vero nome era Elena Ivanovna Diakonova) che aveva dieci anni in più di Dalí, e con cui si sposò nel 1934 con rito civile e nel 1958 con rito cattolico. Particolarmente colta e dotata di grande intuito, Gala fu una delle poche donne accettata dal gruppo dei surrealisti e, fin dai suoi primi incontri, riconobbe subito le potenzialità e l’incredibile genio del giovane Dalí.
Per tutta la vita gli fece da modella ma anche da agente, occupandosi di tutti gli aspetti pratici della sua professione, rimanendo però sempre in disparte. Volontariamente decise di non rilasciare mai dichiarazioni o interviste lasciando che fosse la storia stessa a parlare di lei. La sua morte, nel 1982, segnò profondamente Dalí che sopravvisse altri sette anni. Le sembianze di Gala compaiono in moltissime opere del pittore come la Madonna di Port Lligat e in Galarina, dipinto a lei esplicitamente dedicato con il quale Dalí voleva lasciare intendere che Gala era per lui ciò che la Fornarina era stata per Raffaello.
Dalí architetto: la casa sul mare, il museo e il castello
L’eclettismo di Dalí lo portò a esprimersi anche attraverso la scultura, il design, il teatro, il cinema (nel film parlano anche i registi Luchino Visconti e Alfred Hitchcock) e l’architettura. Su questo aspetto si sofferma in particolare il documentario, raccontando e mostrando in modo dettagliato la nascita e la creazione delle più rappresentative opere architettoniche di Dalí: la sua casa-atelier di Port Lligat in una baia a pochi minuti da Cadaqués; il teatro-museo Dalí, costruito nella città natale Figuéres e suo maggiore testamento artistico; e il castello di Púbol, restaurato e donato a Gala come rifugio, durante il periodo di massima notorietà dell’artista. Particolarmente affascinante è scoprire la storia della loro casa di Port Lligat, ricavata inizialmente da una piccola capanna di pescatori e poi cresciuta “come un organismo vivente”, fino a diventare una bellissima villa sul mare circondata da uliveti e giardini, eletta a luogo di pellegrinaggio da moltissimi ammiratori, nonché di incontri, performance artistiche e molto altro.
Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità è un’occasione unica per conoscere in modo più intimo un personaggio simbolo del secolo scorso, andando oltre gli stereotipi. Sarà al cinema solo il 24, 25 e 26 settembre ed è prodotto dalla Fondazione Gala-Salvador Dalí e realizzato da Doc Doc films.
I prossimi appuntamenti del ciclo La grande arte al cinema sono:
- Klimt & Schiele. Eros e Psiche (22, 23, 24 ottobre)
- Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce (26, 27, 28 novembre)
- L’uomo che rubò Banksy (11 e 12 dicembre)
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